Otto percorsi natalizi per seguire i passi dei poveri fino a Betlemme

 

La meditazione del Vescovo Giuseppe in occasione degli auguri natalizi al Presbiterio e alla Curia diocesana. L’incontro si è tenuto questa mattina al Monastero di Santa Maria della Purità a Pagani

 

Carissimi,

mentre si avvicina il Natale del Signore e nel cuore, forse, è sempre meno Natale perché ne abbiamo smarrito le radici, vorrei  invitarVi quest’anno a visitare i presepi viventi, allestiti dalle mani di Dio e dalla indifferenza dell’uomo. C’è in giro, nonostante le luci di Natale, come un senso di tristezza, così bene descritto da Maria Fida Moro ne “La casa dei cento natali”, affettuosa rievocazione del padre, nostalgia di una comunione. “La mia casa oggi è vuota di musica: nessuno canta più, le chitarre tacciono, perché questa casa è andata distrutta e noi siamo parzialmente morti insieme a papà. Ora che è tutto finito, la nostalgia si fa più acuta, perché i giorni belli sono passati irrimediabilmente e mai più torneranno da noi. Ora non abbiamo più cento natali da vivere insieme, e neppure dieci. Ora che i fratelli piccoli hanno imboccato una strada sulla quale non posso seguirli, che mi è totalmente estranea, ora che non posso condividere le loro idee, le loro speranze, le loro canzoni, ora che li piango insieme alle cose belle che hanno distrutto partendo, ora so che mai più sarà Natale nel mio cuore. Prima bastava che fossimo in due per creare l’atmosfera magica della festa gioiosa. Ora anche quando contiamo i superstiti   non abbiamo più la capacità di festeggiare. Non è più Natale per noi nemmeno il 25 dicembre. Mai più sarà Natale per me che l’amavo tanto. Tutto è andato perduto: l’unione, la fiducia, l’amicizia, la speranza. Non so se mai potranno ritornare in un giorno lontano, ma non credo. La casa dei cento natali è vuota. Perfino l’amore sembra essersi allontanato in punta di piedi”.

Ed è, in punta di piedi, che ci facciamo pellegrini per andare a trovare la Speranza mettendoci sulle tracce dei passi dei poveri, perché quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi [Is 40,3].

Per essere subito chiaro vorrei dirVi che non utilizzo l’espressione presepe vivente come facciamo talvolta, quasi con tono scherzoso, riferendoci a situazioni o persone permanentemente esposte o in giro nei nostri paesi, visitabili sempre. E non mi riferisco nemmeno agli allestimenti delle rappresentazioni della Natività, tanto in voga oggi.

Vi confido che non mi è mai piaciuto, e lo ritengo non educativo al senso del Mistero, confondere la messa di Mezzanotte con la rappresentazione del presepe vivente.

A volte, proprio l‘impoverimento della celebrazione non vissuta più come fonte e culmine dell’azione della Chiesa ci fa andare alla ricerca del sensazionale, della teatralità, della rappresentazione scenica, creando confusione e distorsione nella formazione alla fede, che diventa da scenario, da palcoscenico.

Il Mistero è altro! Il Mistero è oltre! Chiede preghiera, ascolto, silenzio, adorazione, equilibrio nei segni, ricchezza interiore e di contenuti, fede.

Si ha, a volte, l’impressione che si voglia fare qualcosa, coprire il vuoto pastorale e teologico, per attirare gente e ingrossare le fila del buonismo cristiano e natalizio. Qualche lacrima, un po’ di commozione, una gran confusione: che bel Natale!

Ma il Mistero è altro! Il Mistero è oltre! Ed è al Mistero che dobbiamo oggi ri-educare le nostre comunità.

E, sicuramente, vi possono essere altri luoghi e momenti più opportuni per le rappresentazioni natalizie (a scuola, in oratorio, durante le feste…); importante è che non invadano o sostituiscano la celebrazione liturgica del mistero. Abbiamo, ogni anno, una lunga lista per recitare il natale, ma pochissimi disposti a cantare e vivere il mistero dell’incarnazione nei vicoli della ferialità.

Con questo non voglio dire di non essere attenti all’arte che, nel mistero di Dio che si fa carne, ha trovato sempre mani ed intelligenza per raccontare la santa Notte.

