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A te, padre Gioacchino

A te, padre Gioacchino. Pubblichiamo la lettera che don Alessandro Cirillo ha fatto pervenire alla redazione di Insieme in ricordo del Vescovo emerito, nel primo anniversario della sua partenza per il Cielo   “Questo il mio comandamento: che vi amiate…

A te, padre Gioacchino. Pubblichiamo la lettera che don Alessandro Cirillo ha fatto pervenire alla redazione di Insieme in ricordo del Vescovo emerito, nel primo anniversario della sua partenza per il Cielo

 

“Questo il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15, 12)

 

Caro padre Gioacchino,

è trascorso un anno dalla tua partenza, un anno in cui nella mia vita è maturata la consapevolezza di una paternità che mai si è dissolta con la tua scomparsa. Per tanti, oggi, sei il Vescovo che ha amato la sua gente con intensità di sentimenti misti tra paternità e amorevolezza, passionalità e guida profetica. Per me, oggi più che mai, quando il tempo rimette in ordine ogni cosa, resti un “padre” che mi ha accompagnato nel cammino della vita.

Il primo incontro

Ancora adolescente, in quel lontano 1987, mi accogliesti nella tua casa a Siano. Erano giorni per te carichi di emozioni, da poco avevi accolto la chiamata di Dio a diventare pastore nella valle dell’Agro per volere di san Giovanni Paolo II.
Mi accogliesti con sentimenti paterni, quasi intenerito dalla mia piccola età, e mi proponesti di entrare in seminario a Salerno. Ricordo, ancor oggi, quel 3 ottobre 1987 quando prostrato a terra nel Duomo di San Matteo, ti accingevi a diventare il vescovo Gioacchino, il Vescovo dell’unità.

Negli anni di seminario, dal ginnasio di Salerno al seminario teologico di Napoli, non è mai mancata con puntualità la tua paterna presenza. Era un tuo assillo, padre Gioacchino, vederci assieme come “gemme” di speranza per la nostra Chiesa dell’Agro.
Le vocazioni erano il tuo tesoro prezioso, che amavi e coltivavi gelosamente. Vivo il ricordo dei tanti momenti vissuti assieme, da seminarista prima e da sacerdote poi. Tanti presbiteri della nostra Chiesa con te sono stati protagonisti di tanti momenti formativi e, più che mai, le nostre vacanze estive passate con te. Tra i tuoi tanti impegni pastorali, ritagliavi spazi e momenti da condividere con noi.
Sembrava rivivere quelle parole di Gesù: “Venite in disparte e riposatevi un po’” (Mc 6, 31).

Gli anni della formazione

Non dimentico le tante tappe vissute con te, ci hai condotto dove la Chiesa è in trincea, dove potevamo respirare l’aria buona della vita ecclesiale: Assisi sui passi di san Francesco, Rimini sull’esempio travolgente di don Benzi, Loppiano nell’amore all’unità di Chiara Lubich, Nomadelfia sull’amore evangelico di don Zeno, Alessano sui passi di don Tonino Bello. Grazie padre Gioacchino per questo tuo desiderio di farci innamorare di una Chiesa dal volto bello e coinvolgente.

Mi hai sempre sostenuto nel cammino formativo verso e durante il presbiterato. Avevi a cuore i giovani sacerdoti, li sostenevi con parole di affetto e di sprono, eri vicino a chi viveva un momento di difficoltà. Ricordo ancora, giovane parroco ad Orta Loreto, una sera tra tante, ti ho visto in fondo alla chiesa mentre celebravo e tu lì in ginocchio in preghiera. Subito pensai: “Cosa avrò fatto di grave perché il Vescovo è qui?”. Con un sorriso mi dicesti: “Sono venuto a vedere come stavi!”. Grazie!

La nomina a segretario

Verso la fine del 2003 mi chiamasti dicendomi: “Vieni, ti devo parlare!”. Come sempre col cuore in gola, mi domandavo cosa vorrà il Vescovo. Nel tuo studio mi chiedesti di poter sostenere e accompagnare il tuo peso nel quotidiano, di diventare tuo segretario. Mi gelai, pensavo né sarò all’altezza? Alla fine sempre con quel volto rassicurante e paterno, con uno schiaffetto mi dicesti: “Vieni, andiamo dalle suore in cucina, che lo diciamo anche a loro!”.

Don Alessandro Cirillo e mons. Gioacchino Illiano a Le Castella

Da allora, insieme, abbiamo vissuto un cammino di unità, di paternità per te e di figliolanza per me. Nei giorni che ho vissuto affianco a te, caro padre Gioacchino, ho condiviso i tuoi pesi, le tue gioie, le tue preoccupazioni per la nostra Chiesa diocesana. I momenti difficili e i momenti belli: come eri felice per la nomina a vescovo del caro don Franco Alfano. Sì, eri felice come un padre che vede crescere, accompagnare e lasciare andare, come una barca sulle onde del mare, i propri figli.

Nel cuore conservo le chiacchierate post pranzo sul terrazzo del Palazzo vescovile, i nostri viaggi in macchina scanditi dalla recita del Rosario e da una risata. Le uscite in giro per la diocesi per visitare sacerdoti e persone amiche. E anche quando dicevo: “Eccellenza, riposate un po’”, mi rispondevi: “Ci sarà tempo per farlo”.

