
Messaggio della Quaresima 2025
Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio (cfr 2Cor 5,20)
Carissimi,
con il capo chino e cosparso di ceneri, lacerandoci il cuore e non le vesti (cfr Gl 2,12), cor semper poenitens, entriamo nel tempo liturgico della Quaresima, tempo di forte spiritualità che conduce alla celebrazione annuale della Pasqua, cuore della nostra fede.
Siamo nell’Anno Santo Ordinario e cerchiamo di non sciupare questo tempo di grazia che, se vissuto bene, come una vera dieta spirituale, può decidere del nostro rapporto con il Signore e con i fratelli, lasciando una traccia efficace di rinnovamento nella nostra vita.
Invito a leggere e a meditare in questo tempo il numero 23 della Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell’Anno 2025, Spes non confundit, che tanto bene può fare alla nostra vita di credenti.
È la parola del Papa alla sua Chiesa, che vogliamo ascoltare con profondo rispetto ed attenzione per riscoprire nei nostri giorni la misericordia di Dio, il vero senso dell’indulgenza, e del Sacramento della Penitenza, segno eloquente di speranza e vita nuova. Invito tutti, a cominciare dai parroci, a fare di questo testo del Santo Padre oggetto di riflessione e preghiera personale, e di catechesi per il nostro popolo, rendendoci sempre più disponibili per il sacramento della riconciliazione, sacramento della guarigione e della gioia, e predisporre tempi e luoghi adatti per rieducare la gente ad un sacramento essenziale ma oggi poco frequentato.
È bene valorizzare anche la proposta delle 24 ore per il Signore, quest’anno il 28 e 29 marzo.
Così anche ogni fedele, pentito e riconciliato con il Signore nella Chiesa, può diventare per l’altro, in modo sacramentale e con la testimonianza della vita, Missionario di Misericordia.
I presbiteri, esercitando con gioia e pazienza il sacramento della penitenza; e i fedeli, accogliendo la grazia, testimoniando la misericordia attraverso gesti di riconciliazione e perdono, che rendono autentico il dono ricevuto, innestandosi in quella circolarità che permette alla grazia sacramentale di far crescere tutta la Chiesa.
Così, la Comunità tutta riconciliata e pacificata, sarà scrigno e dispensatrice della misericordia del Padre che vuole la salvezza di tutti, e senza la quale, se non accolta, rimane sbarrata la Porta verso la Pasqua di Risurrezione.
“L’indulgenza, infatti, permette di scoprire quanto sia illimitata la misericordia di Dio. Non è un caso che nell’antichità il termine “misericordia” fosse interscambiabile con quello di “indulgenza”, proprio perché esso intende esprimere la pienezza del perdono di Dio che non conosce confini.
Il Sacramento della Penitenza ci assicura che Dio cancella i nostri peccati. Ritornano con la loro carica di consolazione le parole del Salmo: «Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia. […] Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. […] Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe. Perché quanto il cielo è alto sulla terra, così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono; quanto dista l’oriente dall’occidente, così allontana da noi le nostre colpe» (Sal 103,3-4.8.10-12). La Riconciliazione sacramentale non è solo una bella opportunità spirituale, ma rappresenta un passo decisivo, essenziale e irrinunciabile per il cammino di fede di ciascuno. Lì permettiamo al Signore di distruggere i nostri peccati, di risanarci il cuore, di rialzarci e di abbracciarci, di farci conoscere il suo volto tenero e compassionevole. Non c’è infatti modo migliore per conoscere Dio che lasciarsi riconciliare da Lui (cfr. 2Cor 5,20), assaporando il suo perdono. Non rinunciamo dunque alla Confessione, ma riscopriamo la bellezza del sacramento della guarigione e della gioia, la bellezza del perdono dei peccati!
Tuttavia, come sappiamo per esperienza personale, il peccato “lascia il segno”, porta con sé delle conseguenze: non solo esteriori, in quanto conseguenze del male commesso, ma anche interiori, in quanto «ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato purgatorio». Dunque permangono, nella nostra umanità debole e attratta dal male, dei “residui del peccato”. Essi vengono rimossi dall’indulgenza, sempre per la grazia di Cristo, il quale, come scrisse San Paolo VI, è «la nostra “indulgenza”». La Penitenzieria Apostolica provvederà ad emanare le disposizioni per poter ottenere e rendere effettiva la pratica dell’Indulgenza Giubilare.
Tale esperienza piena di perdono non può che aprire il cuore e la mente a perdonare. Perdonare non cambia il passato, non può modificare ciò che è già avvenuto; e, tuttavia, il perdono può permettere di cambiare il futuro e di vivere in modo diverso, senza rancore, livore e vendetta. Il futuro rischiarato dal perdono consente di leggere il passato con occhi diversi, più sereni, seppure ancora solcati da lacrime.
Nello scorso Giubileo Straordinario ho istituito i Missionari della Misericordia, che continuano a svolgere un’importante missione. Possano anche durante il prossimo Giubileo esercitare il loro ministero, restituendo speranza e perdonando ogni volta che un peccatore si rivolge a loro con cuore aperto e animo pentito. Continuino ad essere strumenti di riconciliazione e aiutino a guardare l’avvenire con la speranza del cuore che proviene dalla misericordia del Padre. Auspico che i Vescovi possano avvalersi del loro prezioso servizio, specialmente inviandoli laddove la speranza è messa a dura prova, come nelle carceri, negli ospedali e nei luoghi in cui la dignità della persona viene calpestata, nelle situazioni più disagiate e nei contesti di maggior degrado, perché nessuno sia privo della possibilità di ricevere il perdono e la consolazione di Dio (Spes non confundit, 23)”.
Nell’attesa della Pasqua, tutti benedico
Dal Palazzo Vescovile
Nocera Inferiore, 26 febbraio 2025
+ Giuseppe Giudice, Vescovo