Ed è bello, anzi, se ci educhiamo all’arte vera, se sappiamo leggere i capolavori di ieri e di oggi, se sappiamo fruirne non come turisti disattenti, ma come contemplatori del Mistero, della Bellezza. Le opere d’arte sono nate per dire la fede e aiutare nel cammino di testimonianza cristiana.

“La Chiesa non è un museo di cose antiche. – Essa è l’antica fontana del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di ieri e di oggi” (Giovanni XXIII).

Ammiriamo contemplando le grandi opere e le piccole, costruite oggi da tanti, e in modo speciale dai bambini insieme ai loro genitori.

Vorrei dire ai genitori: trovate un po’ di tempo per costruire il presepe con i vostri figli; allestitelo insieme per poi pregare riuniti dinanzi al batuffolo di carne, che è il Figlio di Dio.

Il presepe più semplice, con il materiale più povero, nelle situazioni più disagiate, è sempre una grande opera d’arte, se al centro lascia contemplare il mistero di Gesù.

Che ci sia lo spazio per il presepe in ogni famiglia anche se intorno – come nel famoso Natale in casa Cupiello – la vita urla e impazzisce, ferita dal dolore.

Sono tutti belli i presepi del mondo quando il Bambino stringono al cuore. Sono belli nei fondali del mare, nelle rocce, negli anfratti, nelle chiese, costruiti con tutti i materiali che la fantasia suggerisce; sono belli i presepi africani e asiatici, oceanici, americani ed europei; belli e significativi, come il primo a Greccio nel 1223 preparato da Francesco rinato nella fede, perché ci ricordano che Dio si fa uomo, si incarna in ogni creatura. Per questo motivo, ogni uomo, con il quale ammiro lo stesso cielo, bevo alla stessa sorgente, è mio fratello, e non è un fardello. E per dare concretezza e contenuto al Natale di Gesù, è bene che ognuno, pregando e leggendo la Bibbia, lo ricordi a se stesso: Natale è il natale di Gesù; è il suo nascere, ieri-oggi-sempre, nella storia che può dare senso ai nostri natali, al nostro nascere, rinascere e morire.

Come credenti, cristiani, stiamo attenti a non farci rubare il vero Natale e abbiamo il coraggio di allontanarci da un Natale sempre più pagano, sempre più pacchiano, sempre più costoso, sempre più pre-pagato, sempre meno vero. Non ci succeda che l’originalità nell’allestire il presepe ci faccia sostituire il BAMBINO con qualche clonazione prodotta dalla cultura contemporanea che, in fondo, è senza Dio.

Se non parlo, allora, di questi presepi, qual è il percorso che vogliamo vivere nel tempo di Natale?

Sto pensando a quei presepi artistici, che sono firmati da Dio.

Dove sono? A che ora si possono visitare? Quanto si paga?

Sono le nostre prime domande, destinate a cadere.

Siamo invitati ad un percorso affascinante, ma difficile perché si cammina col cuore, che deve essere leggero; si ammira con gli occhi della fede e si paga con la moneta della carità.

Propongo otto percorsi natalizi: otto come le otto Beatitudini; otto, come l’ottavo giorno, che è sempre il giorno del Signore.

Per poterli visitare è richiesto uno stile: in punta di piedi, con discrezione, in silenzio per non svegliare il Bambino, senza folla, chiasso, ma andando magari a due o tre persone. O, meglio ancora, da soli.

Ti puoi anche incantare dinanzi ad un solo presepe.

Non per curiosare, ma per consolare.

Non per parlare, ma per ascoltare.

Non per donare, ma per ricevere.

Non per contare, ma per raccontare.

Non per commuoverci, ma per condividere.

Non per essere capiti, ma per capire.

Non per essere amati, ma per amare.

Non per commentare, ma per pregare.

 

Facciamoci accompagnare da Maria, Madre del Natale, nei vicoli presepiali per imparare a fare quello che Gesù ci dirà.

 

Primo percorso
Betlemme vuol dire “casa del pane”: entra in una chiesa e sosta in adorazione dinanzi a Gesù – Pane presente nel Tabernacolo. Solo dopo la preghiera puoi cominciare a camminare.

