Attendere

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Attendere. Semplici appunti di un Vescovo nel Tempo Liturgico.
Attendere insieme nella notte. Attendere nel cuore dell’Avvento.
Attendere con l’avvento nel cuore della tua Chiesa che attende. Attende? Si, attende!

Attendere nella notte, la notte in cui ti chiamano perché un giovane, figlio di amici, è morto nella notte lungo l’autostrada della vita.
Attendere nel buio e chiedere al silenzio qualche frammento di Parola per parlare ai loro occhi, già spalancati sul vuoto.
Attendere insieme, mano nella mano, permettendo alle lacrime di purificare il grido e il lamento del cuore.
“È bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore” (Lam 3,28).

Attendere insieme nello spazio bianco, sala d’attesa come la vita, e chiedere a Maria, la Madre, il coraggio di poterlo abbracciare nel silenzio della notte.
Era bello il mio ragazzo!… attendere! Natale verrà, anche per chi non attende più nessuno, anche per quel figlio, perché il Figlio prende la carne di ogni uomo.

Attendere ancora.
E vedere negli occhi di quegli sposi la speranza della vita che sta per nascere.
Attendere il grido della vita e accoglierla come un dono sempre nuovo.
Stare attenti ad ogni nascita, ad ogni grembo, anche quello vuoto, che può aprirsi ad un affidamento, che è nuova nascita. Ogni germoglio è promessa di vita.

Attendere che un figlio ritorni da sentieri difficili.
Attendere nei giorni sempre uguali.
Attendere nell’ingorgo della vita, prigionieri di un progresso che ci ha rubato l’anima, e ascoltare l’urlo del clacson, forse per non ascoltare le voci di dentro, i pianti dell’anima, i singhiozzi del cuore.

Attendere nelle lunghe file senza dimenticare che anche chi mi sta accanto è mio fratello e vuole arrivare con me.
Attendere e avere il tempo di riconciliarsi, prima di andare dal giudice.

Attendere nelle nostre Chiese senza urlare, senza parlare troppo e sognare una liturgia semplice e sobria, capace di aprire dentro nuovi avventi e nuovi mattini di Luce.

Attendere sapendo di essere poveri e pellegrini, figli in attesa.
Attendere nella consapevolezza che Egli dà appuntamento nella sua Chiesa.
Inchiodato, attende. Inchiodati, aspettiamo.

Attendere nuovi passi nella propria vita, nel cuore, nelle stanze dell’anima.
Attendere un ricominciare, dopo la festa e dopo il lutto. Mai dire “ormai”, ma “nonostante” e ripartire.

Risognare si può. Ricominciare si può.
E chiedersi come Nicodemo: “Come può un uomo nascere quando è vecchio?” (Gv 3,4).

Attendere, nonostante tutto, il Natale.
Sapendo nel dubbio dei giorni – certezza della fede – che verrà. Povero, in una povera grotta , verrà. È una promessa!

E mettersi in cammino di nuovo verso Betlemme, periferia della storia e del cuore.

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Apparizione degli angeli ai pastori
Apparizione degli angeli ai pastori

Attenderlo, nella grande veglia della vita.
Attenderlo, con la pazienza del contadino.

Verrà. Verrà presto. Germoglierà.
Sapendo che “presto” possono essere mille anni, come il giorno di ieri che è passato.
Attendere e diventare un’attesa, una speranza.

Pregare con le lampade accese e, di tanto in tanto, soffiare sul fuoco per ravvivare la fiamma.

Attendere il Veniente.
Attendere pregando. Attendere soffrendo.
Attendere sognando. Attendere cantando. Attendere amando.

Verrà, perché è già venuto.
Allora tornerà. Si, ritornerà!
Ecco, sto alla porta e busso… (Ap 3,20)

 

Nocera Inferiore, 20 Novembre 2011[/fusion_builder_column][/fusion_builder_row][/fusion_builder_container]

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