1. Home
  2. Settori Pastorali
  3. Clero
  4. “Dal sacerdozio abbiamo ricevuto più di quanto speravamo”

“Dal sacerdozio abbiamo ricevuto più di quanto speravamo”

«Eravamo in questa stanza, frequentavo un corso biblico tenuto da don Giovanni Iaquinandi. Gli raccontai che mi stavo appassionando per lo studio della Sacra Scrittura». A parlare è don Romualdo Calcide, lo studio è quello della parrocchia di San Biagio…

«Eravamo in questa stanza, frequentavo un corso biblico tenuto da don Giovanni Iaquinandi. Gli raccontai che mi stavo appassionando per lo studio della Sacra Scrittura». A parlare è don Romualdo Calcide, lo studio è quello della parrocchia di San Biagio Martire in San Marzano sul Sarno.

Poco dopo, in chiesa, il sacerdote gli disse: «Preghiamo per vedere se questo desiderio può avere uno sviluppo più grande». È cominciato così, a 17 anni, il suo percorso di discernimento vocazionale.

In occasione di un anniversario importante, 25 anni di sacerdozio 14 maggio, è bello ritornare con il cuore agli inizi, ai momenti in cui si avvertono nel cuore i primi segni della chiamata. Il cammino per don Romualdo è stato lungo.

ùConseguita la maturità si iscrive alla Facoltà di Ingegneria Elettronica che frequenta per due anni e si fidanza. «Presentai la mia ragazza a don Giovanni, ho saputo poi dal mio padrino il suo commento: faccia pure le sue scelte, ma se Gesù gli ha messo gli occhi addosso, non ha scampo».

14 maggio 1999, l’imposizione delle mani del vescovo Gioacchino Illiano sul capo di don Romualdo Calcide

Parole profetiche, perché quella relazione finisce, don Romualdo conclude il suo percorso di discernimento e il 30 settembre 1993 entra in seminario insieme ad un altro giovane della parrocchia, Antonio Adinolfi, che celebra insieme a lui questa tappa importante.

Don Antonio ha ricevuto la Prima Comunione in parrocchia dalle mani di don Giovanni Iaquinandi, parroco di San Biagio Martire in San Marzano sul Sarno e Vicario generale della Diocesi di Nocera Inferiore – Sarno, salito al Padre il 17 ottobre 2018.

Ricorda con un sorriso i suoi tre anni di catechismo: «Terminato il corso, a casa non si parlava mai della celebrazione del sacramento e così, l’anno, successivo, frequentavo di nuovo il catechismo». Riceve la Prima Comunione in seconda media e da quel momento continua ad andare a Messa la domenica.

27 maggio 1999, dopo il vescovo Illiano, don Giovanni Iaquinandi impone le mani sul capo di don Antonio Adinolfi

Al secondo anno di scuola superiore, le suore vocazioniste che prestavano servizio in parrocchia, lavorano per mettere su un gruppo vocazionale.

Per la giornata vocazionale, invitarono padre Nicola De Martino, il quale, durante l’omelia, disse: «Avete mai pensato a che cosa il Signore vuole da voi? Dove vi vuole portare?». Ecco, racconta don Antonio, quella fu la domanda che fece nascere le domande.  Quell’anno suor Annamaria li invita a partecipare alla veglia di Pentecoste in Diocesi.

«Salimmo a salutare il Vescovo, in quegli anni era mons. Gioacchino Illiano – ricorda -. Mi chiese di dove ero e poi aggiunse: Bene, un futuro seminarista! Restai spiazzato e risposi con la prima cosa che mi venne in mente: Per il momento no! Il Vescovo sorrise e aggiunse: Per il momento». Informato dell’accaduto, don Giovanni disse: «Quando il successore degli apostoli dice una cosa, non è mai l’uomo che parla ma Dio». Era il 13 giugno. Comincia così anche per don Antonio un serio cammino di discernimento.

