RICORDATI DI GESÙ CRISTO (2Tm 2,8)

 

Sorelle e fratelli, carissimi in Cristo,

dopo gli intensi momenti della Sosta Ecclesiale, lo scorso 19 e 26 giugno, che in modo sinodale ci ha visti raccolti nella Concattedrale di San Michele in Sarno, nelle Foranie e nella Cattedrale di San Prisco in Nocera Inferiore, ora è mio compito di Padre e Pastore consegnare alla Diocesi gli Orientamenti che devono diventare Percorsi Pastorali per il nuovo anno 2017/2018.

È un atto che compio sempre con gioia e grande senso di responsabilità, cercando di intercettare e sintetizzare le voci e le attese che hanno abitato ed abitano il nostro territorio. La mia, pur essendo la parola del Vescovo, non è mai conclusiva, ma è sempre indicativa ed inclusiva, in modo da raccogliere le tante cose dette e ascoltate e così, insieme, discernere il meglio per il nostro cammino di Chiesa.

Sì, un cammino che conosce le stanchezze e le delusioni dei discepoli di Emmaus, ma è anche capace, dopo l’incontro con il Risorto, di ritornare sui propri passi per risentire la freschezza del Cenacolo e del Pane spezzato nella comunione. Ed è nell’Eucaristia che noi, convergendo, facciamo sintesi, quasi rileggendo in filigrana le diverse tappe del cammino di Emmaus per ripartire e narrare l’incontro con Lui.

Questo cammino non dimentica le fatiche e i passi già compiuti: raccogliendo il meglio delle proposte fatte vuole, ancorato al Sinodo e ai percorsi della vera Tradizione, Ricominciare (2011/2012); Ascoltare (2012/2013); Accogliere (2013/2014); Rinascere (2014/2015); Misericordiare (2015/2016); Ordinare (2016/2017) e RICORDARE (2017/2018), quasi a voler dire che questi verbi devono essere sempre coniugati in modo nuovo e sorprendente, senza la pretesa di averli esauriti con la conclusione dell’Anno Pastorale. Nella Chiesa tutto continua e tutto ha sempre un nuovo inizio.

Questa indicazione, accogliendo anche i suggerimenti dell’assemblea, può aiutarci a continuare un lavoro pastorale senza la preoccupazione di chiuderlo in tempi ben definiti, lasciando aperte le piste alle nuove soprese di Dio, il quale mai può essere de-finito, essendo Lui l’infinito, Colui che sempre deborda dai confini. Quest’apertura, del cuore e della mente, ci lascia più liberi nel riprendere temi che, non chiusi e archiviati, fanno sempre capolino nella nostra vita cristiana. Possiamo, per esempio, dire di aver concluso con la Misericordia, la Domenica, l’Anno Liturgico, l’Ascolto?

Ecco, allora, le piste aperte e sempre da esplorare della nostra vita, consegnate alla nostra fantasia pastorale, per cercare di restare, nonostante l’andare dei giorni, giovani e sognatori.

Penso di individuare nel verbo RICORDARE la cifra per ricucire le diverse riflessioni ascoltate durante la Sosta ecclesiale e riprendere così, nell’entusiasmo che mai deve venir meno, il nostro cammino comunitario.

RICORDARE

Ricordati di Gesù Cristo, risorto dai morti, discendente di Davide, come io annuncio nel mio Vangelo, per il quale soffro fino a portare le catene come un malfattore.

Ma la parola di Dio non è incatenata! 10Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Questa parola è degna di fede:

Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso.

Richiama alla memoria queste cose, scongiurando davanti a Dio che si evitino le vane discussioni, le quali non giovano a nulla se non alla rovina di chi le ascolta. Sforzati di presentarti a Dio come una persona degna, un lavoratore che non deve vergognarsi e che dispensa rettamente la parola della verità. Evita le chiacchiere vuote e perverse, perché spingono sempre più all’empietà quelli che le fanno; la parola di costoro infatti si propagherà come una cancrena. Fra questi vi sono Imeneo e Fileto, i quali hanno deviato dalla verità, sostenendo che la risurrezione è già avvenuta e così sconvolgono la fede di alcuni. Tuttavia le solide fondamenta gettate da Dio resistono e portano questo sigillo: “Il Signore conosce quelli che sono suoi”, e ancora: “Si allontani dall’iniquità chiunque invoca il nome del Signore”. In una casa grande però non vi sono soltanto vasi d’oro e d’argento, ma anche di legno e di argilla; alcuni per usi nobili, altri per usi spregevoli. Chi si manterrà puro da queste cose, sarà come un vaso nobile, santificato, utile al padrone di casa, pronto per ogni opera buona.

