Il Presidente della CEI a Pagani per presiedere la Messa per la festa di sant’Alfonso Maria de Liguori
Diocesi in festa con il cardinale Matteo Zuppi, il presidente della Conferenza episcopale italiana ha presieduto il pontificale nella solennità di sant’Alfonso Maria de Liguori.
L’arcivescovo di Bologna è arrivato questa mattina nella Basilica alfonsiana di Pagani, accolto dal vescovo Giuseppe Giudice, dal superiore prova dei padri Redentoristi Serafino Fiore e dal superiore della Casa madre padre Gennaro Sorrentino.
Un’omelia per il cuore
Ha puntato al cuore, alla morale che è strada per la misericordia, l’omelia del cardinale Zuppi: “Fare vivere l’amore di Dio affinché diventi educazione alla vita”.
È stata questa la costante di sant’Alfonso. L’Arcivescovo di Bologna ha parlato del cuore, “sorprendentemente sensibilissimo” anche quando indurito. Un cuore presente in Tu scendi dalle stelle: “Molti si commuovono a pensare a Tu scendi dalle stelle, vuol dire che ci ha messo il cuore, aveva tanto cuore, quanti cuori consolati ad ascoltare quella melodia”.
Il Presidente della Cei ha ammonito: “Non c’è niente di peggio che lasciare soli nella sofferenza. Quando non proviamo il freddo e il caldo della strada, rifugiandoci nelle comodità, ecco che perdiamo anche noi”
Ricordando il Santo Vescovo: “Alfonso era un padre che ascoltava le esperienze delle persone, di tutti, anche dei lazzaroni. Dava fiducia, li cambiava, perché si era posto dalla parte degli abbandonati, come un padre, riconoscendo l’amore di Dio, che è più della regola”. Attenzione, quindi, ha proseguito il Cardinale: “Talvolta diamo le regole e non diamo amore e la Chiesa diventa da madre a matrigna, Alfonso continua a scaldare i cuori perché è sempre e solo nell’amore, perché Dio ci ama. Quando la legge diventa senza amore è pericolosa per l’uomo”.
Il Dottore della Chiesa “lasciava tutti infiammati del santo amore, non escludeva, perché ci sono costi da evitare.Gesù ama la folla è venuto a salvare non a giudicare, per questo riconosce le ferite”.
Il Signore “libera da spiriti impuri, da tutto ciò che deforma le persone: la solitudine, la cupidigia, che si presenta quando le cose sono più importanti tanto da farmi divenire corrotto”.
Il Presidente della Conferenza episcopale italiana ha ribadito: “Bisogna vincere l’odio con l’amore, la persecuzione con la dolcezza. Siamo chiamati ad essere operai della compassione. Prendiamoci cura uno degli altri, anche di chi non può guarire perché ha bisogno di sentirsi curato”.
Il saluto del Vescovo
Nel suo saluto di benvenuto, il Vescovo ha ricordato il tempo sinodale: “Viene a dare un timbro sinodale alla nostra festa nel giorno in cui celebriamo Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Doctor zelantissimus, le cui spoglie riposano e fremono in questa Basilica a lui dedicata”.
Richiamando ancora il tempo vissuto dalla Chiesa, mons. Giudice ha aggiunto: “L’immagine dei cantieri, scelta per questo secondo anno del Cammino Sinodale, ci può aiutare a comprendere che la Chiesa è sempre in fieri, reformanda, cantiere perennemente aperto”.
Poi ha proseguito: “Chi entra in un qualsiasi cantiere, non conoscendo il progetto, può avere l’impressione di imbattersi in una grande confusione, non avendo gli strumenti e la pazienza necessari per cogliere la realtà poliedrica e prismatica; e, se dimenticassimo che l’architetto del progetto ecclesiale è il Signore, potremmo anche noi confondere e sottovalutare la ricchezza e varietà delle nostre Comunità”.
Il vescovo Giuseppe ha ribadito: “In un tempo magnifico e drammatico, confuso e litigioso, siamo chiamati a costruire avendo chiaro il progetto della casa, sapendo di lavorare invano se non è Lui ad edificare. Siamo chiamati a costruire la casa comune cercando di trovare lo spazio adeguato per ogni persona, specialmente per i più fragili, e gli esclusi dalla festa della vita, in una riscoperta urgente della fratellanza che, mentre calpesta e custodisce terre diverse, volge lo sguardo verso l’unico cielo”.
E nell’affidare tutti al Dottore della Chiesa ha concluso: “Ci aiuti e ci accompagni in quest’ora a piantare sempre di più la Chiesa del Concilio nel cuore dell’uomo e nei crocicchi della storia per incoraggiare ogni persona, nella riscoperta della propria dignità, ad elevare il canto della gratitudine e della gioia”.
I presenti
Alla Messa hanno partecipato i vescovi Antonio Di Donna, presidente della Conferenza episcopale campana, e Antonio De Luca, oltre a decine di sacerdoti. Presenti anche le istituzioni locali, dal sindaco di Pagani, Lello De Prisco, i sindaci del territorio, il rappresentante della Provincia, il consigliere Gerardo Paladino.