Don Romualdo e don Antonio frequentano l’anno propedeutico presso il Seminario Arcivescovile di Napoli, che prevedeva un incontro mensile e, al termine, tre giorni residenziali per l’ammissione in Seminario. Quell’anno don Antonio deve sostenere l’esame di Stato. Si presenta con la valigia alla prova orale, subito dopo va a Napoli in circumvesuviana per partecipare ai tre giorni residenziali.  È il 17 luglio.  A settembre lui e don Romualdo entrano in seminario.

Le famiglie all’inizio fanno un po’ fatica a capire la loro scelta. Al papà di don Romualdo – unico figlio maschio sopravvissuto al parto – sembra che tutti i sacrifici fatti negli anni per la famiglia siano vanificati. Poi un giorno, mentre lavorano in campagna insieme, gli dice: «Se sei contento tu, lo sono anche io». Don Antonio, dopo la scuola, lavora in uno studio commerciale ma va via un po’ prima per partecipare alla Messa. Una sera i genitori, non trovandolo allo studio, vanno a cercarlo in chiesa. L’impatto è duro, la mamma non capisce, il papà resta in silenzio. Un giorno, rientrando dal lavoro, lo raggiunge nella sua stanza e gli domanda se la sua scelta è legata a qualche delusione. Quando il figlio gli spiega che è una sua libera scelta, si rasserena e anche la mamma non dice più nulla.

Ricevono l’ordinazione presbiterale a pochi giorni di distanza, don Romualdo il 14 maggio 1999, don Antonio il 27 maggio.

«Ricordo ancora la grazia di quel giorno, in quella liturgia della Parola era racchiusa tutta la mia esperienza – ricorda don Romualdo -. Il giorno successivo ho celebrato qui in parrocchia la Prima Messa». Grande commozione anche per don Antonio che aggiunge: «Sono stato ordinato di giovedì. In comunione con mons. Illiano e con don Franco Alfano, all’epoca responsabile dei seminaristi, scegliemmo di utilizzare il formulario per le vocazioni sacerdotali.  Ero emozionatissimo quel giorno, con me c’era don Andrea Annunziata che mi guidava passo passo. Ho celebrato la Prima Messa in Seminario per i giovani che frequentavano l’anno propedeutico».

Sono passati 25 anni da quel mese di maggio. Domando loro se l’avventura sacerdotale è andata così come se l’erano immaginata. Quali gioie l’hanno accompagnata, quali prove e fatiche? E come le hanno superate?

«25 anni sono tanti, è innegabile che ci siano stati momenti faticosi» raccontano. Ma il Signore non ha fatto mai mancare loro il suo sostegno. Don Romualdo ricorda un episodio. Un giorno era in sagrestia e si sentiva solo. È arrivato di corsa un bambino che gli ha buttato le braccia al collo dicendo: ti voglio bene. «Il Signore mi ha sempre messo accanto le persone giuste nel momento giusto» dice. «In questi 25 anni non ho avuto nulla di quello che avevo pensato o sperato – aggiunge don Antonio -, ma ho ricevuto più di quanto avessi anche solo potuto sognare. Il Signore mi ha sempre guidato, ha lavorato anche con una carretta scassata».

Don Antonio Adinolfi e don Romualdo Calcide con mons. Massimiliano Palinuro in una foto dello scorso 13 maggio quando hanno celebrato la Messa per i 25 anni di sacerdozio

Il 13 maggio scorso hanno ringraziato insieme il Signore con una Celebrazione Eucaristica, nella parrocchia di San Biagio martire in San Marzano sul Sarno, nel giorno in cui la Chiesa celebrava la memoria della Beata Vergine Maria di Fatima, tanto cara a don Antonio, e il vescovo Giuseppe ha festeggiato il tredicesimo anniversario di consacrazione episcopale. «In realtà – aggiunge don Romualdo -, io l’ho già ringraziato, con un po’ di anticipo, quando ho avuto il Covid». Il sacerdote è stato ricoverato nel reparto di Rianimazione dell’ospedale “Mauro Scarlato” di Scafati e ha celebrato la sua Prima Messa, dopo un mese, proprio il 14 maggio. Davvero il Signore non li ha mai lasciati soli. Auguri.

Menu