Sta’ lontano dalle passioni della gioventù; cerca la giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro. Evita inoltre le discussioni sciocche e da ignoranti, sapendo che provocano litigi. Un servo del Signore non deve essere litigioso, ma mite con tutti, capace di insegnare, paziente, dolce nel rimproverare quelli che gli si mettono contro, nella speranza che Dio conceda loro di convertirsi, perché riconoscano la verità e rientrino in se stessi, liberandosi dal laccio del diavolo, che li tiene prigionieri perché facciano la sua volontà. (cfr. 2Tm 2,8-26)

Ricordare, dal punto di vista biblico, non è la semplice memoria, ma è memoriale: Ricordati di Gesù Cristo, riconcentrando tutto in Lui, cuore della nostra vita e della missione della Chiesa.

Ricordare vuol dire passare dalla delusione al cuore che arde e riconoscere il Signore nella fractio panis.

Così, impastati nella Parola, nel Pane e nei Poveri, si ritorna sui propri passi, passando dal mormorare (Es. 16,2) al memorare (Es. 12,14) e comincia, o ricomincia, la missione, scolpita per sempre nella parola del Maestro: FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME (Cfr. Lc 22,19; 1Cor 11,24).

RICORDARE, sì, per non essere smemorati e rimanere ancorati ad alcuni testi biblici che ci possono accompagnare:

Abbiate cura di mettere in pratica tutti i comandi che oggi vi do, perché viviate, diveniate numerosi ed entriate in possesso della terra che il Signore ha giurato di dare ai vostri padri. Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Il tuo mantello non ti si è logorato addosso e il tuo piede non si è gonfiato durante questi quarant’anni. Riconosci dunque in cuor tuo che, come un uomo corregge il figlio, così il Signore, tuo Dio, corregge te. (cfr Dt 8,1-5).

Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente l’esito del loro tenore di vita, imitatene la fede. (Eb 13,7).

Rimanendo nella casa della Parola, ci accorgeremo facendo memoria grata che il cuore del nostro annuncio e della nostra pastorale è l’EUCARESTIA nella quale, celebrata nella fede della Chiesa, noi riconosciamo la presenza del Signore, fino al suo ritorno.

RICORDARE sarà allora il verbo di quest’anno per educare la memoria e alla memoria e cercare di ricucire i ponti che abbiamo fatto crollare, affinché le nuove generazioni possano ancora attingere alla freschezza del Vangelo, per vivere insieme il Sinodo: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale.

Uno degli errori che abbiamo compiuto a livello pedagogico, e forse stiamo ancora compiendo, è aver eliminato il valore dell’imparare a memoria, di mandare giù testi a memoria per alimentare i nostri archivi interiori, confondendo quest’operazione con il nozionismo. Quando tutto crolla, e non abbiamo salvato nulla nella nostra memoria e in quella del pc, rischiamo di ritrovarci vuoti, senza niente, senza parole, desertificati dentro ed incapaci di attingere nelle nostre cisterne screpolate che non tengono più l’acqua.

E dove non c’è memoria, non ci può essere futuro, perché la memoria trova alimento nel passato, come la chioma che non si dà mai senza radici. Chi non ricorda non spera; e chi non ha memoria non ha vita spirituale, perché non ha le pietre d’appoggio per continuare a vivere e sperare (cfr. Giosué 4). Ed è qui che la memoria, sguardo al passato, si fa per noi memoriale, futuro che viene a salvarci. La semplice memoria può anche bloccare una vita, il memoriale invece la apre al vento sempre nuovo dello Spirito.

Potrebbe capitare, se non avviene già, che i nostri ragazzi non conoscano più a memoria neanche un’Ave Maria, un passo della Bibbia o un testo classico, e avranno bisogno sempre di un supporto meccanico, quasi a voler dire che nel computer c’è tutto ed è tutto, perché si copia e si incolla. Questo fenomeno contribuisce, anche a livello spirituale, al fai da te e a perdere il contatto con la vera Tradizione, con i padri spirituali, sempre più in disuso e meno di moda, cioè con la vera fede della Chiesa.

Che cosa dobbiamo fare, fratelli? (At. 2,37)

Carissimi, torniamo a Lui che semplicemente ci ripete: fate questo in memoria di me e questo non è solo un gesto, fosse anche un gesto liturgico, ma è la consegna di tutta la vita.

Cosa ha fatto Gesù dopo quella Cena ultima nel Cenacolo? Ecco, nella fede, riprendendo in mano i sacri testi, ricordiamo e imitiamo per essere poi raggiunti da Lui, Risorto, dopo le vie della croce sulle tante strade di Emmaus.

Ricordare in famiglia, in parrocchia, nelle varie aggregazioni per non perdere il valore della storia e della memoria e per immergerci nel grande fiume della nostra vita e della vita della Chiesa che, prima e dopo di noi, continua il suo corso. Tutto continua nel filo della Tradizione vera e niente comincia solo oggi con noi.

Ricordare i tanti testimoni che ci hanno educato, accompagnato, illuminato, corretto e rileggere la loro vita così densa di Dio, a cominciare dai genitori, parroci, insegnanti, suore e tanti uomini e donne, testimoni incontrati sulla strada della nostra vita, pellegrini sui viottoli di Emmaus, gente toccata dal vero Dio.