Un altro ricordo è datato il 31 luglio 2007, memoria di sant’Ignazio di Loyola. Le suore erano partite per un momento di riposo in famiglia. Eravamo soli nel Palazzo vescovile. Quel giorno non vi erano impegni pastorali, se non gli orari di ricevimento in Curia. Al mattino presto, come sempre, celebrammo in cappella e lì seppi della tua decisione di inviarmi come parroco a San Valentino Torio. Le tue parole: “Oggi prego per te, poiché ti nomino parroco di San Valentino”. Tristezza e gioia si mescolarono. Prevalse la tristezza, non volevo lasciare la comunità di Orta Loreto e tanto meno te. Con amore e con una pacca sulla spalla, dopo la Messa, mi dicesti: “Andiamo in cucina, che ti preparo un bel caffè”. Era per smorzare quell’aria pensante che era in me. Grazie perché hai sempre saputo leggere nel cuore mio e nel cuore di tanti.

La successione

Siamo al 2011, quando lasciando il Palazzo vescovile ed accogliendo con spirito di fraternità il tuo successore, il vescovo mons. Giuseppe Giudice, iniziava per te il “tempo del silenzio”. Un tempo che è stato fecondo, un tempo nel quale la tua “paternità” è stata da tutti vissuta e cercata, dai sacerdoti e dai fedeli laici. Eri felice quando ricevevi visite di fraternità di sacerdoti, amici e tanti fedeli che arrivavano dai diversi luoghi della Diocesi e dalla tua amata Siano.

Anche nel “tempo del silenzio”, come un figlio che non può lasciare solo il proprio padre, ho continuato a starti accanto. Quante mattine vissute con te in casa oppure per un’uscita fuori porta. La tua meta preferita? Il Santuario della Madonna di Pompei, per te stare ai piedi della Madonna era una necessità, un amore filiale verso la Mamma celeste; lì ritrovavi i tuoi ricordi di gioventù legati agli amati genitori e lì si rinnovava l’amicizia nella preghiera con il compianto amico mons. Francesco Saverio Toppi.

Il tempo del silenzio

Il tuo “tempo del silenzio” è stato un tempo di grazia per tutti, ma lo è stato ancora di più per le persone accanto a te. Da suor Federica a don Domenico, tutti hanno potuto constatare la santità umile e nascosta della tua esistenza e l’amore all’unità, la ragione della tua vita. In questo tempo hai conosciuto anche la fatica della croce. Come Simone di Cirene, hai portato la croce con Gesù. Molti i momenti vissuti accanto a te a sostenere il tuo passo: la rottura di un femore, l’ischemia, la rottura di un braccio, la debolezza dovuta all’età. In tutto questo hai sempre rimesso la tua vita nelle mani del Signore e della Madonna.

Un giorno mi confidasti di una promessa fatta alla Madonna nella grotta di Massabielle a Lourdes: “Accetto tutto, qualsiasi sofferenza purché questa sia per la santità dei miei sacerdoti e per il bene della mia Chiesa”. Rabbrividisco ancora al solo pensare quel momento e come l’hai incarnato nella tua vita di uomo, crocifisso con Cristo. Anche nella tua sofferenza hai sempre ripetuto il tuo: “Ut unum sint”. Grazie, caro padre Gioacchino, perché il tuo a Cristo è stato fedele fino in cima al tuo calvario.

Il biglietto

Il biglietto scritto da mons. Gioacchino Illiano a don Alessandro Cirillo

Un giorno mi consegnasti un biglietto scritto di tuo pugno. Scrivevi che desideravi una testimonianza sul tuo ministero episcopale al servizio della Chiesa che è in Nocera Inferiore-Sarno. La tua richiesta mi sembrò alquanto strana, non riuscivo a capire il perché, quasi a raccogliere gli ultimi tasselli della tua vita e metterli in ordine. Risposi: “Eccellenza, va bene. Poi vi scriverò quanto richiesto!”. Non l’ho mai fatto perché mi sembrava scrivere qualcosa su qualcuno che andava via, per precedermi lungo la strada dell’eternità.

Oggi capisco il senso della tua richiesta, oggi tutto è più chiaro, distinguo tutto nitidamente. Volevi, caro mio padre Gioacchino, che potessi dire davanti a Dio in verità cosa sei stato per me. Oggi, ti dico che per me sei una presenza di padre amorevole, una testimonianza di pastore santo, e di un uomo innamorato di Cristo e della sua Chiesa, che mi accompagna, ogni giorno, nel mio cammino sacerdotale.

L’addio

“Muoio felicissimo di essere cristiano, prete e Vescovo della Chiesa cattolica e ringrazio quanti mi hanno aiutato a diventare sacerdote ed a vivere questi doni”. È quanto scrivevi nel tuo Testamento d’amore e di unità alla tua Sposa, alla Chiesa di Nocera Inferiore-Sarno. Ed oggi, caro padre Gioacchino, ringrazio io te per quanto in tanti anni hai saputo donare alla mia vita.
Tu non sei lontano, tu sei con me e con quanti hai amato ogni istante, in Cristo Gesù, nostro unico Maestro. Non so quando l’eterno Padre vorrà, ma un giorno ti rivedrò.
Per ora prega per me caro vescovo Gioacchino. Con Te ripeto ancora il tuo instancabile: “Ut unum sint”.
Come vedi ho mantenuto la promessa.

 

Don Alessandro Cirillo

 

Il vescovo mons. Giuseppe Giudice benedice il feretro di mons. Gioacchino Illiano al termine dei funerali nella Cattedrale di San Prisco in Nocera Inferiore (foto Dina Coppola)

 

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