Tonino era nato a New Haven nel Connecticut (USA) il 26 giugno del 1926 da Giuseppe e Angela Elefante. Era venuto in Italia il 4 agosto del 1928. Fu un giovane dal tratto amabile e gioviale. Conquistava chiunque al primo contatto. Lo distingueva una bontà tutta particolare: era aperto ad ogni bisogno familiare e sociale, scolastico o civile, materiale o spirituale. Dotato di un’in­telligenza non comune e di una volontà ferrea, in famiglia come nella Fuci, in classe come in sezione, “nel tempio della mente come nel sacrario dell’anima egli sarà buono e studioso, volitivo e altruista, dinamico e pio” .

Privandosi di giuste necessità per le quali la mamma gli conce­deva le relative somme, Tonino ne disponeva a favore di chiun­que gli avesse espresso un desiderio o esposta un’esigenza. Con la carità camminavano di pari passo la sua vita di preghie­ra, quella personale e quella liturgica, ed in questa la pietà eucaristica e quella mariana avevano il primato.

Di lui il prof. P. Ludovico Storti o.p., preside del Liceo-Ginnasio di Madonna dell’Arco, in cui Tonino fu professore ed educatore per due anni, così il 6 agosto del 1954 scriveva: “Conobbi Tonino Mosca tre anni or sono, quando lo assunsi come insegnante di Lettere nella seconda media. Non ricordo le parole che ci scambiammo, ma ricordo benissimo che mi colpì il suo gentile e devoto sorriso. Con il tempo mi accorsi che quel sorriso traspariva da un’intima bontà, per­ché la sua anima viveva la serenità dei giusti”.

E ancora: “… per la scuola (Tonino) aveva un culto. Pur venendo da così lontano ogni mattina, da Nocera a Madonna dell’Arco, mai un ritardo, mai un’assenza. Nessun bisogno familiare gli faceva chiedere un permesso. I sacrifici per la puntualità gli facevano amare di più la scuola”.

A proposito della pietà eucaristica di Tonino, lo stesso P. Storti, dopo averlo sentito parlare su l’Eucaristia e i giovani, così si espresse: “Nella sua vita giovanile si era accorto che la gioventù può trovare la salvezza solo nell’Eucaristia… Ecco che lui avendo sperimen­tato questo cibo lo additava ai giovani”.

L’altro luogo in cui Tonino affermò e formò in modo particolare la sua persona fu la Fuci “G. Moscati”, soprattutto dopo la ripre­sa del 15 aprile 1946.

Tonino, ventun anni, era iscritto al secondo anno della Facoltà di Lettere e Filosofia quando fu acclamato all’unanimità presi­dente della rediviva sezione universitaria. In questo lavoro apo­stolico profuse tutto l’impegno del suo servizio di carità. Ecco quanto, tra l’altro, Egli disse nella prolusione al nuovo anno accademico 1947: “Un nuovo anno s’inizia per noi, maggiori impegni dobbiamo noi assumere, altre responsabilità ci fanno meditare sul nostro operato e sulla qualifica così impegnativa che noi abbiamo assunta.

Si veda il passato e si rifletta su ciò che bisogna compiere nel futuro.

La vita della Nazione non ancora è ritornata alla normalità. Come tri­ste retaggio di una guerra perduta noi assistiamo alle dolorose funeste conseguenze.

Occorre rifare l’Italia! Urge la soluzione di tanti problemi è il grido imperioso che si innalza dovunque. Ma accanto a queste frasi ben altre si sentono piene di odio e di sdegno contro la più nobile e santa istitu­zione, la Chiesa.

«Tutta la colpa è della Chiesa!» si osa affermare da molti incoscienti, smarritisi nell’oscura selva dantesca…

Perciò noi non possiamo e non dobbiamo stare inerti, ma occorre affrontare il pericolo e superarlo. Appartenenti alla Fuci, è nella nostra sede che è la fucina dove si temprano i santi e gli eroi, che noi dobbiamo forgiare le nostre coscienze, e slanciarci per il mondo…Iniziamo questa lotta d’amore e diventiamo apostoli zelanti e attivi… l’associazione allora ci diventerà come una seconda famiglia, la scuola severa della nostra formazione alla vita, e il campo fortunato delle nostre ascensioni, delle nostre spirituali conquiste, dei nostri volti arditi verso Dio!”.

Tonino non viveva la vita fucina soltanto nel chiuso della sede nocerina che allora funzionava nei locali annessi alla chiesa di S. Gioacchino, ma avvicinava gli associati anche nei bisogni e nelle circostanze quotidiane raggiungendoli con ogni mezzo.

