Rimessi in cammino dopo la Visita Pastorale è il titolo della Lettera che il Vescovo ha inviato alla Chiesa pellegrina in Nocera Inferiore-Sarno per «non vanificare la grazia della Visita Pastorale e per non archiviarla»

“Luca ventiquattro tredici trentacinque. Il crepuscolare racconto dei due discepoli in fuga verso Emmaus. Abbiamo sempre pensato di essere gli eredi di una storia che qualcun altro aveva imbastito una volta per tutte. Pensavamo che a noi sarebbe bastato rimanere nei binari. E anche queste pagine bibliche, per dire, ci sono sempre parse storie di altri. Ci abbiamo fatto della gran letteratura e della straordinaria pittura. Ma nella convinzione che fossero travagli che qualcuno si era sobbarcato per noi. Che spaventosa ingenuità! Solo adesso comprendiamo che queste pagine parlano di noi. Congegnate per arrivarci dall’abisso dei secoli come istruzioni in caso di panico. Metti una morte di Dio. Di quelle che ogni tanto affliggono la storia. Può capitare, no? In effetti noi cristiani siamo di nuovo per strada. Per qualche secolo ci eravamo convinti di avere fissa dimora in un mondo immutabile. Invece la storia ci ha rimessi in viaggio. In compagnia di questa umanità irrequieta che con innegabile coraggio continua a cercare se stessa”

(G. Zanchi, Rimessi in viaggio, Immagini da una Chiesa che verrà, Vita e Pensiero, 2018).

 

La celebrazione conclusiva della Visita Pastorale nella Collegiata di S. Giovanni Battista in Angri (foto S. Alfano)

Carissimi,

«la Chiesa “prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio”, annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga (cfr. 1 Cor 11,26). Dalla virtù del Signore risuscitato trae la forza per vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà, che le vengono sia dal di dentro che dal di fuori, e per svelare in mezzo al mondo, con fedeltà, anche se non perfettamente, il mistero di lui, fino a che alla fine dei tempi esso sarà manifestato nella pienezza della luce» (LG 8).

Questo cammino conosce delle tappe, rigeneranti e salutari, e poi la strada riprende sempre, avendo come mèta non questa o quella città, ma la Città del cielo, la Gerusalemme celeste, la Terra promessa in Gesù Cristo, cioè il mistero stesso della Trinità.

Per non vanificare la grazia della Visita Pastorale e per non archiviarla, come annunciato, voglio incontrare i Parroci e gli Amministratori parrocchiali in un fecondo dinamismo di Ritorno, dopo aver vissuto l’Andata.

Durante la Santa Visita, il Pastore della Diocesi è venuto da voi; in questo tempo non meno importante, che si apre con la Quaresima, saranno i pastori a venire dal Vescovo, coniugando con rinnovata fantasia i due verbi della missione: Andate e Venite!

Seguendo l’ordine delle Foranie e delle Parrocchie visitate, sarete invitati, di volta in volta, secondo un calendario predisposto, per un incontro e un dialogo con il Vescovo. Sarà l’occasione per presentare e discutere il Questionario della Visita Pastorale, da Voi compilato, e per soffermarci su situazioni, pastorali o amministrative, che affrontate durante la Visita non abbiamo avuto il tempo di approfondire e risolvere.

Invito a riprendere i segni consegnati durante la Visita, che contengono un’idea di Chiesa: le ostie; l’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium”; la patena; l’Esortazione pastorale “Frumento di Cristo”.

Sono segni che ci parlano della comunione e della missione ecclesiale, che sempre nasce e rinasce dal Mistero eucaristico.

Certamente ci sono delle urgenze, evidenziate maggiormente dalla pandemia, che sono appuntamenti e tempi speciali che oggi non possiamo perdere.

Urge camminare insieme, in una rinnovata sinergia tra i vari membri della comunità ecclesiale; valorizzando di più la Forania come sguardo sul territorio che attende il Vangelo e riconsiderando il ministero prezioso del Vicario foraneo, voce del Vescovo e segno di comunione con la Diocesi.

