Beato Bonaventura da Potenza
Beato Bonaventura da Potenza
Il 4 ottobre del 1666 nel Convento di S. Antonio di Nocera Inferiore, vestì l’abito religioso all’età di 15 anni, Carlo Antonio Gerardo Lavagna, nato a Potenza il 4 gennaio 1651, da Lello Lavagna e Caterina Pica.
Fu battezzato nella Cattedrale di Potenza e nella stessa Chiesa ricevette la Cresima, l’11 marzo 1657 all’età di 6 anni.
Visse la sua fanciullezza tra lo studio, gli amici, la lettura di libri religiosi. Frequentava molto la Chiesa di S. Francesco a Potenza, dei Frati Minori Conventuali. E’ in questa Chiesa che il giovane Carlo matura la sua scelta vocazionale sulle orme del Serafico D’Assisi.
Nel 1666 durante un passaggio del Ministro Provinciale dei Frati Minori Conventuali, P. Antonio da Pescopagano, il giovanissimo Carlo chiese di entrare a far parte della famiglia Francescana dei Conventuali. La domanda fu in maniera entusiasta appoggiata dai Frati di S. Francesco di Potenza e nell’ottobre del 1666, Carlo entrò al Convento di S. Antonio di Nocera Inferiore per intraprendere il
cammino del Noviziato. Il 4 ottobre vestì l’abito religioso assumendo il nuovo nome di Fra Bonaventura.
Il suo primo biografo Fra Giuseppe Maria Rugilo osservò che il “suo Noviziato non fu che la continuazione del suo fervore, accresciuto di qualche grado” dal tumulto evitato del secolo, dalla quiete trovata nel chiostro, dalla frequenza degli esercizi spirituali e da tutta la santità della disciplina regolare, perché discepolo già esercitato nella Scuola della perfezione. Si distinse molto fra i suoi compagni Novizi.
Il 5 ottobre del 1667 Fra Bonaventura emise la Professione semplice nelle mani del Guardiano del Convento nocerino di S. Antonio, P. Francesco da Cerchiaro.
Alcuni giorni dopo, Fra Bonaventura riceve la sua nuova destinazione, al Convento di S. Antonio di Aversa, dove era il seminario dei giovani Professi, iniziando il corso di studi.
Con Aversa iniziò l’itineranza di Fra Bonaventura fra i Conventi della Provincia. Nel 1668 è a Maddaloni, nel 1669 a Lopio, nel 1672 ad Amalfi , dal 1680 al 1687 a Napoli nel Convento di S. Antonio fuori Porta Medina, a Maranola, a Giugliano, a Montella, a Sorrento e a Capri. In questi anni Fra Bonaventura ha lasciato in tutti questi luoghi i segni di una presenza di grande spessore spirituale e di edificazione del popolo e dei confratelli.
Ad Amalfi Fra Bonaventura completa la sua formazione con il P. Maestro Ven. Domenico Girardelle da Muro Lucano. Nel 1676 viene Ordinato Sacerdote.
Il suo peregrinare per i Conventi era dovuto al fatto che tutti lo volevano nel proprio Convento essendosi diffusa la sua fama di santità. Ogni Guardiano lo richiedeva, tanto da essere definito dal suo maestro di Amalfi : “Il religioso conteso” Durante il suo soggiorno a Napoli, accorrevano a lui per la guida spirituale popolo e nobili. A Capri fu mandato nel 1687, per tre soli mesi, per riaprire con altri due frati un’antica casa dei Conventuali.
Ritornato a Napoli nel 1688, fu trasferito ad Ischia, dove la sua opera lasciò una forte traccia tra l’apostolato ai pescatori e ai contadini, la cura spirituale delle Clarisse e la visita al carcere.
Estirpare dall’isola i peccatori e far cessare le miserie dei poveri, sono stati gli obiettivi che perseguì con sacrifici P. Bonaventura nei dieci anni ad Ischia. Qui conobbe Don Sabbato Schiano, Sacerdote della Diocesi di Ischia, studioso della perfezione, che fu suo amico indivisibile.
Nel 1698 al 1703 fu di nuovo a Napoli, nei Conventi di S. Maria Apparente e di S. Antonio fuori Porta Medina.
Nel 1703 il Beato Bonaventura fu nominato dal Ministro Provinciale, P. Bonaventura Zola, Maestro dei Novizi, e ritornò con l’incarico più importante della sua vita al Convento di S. Antonio di Nocera Inferiore.
Dal 1703 al 1707 P. Bonaventura formò una vera e propria scuola di santità dando vita ad una intensa stagione spirituale, dentro il convento e fuori, verso il popolo. Numerosissime persone si convertirono ad una vita più santa dopo l’incontro con il Beato. Per incarico del Vescovo di Nocera, Giovanni Battista Carafa, fu anche il direttore spirituale delle Clarisse.
“I poveri – diceva – vogliono soccorso, gli afflitti consolazione, gli animi e i corpi infermi spirituale e temporale medicina”.
