La lettera sarà distribuita domani pomeriggio, al termine della Santa Messa di ringraziamento presieduta dal Cardinale Angelo Amato nella Collegiata di San Giovanni Battista ad Angri. Appuntamento alle ore 16.00. La celebrazione sarà trasmessa in diretta su Telepace e Telenuova

se Dio veste così l’erba del campo (Mt. 6,30)

Lettera del vescovo Giuseppe Giudice a don Alfonso Maria Fusco nel giorno della sua canonizzazione

 

Carissimo don Alfonso,

sono il tuo vescovo e ho pensato di scriverti due parole nel giorno in cui la Chiesa riconosce la tua santità e, per le mani di papa Francesco, ti iscrive nell’albo dei santi.

Oggi 16 ottobre 2016, in piazza San Pietro, cuore pulsante della Chiesa, tu diventi santo e noi ti veneriamo sant’Alfonso Maria Fusco.

Permettimi, però, per quella confidenza che nasce dalla conoscenza delle cose di Dio, di continuarti a chiamare semplicemente don Alfonso e, anche se la tua immagine giganteggia tra le altre sulla facciata della Basilica di San Pietro, tu sei e rimarrai il Santo di Angri, Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno.

Ti confesso che non ti conoscevo e ho cominciato a sapere di te quando, eletto vescovo nel 2011, mi hanno detto che la Diocesi che mi era stata affidata era arricchita dalla presenza di due beati: Alfonso Maria Fusco e Tommaso Maria Fusco.

Sono entrato in Diocesi nel decimo anniversario della vostra beatificazione e, all’inizio, per non confondermi tra Alfonso Maria e Tommaso Maria, vi citavo sempre come i beati Fusco.

Poi ho cominciato a conoscere te, Alfonso, attraverso le suore Battistine e Tommaso grazie alle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue.

Ora, dopo aver tanto letto, pregato, partecipato a diverse manifestazioni e incontri sulla vostra vita, vi distinguo bene e so che siete due eroi, due giganti nella storia della Chiesa, due fiori diversi nel giardino del Signore.

Oggi, carissimo don Alfonso Maria, la Chiesa Madre e Maestra, esperta in umanità, riconosce la tua santità, mentre pazienta ancora per Tommaso Maria.

Ogni grazia viene alla sua ora.

Dio sceglie per ognuno un tempo e una strada; unica, come unico e irripetibile è ogni figlio di Dio.

Dio non omologa, non globalizza, ma evidenzia con i colori dello Spirito e rende originale il cammino di ognuno.

A noi la saggezza, frutto di fede, nell’accogliere e rispettare i tempi di Dio.

Carissimo don Alfonso, ora che sei completamente immerso nell’amore di Dio avendo realizzato il sogno di ogni vero credente, aiutami a cogliere nella tua vita, fatta santa, qualche frutto che ancora oggi può aiutare me, i miei sacerdoti, i diaconi, i seminaristi, i religiosi e le religiose, tutti i fratelli e le sorelle nella fede, affidati alla mia cura pastorale.

So che i santi sono uomini e modelli per tutte le stagioni, perché hanno scritto la loro vita intingendo la penna nell’inchiostro dello Spirito e del sangue e, per questo, alla loro scuola ritorna sempre la lezione di fresche pagine di Vangelo.

Leggendo la tua vita, carissimo don Alfonso, mi è sembrato di ascoltare come un ritornello, una colonna sonora, il canto della Provvidenza.

Ed è il primo e più profondo insegnamento che voglio raccogliere e che sostanzia tutti gli altri. Come è bella la tua espressione, ripetuta tante volte e in diverse occasioni: la Provvidenza provvederà!

A noi, che non sappiamo più guardare i gigli dei campi e gli uccelli del cielo; a noi, che abbiamo costruito l’Europa sulle banche recidendo le radici della tradizione; a noi, che vogliamo pianificare ogni attimo, senza lasciare uno spiraglio allo Spirito, tu ripeti con forza: la Provvidenza provvederà!

Tu, con la tua fede solida, ci ricordi che domani la Provvidenza sorgerà prima del sole, che il sarto dei gigli è originalissimo e che gli uccelli mangeranno pur senza seminare.

Sì, tu ci ricordi che i poveri mangiano nelle mani di Dio!

 

Ma la Provvidenza, per te, è andata sempre a braccetto con l’obbedienza.

Sei stato obbedientissimo in Cristo.

Hai obbedito alla vocazione, alla voce del Signore, al progetto di Dio, alla Messa, al breviario, al ministero, alla Chiesa, ai bisogni del tuo tempo.

Hai obbedito al tuo Vescovo, sempre, anche nel silenzio e nell’attesa paziente, anche quando i suoi pensieri non coincidevano con i tuoi.

Ma tu, uomo di Dio, sapevi che così sono i pensieri dell’Altissimo e che, soltanto rimanendo nell’obbedienza al Vescovo e alla Chiesa, potevi abitare nella volontà del Signore.