Urge un respiro e un processo sinodali – il sogno di papa Francesco! – per alimentare la comunione e la missione, a partire dalla riscoperta della Domenica, giorno del Signore e signore dei giorni.

Urge investire nuovamente e di più sulla Formazione ecclesiale, da riprendere insieme, in un progetto unitario e articolato, capace di alimentare la testimonianza cristiana e l’agire pastorale, sottraendoli alle navigazioni solitarie. Ci accorgiamo che la formazione di tanti, anche di Operatori pastorali, è stantia e non regge più agli urti della vita, quasi diluendosi nel marasma contemporaneo. E non possiamo accettare, quasi rassegnati, che essa abbia come aule solo l’ambiente dei social, senza solido fondamento e capacità critica di discernimento.

Urge tornare alle fonti: Scrittura, Tradizione, Magistero, in una rinnovata sinergia e sintesi teologica, avendo il coraggio di rivedere i nostri percorsi formativi e pastorali.

Urge crederci di più e investire maggiormente a tutti i livelli, senza omologarsi ad un sentito dire che deforma e ruba la nostra identità cristiana, togliendogli smalto e colore, e quasi vergognandoci di aver ricevuto il Battesimo.

Urge una spiritualità ecclesiale, prismatica, capace di saper dialogare, in modo intelligente e semplice, con la cultura contemporanea, sempre più lontana da Gesù Cristo e sempre più assetata di Lui; sempre più lontana dal suo Corpo, che è la Chiesa, e sempre alla ricerca di una religiosità da centro commerciale.

Urge che ognuno di noi – in un attimo di lucida coscienza – riveda le motivazioni del suo essere e del suo agire, per riconsegnarsi al Signore della Pasqua ed essere testimone della sua Risurrezione.

Sappiamo, edotti dalla psicologia, che quando la motivazione è debole, debole diventa la risposta e, man mano, l’entusiasmo si affievolisce fino a scomparire tra le nebbie del nulla, lasciandoci orfani della gioia del Vangelo e preda dei gatti e delle volpi.

Urge rivedere le nostre agende; i tempi del lavoro e del riposo e avere il coraggio di fermarsi di più ai piedi del Signore, per trarne alimento e forza.

Urge una rinnovata e variegata pastorale vocazionale-familiare che, partendo dalla testimonianza personale, faccia emergere i tanti carismi presenti, capaci di edificare l’unica Chiesa, senza strappi alla sua veste inconsutile.

Urge amare di più la Chiesa, difendendola con il cuore e la vita, e accogliendola nel suo mistero e nella sua scaturigine divina.

Amando la Chiesa, questa Chiesa che è la Chiesa del Signore, si può riconoscere nell’altro un fratello o una sorella con i quali camminiamo verso il Regno in un dialogo fraterno, costruttivo ed entusiasmante, attento alla storia ed al creato. Tante urgenze, che tali possono rimanere, se non rispondiamo alla prima urgenza: riscrivere con la grammatica dell’umano la nostra vera ed incondizionata appartenenza al Signore, e al Signore della Pasqua, e non delle cose.

Carissimi,

il lavoro ecclesiale è sempre e solo all’inizio; il cantiere è sempre aperto e nella vigna non mancano i posti per umili lavoratori e sapienti costruttori, coscienti che il progetto non è nostro, ma è sempre di Colui che ci manda, ci sostiene e, a fine giornata, ci ricompensa giustamente.

La Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, che è apparsa a Lourdes, ci prenda per mano, ci sorrida e ci accompagni in questo nuovo tratto del nostro gioioso pellegrinaggio ecclesiale.

I servi di Dio, sac. Enrico Smaldone e cav. Alfonso Russo, uomini di terra e di cielo, impasto di profezia e di umiltà, ci aiutino con la loro sofferta passione a edificare oggi tra le città degli uomini la stupenda Città di Dio.

 

Vi benedico

 

Dal Palazzo Vescovile

Nocera Inferiore, 11 febbraio 2021
Festa di Nostra Signora di Lourdes

+ Giuseppe Giudice, Vescovo