I Vescovi campani scrivono alle comunità, inviando il documento Per una “lettura sapienziale” del tempo presente. La nota è frutto di una riunione della Conferenza episcopale campana tenutasi a inizio luglio

 

«Per una “lettura sapienziale” del tempo presente» è il titolo del documento che i vescovi campani hanno inviato alle Chiese della regione «per accompagnare le comunità e aiutarle a leggere i segni dei tempi con gli occhi della fede» nella crisi della pandemia.

I presuli hanno dedicato agli inizi di luglio «un incontro esclusivamente al discernimento, guidati dalle parole di papa Francesco», perché «la pastorale, prima di essere attività, è ascolto dello Spirito e delle domande delle persone». «Una corretta pastorale – scrivono – presuppone una corretta teologia».

Consapevoli che «ci sarà una profonda cesura rispetto al passato», i vescovi esortano a «superare le resistenze e ad “investire” su quello che lo Spirito in questo tempo dice alle nostre Chiese» e dunque a «vedere la crisi come grazia, una grande occasione che non possiamo permetterci di sprecare». Perciò la provocazione: «Era “normale” il nostro modo di vivere prima? O forse Dio ci chiede proprio di non tornare a quella “normalità”, che fa sistematicamente a meno di Lui emarginandolo?».

Una riunione della Conferenza episcopale campana presso la sede di Pompei

E siccome «questa pandemia ci costringe a ripensare la pastorale», il testo prova a «suggerire forme nuove di azione», anche in virtù dei «germi di novità emersi in questi mesi», per «rivedere il proprio cammino alla luce del passaggio doloroso», certi che «proprio in epoche come queste lo Spirito Santo ha suscitato nuovi santi, iniziative inedite, modelli nuovi di vita pastorale».

Come coinvolgere, per esempio, intercettandone le domande, le tante, diverse persone raggiunte grazie ai social media? I vescovi annotano: «Non abbiamo mai visto tanta gente pregare in famiglia come adesso, malgrado non ci siano state le messe con i fedeli», soprattutto in preparazione e durante la Pasqua. Perciò è urgente coltivare la «dimensione domestica, familiare» della fede, perché «questa sarà la nostra salvezza» e perché il «sacerdozio battesimale, che abbiamo trascurato, non deve andare perduto», ammoniscono i pastori campani. Che domandano: «Ma le nostra comunità sono in grado di pregare con la Parola? Le abbiamo educate alla riflessione sulla Parola di Dio? A fare Centri del Vangelo nei condomini, nelle case, ad essere loro i protagonisti della vita pastorale?».

E se «creassimo gruppi che invece selezionassero testi, riflessioni di qualità, e li proponessero ai fedeli, per aiutare a riflettere e meditare, anche per un desiderio di confrontarsi e incontrarsi?». È il quesito dei vescovi per nuove modalità di catechesi e di formare il pensiero a partire dalla fede, anche attraverso i social media, come risposta all’esigenza di interpretare il tempo nata proprio nel lockdown.

Anche in merito alla liturgia, «nei giorni della pandemia si sono aperti nuovi spazi di celebrazione che potrebbero essere valorizzati», scrivono ancora i vescovi denunciando allo stesso tempo il «senso di smarrimento» che ha portato non raramente a «forme di pseudo liturgia selvagge».

L’utilizzo dei social media viene evocato nel testo anche per sviluppare la «fantasia della carità» di cui ha bisogno questo tempo dove si acuiscono le precarietà sociali: solitudine e povertà.

Infine, l’invito a «prendersi cura delle relazioni», andando a cercare i fedeli «uno per uno», ma anche ricreando «in parrocchia un luogo belle dove trovarsi», capace di illuminare quelli che sono fuori, e l’«impegno profetico» per la «sanità» e la «salvaguardia del creato» mettendo insieme emergenza sanitaria e ambientale.

Antonio Pintauro

 

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