Hai obbedito con perseveranza al sogno e ti sei fatto, da sacerdote, educatore dei fanciulli, dei poveri, degli abbandonati, anticipando la pastorale dei preti di strada, della Chiesa in uscita missionaria, dei santi educatori.

Senza soldi e senza mezzi, affidandoti unicamente alla Provvidenza, hai costruito una casa accogliente per tutti, piccola casa della Provvidenza.

Il tuo sogno si è intrecciato con le capacità di Maddalena Caputo, una donna di fede, e insieme avete dato vita alla famiglia delle Spose del Nazareno, madri per gli orfani e gli abbandonati.

Donando tutto, anche i pantaloni e le maglie, non hai smesso di dare corpo a quel sogno che un Altro aveva messo nel tuo cuore appassionato.

E ogni giorno facevi la fila alla banca, quella della Provvidenza, per depositare aneliti, sospiri e sofferenze e per prelevare monete d’oro, di fiducia e pazienza.

 

Carissimo don Alfonso, hai lavorato tenendo sempre la tua mano nella mano di Maria, la Madre addolorata, insegnandoci che si va nella misura in cui si sta, coniugando comunione e missione.

Mi piace immaginarti per le vie di Angri con il quadro dell’Addolorata sotto il braccio, come l’apostolo amato che accoglie Maria tra le sue cose più preziose.

Sapendo di essere diventato figlio sul Golgota, figlio affidato dal Figlio a Maria, non ti sei mai più staccato da Lei, divenendo padre degli orfani e ombra per chi sopporta il peso della giornata e il caldo.

Per questo motivo, ne sono certo, portavi sempre con te il bel quadro dell’Addolorata e anche nelle ristrettezze e nelle difficoltà, avevi la certezza che la Madre del Calvario era con te per sorreggerti e incoraggiarti.

E ancora Lei, donna esperta del dolore, accolta nella casa del cuore, ti ha permesso di affrontare la prova di Roma, quando le tue stesse figlie non ti hanno riconosciuto e accolto.

Anche in questo sei stato figlio e discepolo del grande sant’Alfonso Maria de Liguori, il santo che ha vegliato sempre, a cominciare dal grembo materno, sulla tua vita.

E tu ripetendo in silenzio la Provvidenza provvederà!, pregando e soffrendo sei tornato umile nella tua Angri, nella tua cappella, ai piedi della croce e della Vergine dolente, per attendere il marcire del seme che, solo morendo, può dare molto frutto.

Immerso nell’adorazione, in disparte ma sempre sognando e perdonando, pensando alle tue figlie, ai tuoi fanciulli, ai tuoi poveri, hai continuato a fidarti di Colui che sempre vede e provvede.

Così ci hai insegnato che ogni opera non è mai nostra, ma solo dell’Autore, della sorgente, che è il Padre provvido. Questo vuol dire, dopo aver fatto tutto, riconoscersi servi inutili.

Provvidenza, obbedienza, fede, carità, speranza, sono gli ingredienti che hanno fatto grande la tua vita, la tua storia, il tuo sacerdozio, spesi nel servizio di Dio e dei fratelli. Qui abita il segreto di una vita riuscita, felice, pienamente realizzata. Non sprecata né spericolata, ma semplicemente restituita al Signore, il Datore di ogni bene.

Hai amato educando e hai educato amando e, nella sofferenza nascosta e offerta al Signore, hai atteso l’alba radiosa della Pasqua, immergendo la tua esistenza nel mistero pasquale.

Sei un santo educatore, un appassionato di Dio e dell’uomo, un artigiano che ha plasmato i cuori di tanti artigianelli, incontrati sulla strada della vita.

Consumato dal lavoro pastorale, ti sei addormentato nel Signore la mattina del 6 febbraio 1910, domenica, promettendo alle tue figlie di continuare a bussare al cuore di Dio per ognuna di loro.

E la gente subito è venuta da te, in quell’alba invernale, mentre per le strade di Angri, annunciando un’incipiente primavera, ripeteva: “È morto il padre buono, è morto il Santo!”, profetizzando la presenza di un bene che non finisce e approda all’eternità.

Per questo motivo, noi oggi ancora parliamo di te e ci affidiamo alla tua intercessione.

Dalla tua tomba ancora una bella lezione sulla Provvidenza e un bel segno per noi: un piccolo nido nella tua mano!

Consegnato per sempre nelle mani di Dio – ecco la Provvidenza! – sei diventato e continui ad essere una mano accogliente per tanti naufraghi della vita.

Ora che sei nella luce di Dio, carissimo sant’Alfonso, dammi una mano e dacci una mano per essere come te, veri educatori, uomini e donne appassionati, capaci di sognare e di far sognare affinché, nella nostra Chiesa, il sogno di Dio diventi realtà, nella certezza che ora e sempre la Provvidenza provvederà!

Grazie!

+ Giuseppe, Vescovo

Nocera Inferiore, 16.X.2016