Il Mosca porta a compimento nel luglio del 1949 i suoi studi uni­versitari. Nell’agosto del 1950 muore il papà in America, con tutte le immaginabili conseguenze dal punto di vista economico.

Nell’anno scolastico 1950-51, dopo un mese di supplenza presso il Liceo “Tasso” di Salerno, Tonino accetta l’incarico presso il Liceo-Ginnasio “Scoppetta” di Amalfi. A distanza di un solo anno dal padre muore anche mamma Angela.

Impegnato professionalmente, Tonino deve abbandonare, suo malgrado, la presidenza della Fuci, anche se sarà vicino, spiri­tualmente e con i suoi continui scritti, ai federati.

“Lontano da voi, miei cari amici, per impegni professionali, mi sento sempre vicino col pensiero e con la preghiera, – scriveva il 31 gennaio del 1951 al vice presidente –. Tu ora, l’arbitro principale delle fortune fucine, con calma, con serenità e con fiducia nel Signore, provvedi a curare i tuoi fratelli e ad essi sii largo dispensatore di esempio e di affetto.

Pensa che la Fuci è una famiglia di pochi membri, ma guarda al fulgi­do passato di questa famiglia e ti convincerai che tutto è stato compiu­to non per opera nostra, ma per virtù divina”.

E al primo Assistente, P. Bernardino Vitolo o.f.m., il 14 marzo del 1951, scriveva il suo grazie di cuore, aggiungendo: “Pur essendo lontano, pur avendo ormai rinunziato alla Presidenza, a causa del mio insegnamento, non trascuro quei giovani che furono al mio fianco e mi collaborarono fedelmente…

Se a me non fu concesso operare grandi cose in Fuci, ho avuto almeno la gioia di mantenere in vita il movimento che quest’anno spero realiz­zerà grandi manifestazioni; prima fra tutte la Pasqua universitaria pre­dicata dal fondatore e primo Assistente.

Ormai io e voi siamo lontani e direttamente non possiamo interessarci, ma li ricorderemo al Signore ogni giorno: voi nel Sacrificio della Messa; io nelle quotidiane preghiere”.

Ma il giorno del distacco da questa terra era alle porte. I suoi ulti­mi desideri Tonino li aveva scritti su di un foglio trovato dopo il suo decesso, avvenuto il 17 luglio del 1954.

Erano riservati alla sua Fuci e al ministero sacerdotale: per loro offriva tutti i suoi dolori e la sua forzata immobilità. Le sue ulti­me parole – confidate con voce flebile al P. Bernardino Vitolo, suo padre spirituale  – furono: “Che i Fucini si avvantaggino spiritualmente ed intellettivamente per questa croce datami da Dio…, e che i sacerdoti per questa piccola goccia di dolore che intendo unire ai divini dolori del Figlio di Dio sappiano ancor meglio comprendere e sempre meglio attuare la loro missione di salvezza”.

Il vescovo di Nocera dei Pagani S. E. Mons. Fortunato Zoppas, oggi Servo di Dio, così il 15 maggio 1955 si espresse nella pre­fazione al discorso commemorativo tenuto da P. Bernardino su Tonino Mosca e dato alle stampe: “Ogni volta che l’ho incontrato, mi ha sempre colpito la sua compitezza rivelatrice di un principio inte­riore di vita cristiana al quale si conformava tutta la trama della sua giovane esistenza.

Lo vidi accostarsi alla Mensa Eucaristica: era tutto concentrato nell’a­more del Signore fatto cibo dell’anima sua e la serenità del suo volto sembrava rifletterne l’innocenza del cuore.

Lo sentii parlare di problemi organizzativi della vita cristiana; capii che nel suo cuore albergava un ardente zelo di apostolo ed ammirai il fine intuito col quale sapeva prospettare le difficoltà e le possibilità per l’af­fermazione dell’idea cattolica.

Nella cultura potei constatare che egli era preparato con uno studio metodico, coadiuvato da mente aperta e da forte ingegno.

Fu giovane, studente e professore esemplare.

Avremo voluto che non fosse tramontata mai questa creatura.

Al Signore invece è piaciuto chiamarla all’eterno premio.

La fiamma però che Tonino Mosca ha acceso non dovrà mai spegner­si…Arda perciò in mezzo alla gioventù studentesca ed ai Professori la fiamma accesa da Tonino. Arda, si moltiplichi e divampi ad illuminare le menti a a riscaldare i cuori. Che dalla vita cristiana quale l’ha vissu­ta Tonino Mosca, possano tutti avere luce e calore perenne”.

(Da MONS. MARIO VASSALLUZZO, La Chiesa di S. Gioacchino in Nocera Inferiore tra passato e presente, ed. International Inner Wheel, Nocera Inferiore 2005).

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