Omelia del Vescovo mons. Giuseppe Giudice per la celebrazione conclusiva della 47a Conferenza Nazionale Animatori Rinnovamento nello Spirito Santo sul tema “Battesimo nello Spirito Santo, unità del corpo, missione

 

 

Liturgia della Parola

II Domenica di Avvento

Is 40,1-5.9-11

Sal 84 (85)

2Pt 3,8-14

Mc 1,1-18

 

Sorelle e fratelli,

Carissimi Animatori,

Signor Presidente,

Membri tutti del Comitato Nazionale,

l’evangelista Marco, che ci accompagna in questo Anno Liturgico, con una manciata di parole ci indica il percorso che dobbiamo compiere aprendo solennemente il suo Vangelo: «Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio» (Mc 1,1).

In meno di una riga è contenuto il tutto necessario per ogni cammino di fede che, inevitabilmente, deve approdare ai piedi della Croce con le parole della professione del centurione: «Davvero quest’uomo era figlio di Dio» (Mc 15,39).

Questo inizio dell’itinerarium fidei, con la necessaria tappa sotto il Legno, ci abilita poi ad andare verso il mondo, unti dallo Spirito e pronti ad evangelizzare.

«E disse loro: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato”» (Mc 16,15-16).

Il mandato di ieri diventa, per noi, il mandato di oggi: esso non cambia, ma certamente cambiano i luoghi, i tempi e i destinatari, mentre l’agente è sempre Lui, lo Spirito Santo, la terza Persona della Santissima Trinità.

«Riceverete forza dallo Spirito Santo e mi sarete testimoni» (cfr At 1,8). Battesimo nello Spirito Santo, unità del corpo, missione. Indicazione che il Santo Padre Francesco ha dato al nuovo Presidente nella lettera autografa del 25 agosto 2023: «Battesimo nello Spirito Santo, Unità del Corpo di Cristo e servizio ai poveri, sono la testimonianza necessaria per vivere il nostro battesimo, per l’evangelizzazione del mondo».

Fedeli al mandato ricevuto, che dalle mani dello Spirito passa alle mani della Chiesa, affascinati dalla missione, sospinti dallo Spirito nel nostro tempo che è sempre un avvento, noi ci chiediamo:

  • Che cosa comporta essere battezzato nello Spirito?
  • A che cosa ci abilita?
  • E quale deve essere lo stile di colui che è immerso nello Spirito?

Ci risponde la Parola di Dio, or ora proclamata, in questa seconda domenica del tempo di Avvento e sempre presente nella notte del mondo: «E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino» (2Pt 1,19).

Il battezzato nello Spirito è innanzitutto una voce; egli non è la parola; è uno che prepara la via; egli non è la méta, perché la méta è sempre un Altro; egli è uno che proclama un battesimo di conversione, uomo dell’Avvento e dell’Esodo; egli esce continuamente da sé, dalla terra del suo peccato e dalla schiavitù, per accogliere il Veniente soprattutto nelle piaghe e nelle pieghe della storia, che passano innanzitutto per i sentieri del suo cuore e del suo vissuto esistenziale.

È sempre Lui – il Veniente – che deve crescere, ed io diminuire: è la grande lezione dell’umiltà che ci dona il Precursore (cfr Gv 3,20).

Ci sovviene, alla scuola dell’umiltà, la parola del Vescovo Sant’Agostino: «Siccome è Lui che semina, io che cosa sono? Sono a malapena la cesta del seminatore. Egli si degna di porre in me quello che vuole disseminare in voi. Non badate dunque allo scarno pregio della cesta, ma all’alto valore del seme e al potere del seminatore» (cfr S.Agostino, De disc. Christ. 1,1 in Corpus Christianorum, Series Latina).

Qual è, allora, lo stile del battezzato nello Spirito? Il Battista ce lo dice gridando il Vangelo con la sua vita, prima di gridarlo con la voce.

La testimonianza della vita, sobria, essenziale e radicale, è già nel segno del suo abbigliamento e nelle sue pietanze: «Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico» (Mc 1,6).

Il battezzato, profeta di Dio, è sentinella che attende il Giorno veniente.

«Noi, infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia. Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia» (2Pt 3,13-14).

Nell’attesa, in questo avvento e vigilia che è la nostra vita, posta sempre fra la prima venuta del Verbo nell’umiltà della carne e la seconda venuta nella gloria, il profeta di Dio – cioè ogni battezzato nello Spirito – che cosa deve fare?