Insigni discepoli si formarono con il Beato Bonaventura, tra i quali Fra Francesco Maria Tolbe di Abriola, Fra Bonaventura Casella da Napoli, il nocerino Fra Tommaso Albanese, che iniziò l’anno di noviziato nel 1705 all’età di 23 anni, ed emise la professione l’anno seguente. Fra Paolo Misatro, Fra Giuseppe da Saponara, Fra Giuseppe Piecinisco, Fra Eugenio da Pescopagano, Fra Bonaventura Garofano. Dei suoi discepoli sono rimaste preziose testimonianze sul loro Maestro, P. Bonaventura da Potenza, della sua santità di vita e capacità di testimonianza; della sua diligenza, prudenza, umiltà e dolcezza. Ma anche della sua precisione. Sapeva essere soavemente rigido nella sua guida. Non usava mai violenza, ma la sua forza era la convinzione, facendo comprendere che tutto andava fatto nella prospettiva dell’eternità.
Le biografie del Beato riportano del cambiamento radicale di un giovane frate, Arcangelo Rossi, che per il suo fare polemico, scontroso, baldanzoso, indolente e presuntuoso, girava da una comunità all’altra rendendosi a tutti insopportabile. Nipote di P. Pasquale Rossi, Guardiano del Convento nocerino, fu mandato a Nocera, ma alle cure di P. Bonaventura. Dopo il tempo vissuto con P. Bonaventura, Fra Arcangelo divenne addirittura da esempio a molti, di osservanza, di moderazione e di umiltà, come hanno testimoniato molti Frati incontrandolo negli anni successivi.
Nel 1707 P. Bonaventura fu trasferito nuovamente al Convento di S. Antonio fuori Porta Medina di Napoli, dove continuava ad istruire, predicare, confessare e servire il popolo nella Napoli dei vicoli e dei potenti. Sempre la missione del Beato era di farsi santo e fare santi. Nel 1710 fu mandato a Ravello con altri frati, per la riapertura del Convento di S. Francesco soppresso nel 1653. Nel cuore dell’inverno ogni cosa nel Convento si presentava nella fatiscenza dell’abbandono: mura cadenti, poche suppellettili per l’altare ed altre carenze che non rendeva per nulla facile la vita. Scoraggiati da ciò, P. Domenico Vessicchio, Guardiano del Convento ravellese e gli altri frati abbandonarono il luogo. Vi rimase solo P. Bonaventura.
I motivi erano sempre quelli che hanno contrassegnato la sua vita: obbedienza al mandato del Superiore, carità verso le anime bisognose, amore per la povertà.
Gli fu affidato dal Vescovo di Ravello la cura spirituale dei due Monasteri delle Sacre Vergini nobili presenti nella Diocesi, e lo nominò suo confessore. Anche Mons. Catiello, Vescovo di Minori, gli affidò le cure dei Monasteri della sua Diocesi, e lo nominò suo consigliere spirituale. Percorreva a piedi la strada da Ravello ad Amalfi , visitando i poveri. Finché visse da solo celebrava l’Eucaristia alla presenza del popolo, che numeroso accorreva da tutta la Costiera Amalfitana, finché non ritornarono altri religiosi.
Morì nel convento di Ravello il 26 ottobre del 1711 e fu sepolto sotto l’Altare maggiore.
Illustre figlio di S. Francesco, il Beato Bonaventura da Potenza ne imitò fino all’eroismo la povertà, la purezza, la carità, lo spirito di mortificazione. Si distinse particolarmente nell’obbedienza, tanto da essere definito “ il Santo dell’obbedienza”. La sua vita fu arricchita di doni preziosi.
Una grande devozione si conserva verso il Beato Bonaventura da parte del popolo nocerino e nella vicina Pagani; ogni anno numerosi pellegrini si recano alla sua tomba per attingere alla sua spiritualità.
Lo si può definire sicuramente un illustre figlio della città di Nocera nella quale, il Beato Bonaventura da Potenza, ha trascorso sicuramente gli anni più importanti e più intensi del suo cammino di vita: il Noviziato e l’incarico di Maestro dei Novizi.
Nella peregrinatio dell’urna contenente le spoglie del Beato a Pagani, paese molto devoto al Beato Bonaventura, dal 12 al 15 Settembre del 1962 e di seguito a Nocera Inferiore, dal 15 al 19 settembre 1962, un bagno di folla partecipò alle solenni processioni, all’arrivo e alla partenza, alle Liturgie e ai pellegrinaggi dei fedeli. A Nocera Inferiore, nella Chiesa di S. Antonio, in quella occasione fu donato dal Sindaco della città, Ferdinando Rossi, un artistico calice, perché fosse usato nelle celebrazioni delle S.S. Messe sulla tomba del Beato Bonaventura, a testimonianza dell’attaccamento dei nocerini verso il Beato.
(Da DON ROBERTO FARRUGGIO, Sulle Orme dello Spirito… nel bimillenaria cammino della Chiesa Priscana, Editrice Gaia, Angri 2007).