Ricordare, con una memoria grata e riconoscente, e tutto riportare nel fuoco dell’Eucarestia domenicale, dove ogni assenza si fa presenza e ogni tristezza è mutata in gioia e la memoria psicologica si fa memoriale, celebrazione della presenza del Signore, non cammino verso il passato, ma il camminare del passato verso l’ora presente.

Ecco, allora, che quest’anno che si apre alla Visita Pastorale, può definirsi come un Anno Sabbatico, non ingolfato da tante cose, ma leggero e semplice per fare memoria, nella nostra vita e nella Chiesa, delle grandi opere di Dio, senza voler cancellare il passato, ma rileggendolo con creatività e profezia.

Consegnerei così, in modo asciutto e stringato, gli Orientamenti per il nuovo anno, riconcentrando tutto nel pane eucaristico, che sempre deve dare respiro e alimentare il nostro cammino di Chiesa. Senza Eucarestia non c’è Chiesa e diventa infruttuoso ogni percorso pastorale che non approda alla mensa eucaristica domenicale.

Ma per avere memoria nella Chiesa, bisogna invocare con fiducia e insistenza lo Spirito Santo, secondo le parole di Gesù: il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, Lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà ciò che io vi ho detto (Gv. 14,26).

Egli, tra gli altri compiti, ha anche quello di ricordare, essere memoria nella Chiesa, per aiutare i Discepoli a riprendere le parole di Gesù, a portarne il peso e giungere a Lui, Verità tutta intera (cfr. Gv 16,12-15).

Lo Spirito non dice altro rispetto alle parole di Gesù, non dice cose nuove, perché le sue parole non passano (cfr. Mt 24,35), ma dice nuovamente alla Chiesa e in modo nuovo e attuale l’unico Vangelo di sempre.

Egli, lo Spirito, fa – per così dire – il dopo scuola nella Chiesa e ripete le parole del Maestro affinché vengano riprese e non vadano smarrite.

Il suo compito è ri-cor-dare, cioè riportare al cuore, alla coscienza della Chiesa e di ogni uomo; sì, alla coscienza perché il Vangelo non rimanga un fatto intellettuale e raggiunga la coscienza individuale che, secondo la bella definizione del Concilio, è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità (GS 16).

Ed è questa una delle urgenze della pastorale attuale: riportare gli insegnamenti al cuore, affinché ognuno prenda coscienza e, liberamente e responsabilmente, viva il dono di Dio.

Prendere coscienza e far prendere coscienza, non sostituirsi ad essa (cfr. Amoris Laetitia) per avere, nelle diverse situazioni, cristiani autentici, credenti e credibili, capaci di dire il Vangelo con la vita e ricordare alla città, che vive immersa nel caos, il primato di Dio su tutto. Così il Vangelo, per non essere dimenticato, abiterà nella forma dei testimoni il mondo sociale e politico, dove si fanno le leggi a favore dell’uomo e del bene comune, e non del politicamente corretto, che calpesta ogni dignità.

Il Vangelo, nel cuore di una mamma e di un papà, abiterà le famiglie dove giovani e anziani danzeranno insieme nel racconto della vita e, così, le culle ritroveranno il posto nelle case. Con l’abito di cittadini onesti, le pagine del Vangelo avranno la bellezza ecologica e la città ricomincerà a respirare con due polmoni. Accanto al letto dei sofferenti, dei disabili, il Vangelo attraverso il volto del volontariato, scriverà ancora pagine di vera carità, di dedizione, di accompagnamento della vita dall’alba al suo naturale tramonto.

È bene ricordare a tutti, in questo contesto confuso, che la Chiesa pensa così, conformandosi al pensiero del suo unico Maestro, che è Cristo.

Alla mensa eucaristica e alla tavola della famiglia ci arriveremo, portando con noi e spezzando per gli altri il pane della parola, il pane eucaristico e il pane della carità, in modo che il ricordo sia sempre sostanziato dalla presenza del Signore.

La Vergine Bella, Donna Eucaristica, che ha conservato nello scrigno del cuore le meraviglie di Dio, e che nel Magnificat ha cantato il Signore che ha soccorso Israele, ricordandosi della sua misericordia (Lc. 1,54), ci insegni ad avere una memoria fresca, lucida e grata per non dimenticare le grandi lezioni dell’Altissimo, racchiuse per noi nel corpo dato e nel sangue versato.

Facendo memoria dei tanti Santi della nostra terra, camminiamo e cantiamo pellegrini verso il Regno, sapendo di trovare, nel frammento eucaristico, il pegno della gloria futura.

 

Dal Palazzo Vescovile
Nocera Inferiore, 29 giugno 2017

 

Vi benedico
+ Giuseppe Giudice, Vescovo