Natale 1990
GESÙ CRISTO NEI SUOI MISTERI
Carissimi,
vogliamo evitare di ricadere in un luogo comune che si sente arrivare in questi giorni dai pulpiti delle chiese, quello cioè di attaccare il comunismo, di finire nelle sdolcinature e sentimentalismi sul bambino nella mangiatoia…
Dopo duemila anni possiamo dire che Gesù è diventato adulto!…Natale deve ricordare la nascita, l’Incarnazione del Figlio di Dio, cioè l’inizio dell’opera di salvezza che si coronerà con la Pasqua. Infatti, la Pasqua è la prospettiva di Natale, e viene detta, questa notte, anche “Pascha incoata”.
Con la liturgia, dunque, diciamo: “Rallegriamoci tutti nel Signore, perché è nato nel mondo il Salvatore. Oggi la vera pace è scesa a noi dal cielo”.
Permettetemi, carissimi fratelli, che vi rivolga un pensiero ed una semplice considerazione proprio nella prospettiva del Natale che segna l’inizio della nostra salvezza, che si realizza nella Pasqua del Cristo e nostra.
Le tre liturgie delle messe natalizie non sono tre ripetizioni dello stesso tema, ma visto da tre angolature diverse.
Guardiamo, ad esempio, i tre brani evangelici del Natale:
1 – Quello della notte – afferma la storicità dell’Evento;
2 – Quello dell’aurora – presente l’impatto con i primi, cioè con le prime persone che vengono a conoscenza
dell’Evento;
3 – Quello del giorno – dà una visione globale della persona e dell’opera del neonato.
A queste tre angolazioni sono collegate tutte le altre letture delle Messe.
Cogliamo qualche suggestione da questa liturgia della Notte: essa ci vuole fare accostare alla certezza storica della nascita del Salvatore.
L’evangelista S. Luca ci tiene ad ubicare (in un contesto storico che lo oggi chiameremmo “civile” e che allora tutti conoscevano) la nascita di Cristo. non si tratta però solo della nascita di Cristo quale uomo del suo tempo, ma di Cristo quale “salvatore”. Certo, questa seconda, ulteriore, certezza non può venire dai libri di storia, bensì da “testimoni”: i pastori, avvisati in modo straordinario, miracoloso, da un angelo.
Di Cristo come salvatore abbiamo, se vogliamo, una nuova certezza: l’adempimento di una profezia (come nella Prima Lettura) che, per quanto sfumata come ogni profezia, in nessuno, prima di Cristo, nemmeno parzialmente, si è avverata.
Ma se è, però, “salvatore dell’uomo” e se lo libera dai suoi aspetti negativi, tutto ciò deve riconoscersi nell’uomo “salvato”, cioè in noi, nella nostra vita, nel nostro nuovo mondo di essere e di vivere in conformità al salvatore.
Ed ecco le affermazioni di Paolo nella Seconda Lettura: “La grazia apportatrice di salvezza… ci insegna a rinnegare l’empietà ed i desideri mondani e a vivere con sobrietà giustizia e pietà… zelante nelle opere buone”
Siamo invitati, dunque, da questa Parola di Dio, a mettere l’accento su tre momenti, da riflettere, oltre che comunitariamente, anche privatamente:
1) – La storicità dell’uomo Gesù, di cui parla un libro storico com’è il Vangelo;
2) – Il suo essere “salvatore” come uomo: l’uomo inviato da Dio, che è fedele alle profezie ed attua la promessa in Cristo, nato dalla Vergine: l’Emmanuele! Dio con noi.
3) – Il cambiamento che il salvatore opera nel salvato (e, in fondo, questa è la realtà più importante a cui ci richiama il Natale tramite S. Paolo nella Seconda Lettura). Viene spontaneo il confronto con le caratteristiche del salvato, come vuole l’apostolo “… nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo, cioè quando verrà alla fine dei tempi… rinneghiamo l’empietà e i desideri mondani ‘ed impariamo’ a vivere con sobrietà e giustizia r pietà in questo mondo…”.
Ricordiamo che Egli, Gesù, è venuto nel mondo e si è fatto uomo e “ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro, che gli appartenga, zelante nelle opere buone”.
Natale, carissimi, viene ricordato e celebrato ogni anno dalla Chiesa, per aiutarci a comprendere quanto Gli costò l’averci amato, come canta S. Alfonso.
Anche oggi, a noi uomini che ci avviamo al duemila, Cristo ha ancora qualcosa da dire e la festa del suo Natale ce lo annuncia a grandi toni: Dio, nonostante tutto, ci ama e per noi non risparmia il suo Figlio unigenito.
L’uomo sapiens, l’uomo tecnologico, l’uomo di sempre ed aperto alle più sconvolgenti realizzazioni, deve ricordare che è sempre dentro di sé che si risolvono i problemi veramente “umani”, degni di tal nome e, alla fine, è sempre dentro la propria coscienza che si decide tutto, cioè il rapporto con Dio, con il prossimo e con se stesso. Cristo è venuto proprio per andare incontro all’uomo in questa dimensione interiore e spirituale.
Auguro a tutti un personale incontro con Cristo.
Buon Natale.