(Messa all’ospedale “Umberto I” di Nocera Inferiore)

I. Il dono della vita:

Appello alle famiglie, ai medici, ai volontari

Celebriamo oggi la XVI Giornata della Vita. È un appuntamento annuale per ricordare l’infinita dignità di ogni essere umano. È un’occasione di preghiera e riflessione per tutti, credenti e non credenti. Siamo venuti in un ospedale per dire che la Chiesa è vicina ad ogni persona che soffre, vuole accompagnare tutti quelli che si trovano nel bisogno. Ringrazio il Cappellano per l’invito, il Direttore sanitario e il Direttore amministrativo per l’accoglienza, i volontari del Centro “Progetto Famiglia” per avere animato questo incontro. Il tema di quest’anno, in sintonia con l’Anno della Famiglia, è “la Famiglia, tempio della vita”. i Vescovi invitano a riscoprire il “legame profondo che unisce tra loro la famiglia e la vita”: “la famiglia è il luogo naturale in cui si accende e nasce, cresce, e matura, declina e si spegne la vita”; nella famiglia “la vita viene custodita, amata e servita”. In un’occasione così solenne non posso non sottolineare il valore della vita, un dono che nessuno può sciupare. Vorrei allora rivolgermi a quanti, a diverso titolo, sono impegnati a difendere, custodire e servire la vita umana. Una parola per le famiglie che accolgono la vita come un peso e sono tentati di ricorrere all’aborto. Una parola per i medici e quanti operano nel mondo della santità. Una parola, infine, per quanti hanno scelto di impiegare risorse ed energie in questo campo di volontariato.

II. Alle famiglie

Carissimi sposi, molte coppie oggi rifiutano di avere figli, altre ne hanno fatto del figlio unico quasi una regola, altre ancora ricorrono all’aborto. Non sono poche le famiglie i cui figli non trovano un ambiente sereno e familiare per la propria crescita. Sono situazioni che suscitano una legittima preoccupazione in tutti gli uomini di buona volontà. Vorrei far giungere ad ogni famiglia che si trova in difficoltà la mia solidarietà, vorrei poter dire a tutti gli sposi: non scoraggiatevi di fronte ai problemi; eliminate dal cuore ogni forma di rassegnazione; non spegnete la scintilla della vita che Dio ha acceso nel vostro grembo: l’aborto non risolve i problemi, ma crea un disagio ancora maggiore nella donna e nella coppia. Tornate ad essere la “culla della vita e dell’amore”. Apritevi alla procreazione con gioia e responsabilità, ma anche con fede e generosità. Accogliete i figli come un dono di Dio e impegnatevi a farli crescere in un ambiente ricco di amore. Con particolare amore vorrei rivolgermi anche alle donne che hanno abortito. Sì, non meravigliatevi. Avete compiuto questo gesto per tanti motivi: la solitudine dinanzi ad una maternità inattesa o indesiderata; la situazione economica o familiare, il timore di non saper dare alla nuova creatura il necessario sostegno, la paura del giudizio degli altri. Il vostro gesto rimane profondamente “ingiusto”. Ma non siete condannati da nessuno, neanche da Dio! Il Signore vi aspetta per farvi grazia, vuole darvi il suo perdono e la sua perché totalmente rinnovate possiate essere testimoni di speranza. Chiedete con fiducia il perdono di Dio accostandovi al sacramento della riconciliazione. E dopo siate tra coloro che difendono la vita, sempre e comunque, di ciascuno e di tutti. In questo campo, purtroppo, la donna non è mai sola; un figlio nasce sempre per l’azione di due persone. Anche l’uomo ha la sua responsabilità morale, civile e religiosa. Occorre prendere coscienza della propria azioni e cambiare modo di pensare e di agire, davanti a Dio e agli uomini.

III. Ai medici e agli operatori sanitari

Anche a voi, medici, infermieri e operatori sanitari, vorrei far giungere il mio appello. La vostra professione vi ha dato il compito di essere “custodi e servitori della vita umana”. Il vostro lavoro vi mette ogni giorno a contatto con l’uomo che soffre, vi impegna non solo a curare il corpo, ma a riconoscere in ogni persona il volto di Cristo. il malato prima di essere un corpo, è una persona che racchiude un mistero. Accogliete ogni ammalato con gioia e amore, assistetelo con dedizione e competenza, fate in modo che in nessun caso si senta un peso, date un senso al vivere, al soffrire e al morire. Quante volte, un vostro gesto, una vostra parola riaccende la speranza e la vita! Ma non posso tacere, in questo giorno, il tema della vita: è dono di Dio che nessuno può sciupare né tantomeno sopprimere. La legge civile, che garantisce l’aborto nelle strutture pubbliche, non sopprime quella legge che Dio ha scolpito nella coscienza dell’uomo e che dice: “Non uccidere!”. La prima carità da fare all’uomo di oggi è quella della verità: la vita di una persona comincia fin dal concepimento e termina con la morte naturale. “Far morire” una persona non può mai essere una “cura”, ma sempre un’ingiustizia che apre una ferita nel cuore della società. Ai medici e al personale sanitario che si riconoscono cristiani vorrei ricordare che la dottrina della Chiesa chiede di fare obiezione di coscienza, come anche la legge concede (Legge 194/78, art. 9). Non è solo un diritto ma anche un dovere, anzi una “obbligazione morale e grave” (CEI, Istruzione Comunità cristiane e accoglienza della vita umana nascente, 1978, n. 42). La fedeltà professionale non può essere invocata come giustificazione, al contrario proprio essa viene contraddetta perché compito del medico è quello di servire la vita non di sopprimerla! Scusate la franchezza: come pastore della Chiesa non posso tacere, come cittadino credo di avere il diritto anch’io di dire la mia. Nel nostro Agro Nocerino – Sarnese esistono vere strutture di morte, pagate dallo Stato, cioè dai cittadini. E noi gridiamo contro la camorra, la droga e l’usura che uccidono! Quale strana società! Come se ammazzare non fosse sempre peccato!

IV. Ai volontari

Un’ultima parola vorrei rivolgerla a quanti operano generosamente per aiutare le famiglie ad accogliere la vita e per accompagnare l’ammalato nella sua sofferenza. Voi, giovani e adulti, uomini e donne, siete il segno e la garanzia di una società più umana che sa accogliere e servire. Voi date un contributo essenziale e insostituibile allo sviluppo di una società a misura d’uomo. Non scoraggiatevi dinanzi alle difficoltà, non temete di servire i più poveri e abbandonati. Ma fate tutto questo con gioia e amore, con generosità e competenza, collaborando sempre con le varie istituzioni sociali. Il Signore che vi ha ispirato questo servizio saprà ricompensarvi adeguatamente. A nome della Chiesa ringrazio tutti e ciascuno. Sentitevi sempre accompagnati dalla mia preghiera. Questa Giornata non può limitarsi ad una pura celebrazione, ma deve toccare i cuori e ispirare nuovi sentimenti e nuove scelte. Sono convinto che il Signore parla al cuore di ciascuno.

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