Nuovo Inizio è la Nota numero 10 che il Vescovo invia alla Diocesi in tempo di emergenza per il Coronavirus. Il documento fornisce importanti indicazioni in merito alla ripresa delle celebrazioni con il popolo.

 

Noè uscì con i figli, la moglie e le mogli dei figli. Tutti i viventi e tutto il bestiame e tutti gli uccelli e tutti i rettili che strisciano sulla terra, secondo le loro specie, uscirono dall’arca.

Allora Noè edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali puri e di uccelli puri e offrì olocausti sull’altare. Il Signore ne odorò il profumo gradito e disse in cuor suo: “Non maledirò più il suolo a causa dell’uomo, perché ogni intento del cuore umano è incline al male fin dall’adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto.


Finché durerà la terra,
seme e mèsse,
freddo e caldo,
estate e inverno,
giorno e notte

non cesseranno”.

(Gen 8,18-22)

 

Carissimi,

eccoci ad un Nuovo Inizio in questa fase tanto delicata che ci permetterà, dal 18 maggio in modo graduale e osservando i protocolli, di riprendere a celebrare la nostra fede con il popolo.

Come ho fatto in tutte le Note, mi piace fare riferimento ad un testo biblico in modo che informare diventi anche occasione per formare.

Sine dominico non possumus hanno ripetuto in tanti in questo tempo; ma come Vescovo è mio dovere ricordare che il dominico non è solo la recezione del sacramento, ma l’accoglienza del Dominus, il Signore, in tutte le sue sfaccettature, secondo la bella lezione del Concilio (cfr SC 7) e la Tradizione della Chiesa.

Ribadisco questo concetto, se ancora ce ne fosse bisogno, per dire che la sospensione delle celebrazioni con il popolo è stato un atto di carità spirituale, e non una resa o una cieca obbedienza, ma la prudente e libera condivisione di un percorso in comunione con le Istituzioni.

Carità dettata solo dall’attenzione a salvaguardare la salute della nostra gente.

Chi veramente vive la semplice e liberante dimensione della fede, può comprendere che cos’è per un cristiano la carità spirituale.

Viviamo questo nuovo inizio, come quando dopo il diluvio Noè uscì dall’arca, con la fiducia nella promessa di Dio e, per noi cristiani, con la serena coscienza che se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove (2Cor 5,17).

Mi piace ricordare che l’Arca in questo tempo di emergenza è stata soprattutto la famiglia, riscoperta nella dimensione domestica della Chiesa, capace di mettere insieme e salvare.

Nuovo inizio quindi, a piccoli passi, con fiducia, prudenza e grande senso di responsabilità.

In questo primo passo ci concentreremo sulla ripresa delle celebrazioni con il popolo, con grande attenzione al protocollo preparato in comunione tra Governo e CEI.

È bene evitare due eccessi che potrebbero presentarsi: la spavalderia di chi vuol riprendere come se nulla fosse accaduto; e la pigrizia, che può diventare accidia, di chi vuole continuare con la sindrome della tana.

Tra i due estremi, scegliamo l’equilibrio prudente e saggio di chi ricomincia a piccoli passi