Egli consola, parla al cuore, grida e si fa architetto di una nuova città della pace, costruendo nella fatica quotidiana e nel rispetto del progetto divino strade nuove, nuovi sentieri, nuovi ed impensati percorsi, sempre aperti alla polvere della strada e al sogno di Dio.

Egli prepara-spiana-innalza-abbassa-trasforma: sono i verbi per costruire e ricostruire oggi la Civiltà dell’Amore, dono sempre attuale dello Spirito, e degli uomini e delle donne afferrati dallo Spirito di Dio e da Esso trasformati; soffio che non è solo vento impetuoso, ma anche carezza leggera, sussurro di una brezza leggera (cfr 1Re 19,12) nel frastuono di una cultura che, alzando solo il volume della cronaca, ci strappa l’anima e nasconde le cose di Dio per presentare altri idoli.

Il battezzato, rinnovato nello spirito dallo Spirito di Dio, parla al cuore di Gerusalemme, al cuore della Città; e, con gemiti inesprimibili, con un linguaggio sempre adatto ai tempi, e non solo emotivo e scenografico, capace di investire tutte le facoltà dell’uomo, e di scendere nella coscienza «il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità» (GS, 16).

Rinnovato dallo Spirito creatore, egli non è estraneo alla città degli uomini, ma la abita condividendone «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono» (GS, 1), cercando di armonizzare e di integrare il tutto in una rinnovata sinfonia sinodale, sempre opera dell’Artista e del plettro dello Spirito.

Il profeta, ben sapendo che lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza (cfr Rm 8,26), non si scoraggia; l’uomo mandato dallo Spirito incalza: «Sali su un alto monte, annuncia lieti notizie, alza la tua voce, non temere… Ecco viene…come un pastore pascola e raduna…porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri» (cfr Is 40,9-11).

Ed ancora il Battista specifica: «Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo» (Mc 1,8). Qui siamo al vertice della missione; mandati dal soffio dello Spirito ai confini di ogni cuore, e di ogni umana e molteplice povertà, dove Gesù si nasconde.

L’immerso nello Spirito, il battezzato, è un testimone, un martire; come Gesù e come Giovanni Battista, e come i tanti martiri di ieri e di oggi pronti a dare la vita per il Signore.

Anche noi siamo chiamati forse a dare la vita in un attimo, o attimo per attimo, in un lento e costante martirio quotidiano per essere fedeli allo Spirito di Gesù, che ci chiama, ci manda, ci sostiene e ci suggerisce le parole nell’ora della prova.

«E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre» (Mc 6,27-28).

Così, perdendo la testa per la Verità, Giovanni il Battista rende piena la sua gioia e la sua testimonianza: «Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce (Gv 5,35); egli non è lo sposo; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo» (cfr Gv 3,29).

La testa su un vassoio: può essere un’allusione all’Eucarestia, a una vita che si fa sacrificio ed offerta? Una vita non trattenuta per sé, non sprecata in cose inutili, ma donata a tutti come la vita di Gesù per nutrire il suo popolo? E noi, rinnovati nello Spirito e in cammino nel Rinnovamento, che ne facciamo della nostra vita?

Samaritani dell’ora giusta, e non del giorno dopo, falsi profeti del senno di poi, per non rattristare lo Spirito Santo di Dio (cfr Ef 4,30), sappiamo versare olio e vino per curare le tante ferite di colui che è caduto nelle mani dei briganti? (cfr Lc 10,25-37).

Maria, la Madre Lauretana, che oggi veneriamo, ci insegni ad accogliere lo Spirito e il dono di Dio: «Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio”» (Lc 1,35).

Ella, Terra d’Avvento, Donna tutta intarsiata dallo Spirito, Santa Casa, Domus Aurea, ci aiuti a credere, a sperare, ad amare.

Ci suggerisca ancora, in questo tempo confuso e bagnato dal sangue di tante guerre, le parole del suo Magnificat, che sempre vogliamo cantare al vespro di ogni giorno, rimanendo grati nel cuore della Chiesa, nostra Madre, e attingendo sempre al fuoco e al vento di quella prima Pentecoste che, nelle stagioni diverse del mondo e della Comunità ecclesiale, arderà e soffierà fino al suo ritorno.

Amen.

 

Rimini, 10 dicembre 2023

 

+ Giuseppe Giudice, Vescovo