Il saluto del Vescovo al Cardinale Parolin in occasione della visita del primo agosto a Pagani. Mons. Giuseppe Giudice ha rivolto parole di gratitudine al Segretario di Stato Vaticano. Il messaggio è stato letto all’inizio della Messa delle ore 20.00 in piazza Sant’Alfonso

 

Eminenza Reverendissima,

Signor Cardinale,

mi è gradito quale Ordinario e Pastore della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno porgere a Lei, ai confratelli Vescovi, ai Padri Redentoristi, ai Presbiteri, Diaconi, Religiosi e Religiose, Seminaristi, ai Rappresentanti delle Istituzioni, ai Fedeli tutti il saluto di accoglienza nel giorno della festa di Sant’Alfonso Maria de’Liguori.

Benvenuti, la festa è qui dove la Comunità cristiana si raduna in assemblea nella fede del Signore Risorto, alla scuola dei Testimoni, nel primo giorno della settimana.

Grazie, Eminenza, per la Sua presidenza liturgica, tanto attesa e desiderata; un ritorno gradito che viene a suggellare in modo inedito e singolare il nostro convenire intorno alla testimonianza del Santo Dottore.

Il cardinale in Basilica (foto Salvatore Alfano)

Salutando e accogliendo Lei, primo collaboratore del Santo Padre nel governo della Chiesa universale, noi intendiamo rivolgere il nostro saluto innanzitutto all’amabile persona di Papa Francesco, cui va sempre il trasporto del cuore e della venerazione, per il suo alto magistero, puntuale e profetico.

Ringraziamo il Santo Padre anche per il Messaggio ricco e attuale, che ha voluto inviare alla Congregazione del SS.mo Redentore e alla Chiesa tutta in occasione del 150° Anniversario della proclamazione di Sant’Alfonso Dottore della Chiesa; e per come sta spronando la Chiesa italiana a passare dal Sinodo quale strumento di comunione, alla Sinodalità che è stile di una Chiesa che cammina insieme.

Custodire le spoglie del Doctor Zelantissimus qui a Pagani, nella Basilica Pontificia a Lui dedicata, per noi non è solo un privilegio ma è un impegno che ci è stato affidato.

C’è differenza tra conservare e custodire. Si può conservare, anche una realtà preziosa, lasciandola in deposito presso qualche magazzino abbandonato, ma custodire – verbo squisitamente biblico – è un impegno che prende il cuore e tutta la vita, spronata ad imitare il dono ricevuto e custodito.

Fremono stasera le ossa di Sant’Alfonso, che ci invita a cercare vie nuove per dire Gesù Cristo in modo appassionato, dal Presepe di Betlemme alla Croce di Gerusalemme ed Oltre, e impiantare sempre più la Chiesa nel cuore dell’uomo e nei tanti crocicchi della storia, dove i poveri attendono ancora una parola di redenzione, ricca di misericordia e attenta, sull’esempio di Maria, alla cifra dell’umano, dove Alfonso si fa avvocato dei poveri nel tribunale della coscienza.

Un momento della Messa in piazza Sant’Alfonso (foto Salvatore Alfano)

Eminenza, mentre ci raccogliamo nell’ora vespertina per l’Eucarestia che ci raduna da tutte le dispersioni e pandemie, ci aiuti con la Sua preghiera e la Sua parola a rileggere il magistero di Alfonso con linguaggio appropriato, capace di toccare le corde del cuore come faceva Lui, affinché possa diventare non contorno ma cibo solido e sostanzioso per la nostra gente affamata di senso e di santità; e tornando a Roma dal Santo Padre riferisca che c’è un popolo numeroso in questa città (At 18,10) che prega per il Vicario di Cristo, vuole bene al Papa e Lo segue; e faccia presente anche che Pagani e la Diocesi lo attendono per una visita alla tomba di Sant’Alfonso, quasi come una carezza furtiva per ognuno di noi.

Grazie Eminenza!

+ Giuseppe Giudice, Vescovo