Arturo Buonissimo è guarito da un tumore alla vescica grazie alle intuizioni del professor Giuseppe Di Lorenzo, primario di Oncologia all’Andrea Tortora di Pagani, e a un farmaco che l’Asl Salerno ha fatto arrivare direttamente dagli Stati Uniti perché non disponibile in Italia.

di Salvatore D’Angelo

Arturo Buonissimo ha 29 anni, è originario di Sant’Antimo in provincia di Napoli, dove vive con sua moglie. Quando aveva 27 anni ha scoperto di essere affetto da un tumore uroteliale. Si tratta del cancro della vescica, secondo le statistiche la nona neoplasia più frequente nel mondo e del tratto genito-urinario. Solitamente colpisce dai 60 anni in su. È molto più raro che interessi persone al di sotto di questa soglia di età, rarissimo che colpisca i giovani.

Era stato curato a Napoli, al Policlinico della Federico II. Pensava di aver vinto la sua battaglia contro la malattia. Dopo due anni si è ripresentata, ancora più aggressiva. Si è affidato alle cure del professor Giuseppe Di Lorenzo, nel frattempo passato dall’ospedale partenopeo al Polo oncologico di Pagani. Da un anno circa è direttore dell’unità operativa complessa di Oncologia. Ed è qui che la storia prende la strada giusta, fino ad arrivare alla «remissione completa della malattia e alla scomparsa totale delle metastasi».

Un risultato raggiunto grazie all’intuizione del primario e ad una terapia statunitense, al momento non ancora disponibile in Italia: l’anticorpo monoclonale Avelumab.

Quando Arturo si è rivolto agli oncologi dell’Andrea Tortora la situazione era già abbastanza complessa. La recidiva del cancro aveva già generato metastasi a livello uroteliale e all’addome. L’aggravante è che nei giovani le neoplasie sono molto più aggressive, galoppanti. Si è tentata la chemioterapia. Purtroppo dopo due cicli si sono manifestati gravi effetti collaterali. «A quel punto – ha spiegato il professor Di Lorenzo – non avevamo un farmaco efficace che potessimo dargli in alternativa in base al nostro sistema sanitario. Non c’erano alternative terapeutiche. Tuttavia, a giugno 2019 negli Stati Uniti ne era stata approvata una che dava vantaggi in termini di sopravvivenza». Si trattava, appunto, del costosissimo Avelumab, introvabile in Italia.

Essendo scarsa la possibilità di un riconoscimento veloce nel nostro Paese, il 29enne e la sua famiglia pensano di volare oltre Oceano. Si attivano per raccogliere fondi. Nel frattempo il primario di Oncologia a Pagani cerca alternative al volo negli Stati Uniti. Consultati i suoi collaboratori e la direzione generale e sanitaria avvia l’iter per cercare di portare all’Andrea Tortora l’innovativa terapia. Attraverso una procedura lampo, la scorsa estate riesce ad ottenere l’autorizzazione all’acquisto urgente del farmaco direttamente negli Usa, così il ragazzo ha potuto iniziare in breve tempo la nuova cura. Farmaci necessari a un trattamento semestrale. Un’infusione ogni quindici giorni.

«Ringrazio il direttore generale Mario Iervolino, il direttore sanitario Maurizio D’Ambrosio, il comitato etico, i medici e i data manager dell’Andrea Tortora, che hanno consentito di far arrivare in breve tempo all’acquisto del farmaco», ha dichiarato il professore. Il risultato è stato entusiasmante. «La rivalutazione strumentale multidisciplinare con TC e PET total body – riporta il bollettino medico diffuso il 2 dicembre scorso –, ha dimostrato una remissione completa della malattia e la scomparsa totale delle metastasi». Una storia incredibile, un risultato eccezionale che tiene insieme il potenziale farmacologico dell’anticorpo monoclonale, la capacità e l’intuito medico, la speranza e la preghiera affinché la storia di Arturo potesse avere un lieto fine.

Considerate le restrizioni imposte dal Covid, si è trattato di un risultato doppio. «Un ragazzo giovane che ha fatto numerosi sacrifici in questi 6 mesi, senza mai saltare un esame o una seduta di trattamento nonostante l’emergenza Covid-19 – ha detto il primario di Oncologia –. Risultati come questi ci riempiono di gioia e ci gratificano dei numerosi anni di ricerca ed attività clinica».

Grazie ai medici e ai ricercatori, è grazie a loro, che impegnano la loro vita per la ricerca della cura per i tumori, che oggi è possibile guarire

«Quando è emersa la guarigione, il professore ha abbracciato me e mia moglie – ha dichiarato Arturo Buonissimo –. Il mio ringraziamento va a lui, che è un medico straordinario e un uomo dal cuore grande. Ringrazio la direzione generale e quella sanitaria, l’equipe di Pagani. Adempiono a pieno alla loro vocazione di servizio all’ammalato». Un risultato della ricerca medico-scientifica: «Grazie ai medici e ai ricercatori, è grazie a loro, che impegnano la loro vita per la ricerca della cura per i tumori, che oggi è possibile guarire».

Il 29enne si è espresso anche sull’accessibilità alle cure: «È una terapia molto efficace, può salvare la vita di tante persone. Se c’è questa possibilità, penso sia giusto metterla a disposizione di tutti». Bisognerà però attendere ancora diverso tempo, in Italia il farmaco potrebbe essere autorizzato entro un anno.

«Ancora una volta – ha aggiunto Di Lorenzo – il Polo oncologico di Pagani si è contraddistinto per l’offerta di un trattamento innovativo, immunoterapico efficace e ben tollerato, in grado di migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei propri pazienti». Non è l’unico traguardo raggiunto. Il team del professor Di Lorenzo ha avviato anche due studi sul carcinoma prostatico. Il FAMI-PROST è rivolto ai pazienti affetti da carcinoma prostatico ed è finalizzato a identificare mutazioni dei geni BRCA 1 e 2, che predispongono ad un andamento più aggressivo della neoplasia. Il PROQOL ha lo scopo di valutare l’impatto della diagnosi di tumore prostatico e dei successivi trattamenti sulla qualità di vita, sulla sfera psicologica, relazionale, sessuale e corporea del paziente.

Intuizioni che stanno portando la struttura paganese a crescere ulteriormente, favorendo la migrazione attiva. Sempre più persone, infatti, scelgono di farsi curare al Polo dell’Andrea Tortora.