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Omelia per l’ordinazione presbiterale di don Salvatore Capriglione

Omelia del vescovo monsignor Giuseppe Giudice per l’ordinazione presbiterale di don Salvatore Capriglione nella parrocchia di San Lorenzo Martire in S. Egidio del Monte Albino Liturgia della Parola 1Gv 1,5-2,2 Sal 102 Eb 5,1-10 Mt 11,25-30     Sorelle e…

Omelia del vescovo monsignor Giuseppe Giudice per l’ordinazione presbiterale di don Salvatore Capriglione nella parrocchia di San Lorenzo Martire in S. Egidio del Monte Albino

Liturgia della Parola

1Gv 1,5-2,2

Sal 102

Eb 5,1-10

Mt 11,25-30

 

 

Sorelle e fratelli,

Chiesa sempre pellegrina sui sentieri della speranza,

facciamo nostro l’inno di lode sgorgato dal cuore appassionato di Gesù, che fa da sfondo a questa nostra celebrazione pasquale, eucaristica e vocazionale.

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli (Mt 11,25).

Impariamo dal Signore, mite ed umile di cuore, e troveremo ristoro per la nostra vita, sempre alla ricerca di un punto fermo, affidabile, a cui ancorare la nostra esistenza.

La Parola di Dio, appena proclamata, ci invita a camminare nella luce, cioè in Dio, che è luce e nel quale non vi è tenebra alcuna.

Camminare nella luce vuol dire essere in comunione con Lui, bandire il peccato riconoscendolo dinanzi a Lui, fidandoci e affidandoci perché abbiamo un Paraclito presso il Padre, Gesù Cristo, il giusto.

Solo in Lui, aggrappati a Lui, innestati in Lui, la vita si fa lode e canto (cfr Sal 102).

Con questo sfondo di misericordia, che è la grazia pasquale, guardiamo con fiducia a due testimoni che oggi, mentre Salvatore si appresta a pronunciare il suo sì, arricchiscono con la loro testimonianza questa celebrazione: San Lorenzo Martire, titolare della Parrocchia; e Santa Caterina da Siena, Patrona d’Italia e d’Europa.

Entrambi, con la loro vita diversa e lontana nel tempo, ma tanto avviluppata a Cristo, ci aiutano a comprendere la bellezza e il mistero del sacerdozio cattolico, ricchezza inesauribile ed attuale sgorgato dal Cuore squarciato di Cristo.

Lorenzo, diacono, ci ricorda che la dimensione diaconale, il servizio, è tratto essenziale e non opzionale di ogni vita vocata e donata. Lorenzo ci insegna qual è la vera ricchezza e, bruciando d’amore sulla graticola per il suo Signore e le sue membra sofferenti, ci aiuta a guardare il cielo stellato, non per diventare stelle di celluloide o stelle cadenti, ma pioggia, fiammelle di carità per dissetare i tanti deserti dell’anima.

Bruciando per Cristo, ci invita a lottare sempre in modo appassionato per la verità, per Cristo e per la sua Chiesa, affinché diventi sempre più dimora accogliente per tutti, ambiente caldo e illuminato da veri gesti di carità.

Santa Caterina da Siena, Vergine e Dottore della Chiesa, ci insegna a non rivendicare posti o ministeri non adatti a noi nella Chiesa, ma ad essere se stessi, nel rispetto della dignità di ogni vita, per diventare profeti di un amore appassionato al Papa, alla Chiesa e al mondo, amore che si dona, edifica e pacifica.

Dolcezza e forza sono le due caratteristiche di Caterina, alunna dello Spirito capace di dettare opere dense di dottrina, per invitare la Chiesa del suo tempo a ritrovare la propria fedeltà allo Sposo che è Cristo; nessuna rivendicazione sindacale, presbiterale o di genere, ma semplice e convinto esercizio della propria vocazione, e per questo ascoltata da tanti, anche e soprattutto dal Papa.

Quando ci si reca in pellegrinaggio verso la tomba di San Pietro, e si sceglie di arrivarci attraversando il ponte di Castel Sant’Angelo, ci si imbatte in una statua che raffigura Caterina ardente di amore per Cristo e di zelo per la Chiesa.

Il suo volto è nel dolore, segnato dalla Croce, ma il suo passo è audace, di chi cammina nella luce, e diventa ponte – pontifex – con la sua vita santa verso quella vita che non tramonta.

Solo chi conosce bene la propria identità, coltivandola nel terreno dell’umiltà e senza nutrirsi soltanto di quella scienza che gonfia, può dialogare saggiamente con tutti ed edificare la città nella pace.

Ecco, carissimo don Salvatore, due testimoni – Lorenzo e Caterina – a cui potrai sempre fare riferimento per vivere più a fondo, in stile conciliare e sinodale, il dono che oggi ricevi per imposizione delle mani del Vescovo, dono sempre da ravvivare, come il fuoco sotto la cenere.

Oggi ti inscrivi in una nuova identità; battezzato in Lui, sacerdote con Lui, capace di non vanificare l’originalità presbiterale, ma sempre attento a dialogare, nella Chiesa e nel mondo, con tutte le vocazioni, ognuna originale e necessaria per edificare l’unica Chiesa, la Chiesa di Cristo, soggetto e oggetto diuturno del nostro amore incondizionato.

Questo dono posto nelle nostre fragili mani, descritto magistralmente in quell’affresco che è la Lettera agli Ebrei, va sempre accolto con umiltà, gratitudine, con cuore aperto, e coscienti che è sempre un dono immeritato, per il quale tutta la vita si fa eucarestia, rendimento di grazie.

Ogni sacerdote, alter Christus, deve abbandonarsi con fiducia nelle mani del Padre per portare frutto, ed intraprendere così l’unica carriera possibile, quella della santità.

Si, carissimi, l’ideale è alto, e con l’ideale nessun compromesso; la montagna si eleva con le sue cime verso orizzonti sconosciuti.

Piccoli e fragili, portati da Lui, noi iniziamo la scalata, non abbassando mai la guardia o perdendo l’orizzonte, ma con il passo del pellegrino, con Lui e sempre dietro a Lui, in compagnia dei Martiri e dei Santi, possiamo raggiungere la vetta della santità, e scoprire panorami meravigliosi e mozzafiato; non godibili se rimaniamo sempre, timorosi e pigri, ai piedi della santa montagna.

Maria, Regina delle vette e Madre della Chiesa, che ci ha accolti come figli ai piedi della Croce, ci ricordi sempre che quel corpo eucaristico, ora posto nelle nostre povere mani, è lo stesso corpo che Lei ha portato in grembo; è il Verbo che era presso il Padre e si è fatto carne, e si fa viatico necessario per noi sempre pellegrini verso la Porta Santa del cielo. Amen.

Sant’Egidio del Monte Albino, 29 aprile 2025

+ Giuseppe Giudice, Vescovo

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