 

Secondo percorso
Le opere di misericordia corporale: dai da mangiare agli affamati; dai da bere agli assetati; vesti gli ignudi; alloggia i pellegrini; visita gli infermi; visita i carcerati; seppellisci i morti.

 

Terzo percorso
Opere di misericordia spirituale: consiglia i dubbiosi; insegna agli ignoranti; ammonisci i peccatori; consola gli afflitti; perdona le offese; sopporta pazientemente le persone moleste; prega Dio per i vivi e per i morti.

 

Quarto percorso
Aiuta a rielaborare il lutto: vai da chi vive il primo Natale senza una persona cara.

 

Quinto percorso
Prenditi in affidamento, anche solo per un giorno, un bambino in difficoltà.

 

Sesto percorso
Accompagna una coppia di sposi o fidanzati in crisi per cercare insieme di superare il momento difficile.

 

Settimo percorso
Ascolta gli adolescenti e i giovani nei loro progetti di futuro, nei loro fragili sogni.

 

Ottavo percorso
Ristabilisci rapporti vitali, autentici nella tua famiglia cercando di favorire momenti di incontro e comunicazione.

 

Sono tutte queste realtà i nostri presepi viventi, da visitare a Natale con cura, dove si manifesta Gesù proprio nei volti dei fratelli e delle sorelle a cui la vita ha riservato un’esistenza dolorosa e faticosa.

In questo Natale andiamo fino a Betlemme per adorare Gesù che nasce nel Sacramento (S. Messa) e per prenderci in affidamento il volto di un povero – sacramento di Gesù – per ogni giorno dell’anno.

A Natale l’Amore nasce, comincia, inizia e poi, come ogni bambino, ci chiede di accoglierlo, accompagnarlo, portarlo, ascoltarlo per 365/366 giorni senza lasciarlo depositato nella scatola del presepe, perché l’Amore fatto carne brama stare con noi tutti i giorni.

Allora avremo meno  rappresentazioni e più ripresentazioni del Natale, cioè più umanità, calore, fraternità per vivere la povertà natalizia, che è la ricchezza dell’amore di Dio.

Andiamo, allora, a visitare insieme i presepi viventi?

Cominciamo dal 16 dicembre per iniziare bene e veramente la Novena di Natale e, camminando, teniamo tra le mani la corona del Rosario per contemplare i Misteri della gioia, della luce, del dolore e della gloria.

Per strada, ci chiederanno:

Dov’è il re dei Giudei che è nato? [Mt 2,2].

Non faremo come Erode che, per non scomodarsi dal palazzo, manda i Magi per informarsi accuratamente del Bambino.

Ma, come i Santi Magi, seguendo la stella e cammina cammina… ci metteremo sulle orme della scia luminosa per provare una grandissima gioia. Entrati nella casa ,vedremo il Bambino con   Maria sua Madre e lo adoreremo. Poi, aperti i nostri scrigni, offriremo oro, incenso e mirra (le nostre mani, la nostra intelligenza, il nostro tempo, il sorriso, il pane, la parola, i soldi…) per riconoscere in lui il nostro Dio, il Re, l’Uomo deposto dalla croce.

E, per un’altra strada, sentiero natalizio dove il cielo è sceso in terra e vi ha messo radici, faremo ritorno al nostro paese [cfr Mt 2,1-12].

E così veramente avremo visitato i presepi viventi  e, se al pranzo natalizio, saremo capaci di invitare qualche personaggio incontrato nei percorsi dei presepi, risentiremo la voce di Gesù e la nostra che sempre chiede: Signore, quando mai ti abbiamo visto? [Mt 25,37].

Riuniti intorno al presepe nella Santa Notte, recuperando i due grandi amori, la Famiglia e la Chiesa, in compagnia degli Angeli e dei Santi, sentendo vicini e sempre presenti gli assenti, nella preghiera orante ed adorante, comprenderemo e gusteremo il grande annuncio: Sì, il Mistero Altro, il Mistero Oltre, il Mistero Eterno è l’Emmanuele, Dio con noi e … rinasce la Speranza.

 

Venite adoremus!

E sarà Notte Santa!

+ Giuseppe Giudice, Vescovo