La Madonnina delle lacrime
Il 12 maggio 1954 un evento prodigioso sconvolse la calma del Cortile Barba del borgo Ardinghi, ad Angri, tra la chiesa di San Benedetto, la Santissima Annunziata e la cappella delle suore battistine dove riposa sant’Alfonso Maria Fusco. Qui vivevano…
Il 12 maggio 1954 un evento prodigioso sconvolse la calma del Cortile Barba del borgo Ardinghi, ad Angri, tra la chiesa di San Benedetto, la Santissima Annunziata e la cappella delle suore battistine dove riposa sant’Alfonso Maria Fusco.
Qui vivevano i coniugi Ferraioli con la nipote Gentilina Attianese, di nove anni. Al piano superiore vi era Angelina Campolo, quattordicenne, che in attesa dell’amica si accorse – stupita e incredula – che il quadretto con l’effige del Cuore Immacolato di Maria, acquistato per 50 lire dalla signora Ferraioli, lacrimava dagli occhi.
La notizia si diffuse rapidamente insieme allo stupore, all’incredulità e ad una cauta prudenza da parte delle autorità ecclesiastiche. La casa – oggi in un desolante abbandono, come il cortile stesso dove campeggia soltanto la scritta “AVE MARIA”, segno di un passato di fede e devozione – fu subito presa d’assalto da quanti vi si recavano a recitare il rosario o a chiedere guarigioni.
Fu allestito un comitato col compito di gestire il flusso di pellegrini e le offerte, consegnate poi al parroco don Domenico Orlando. Il vescovo, mons. Fortunato Zoppas, oltre a dichiarare Oratorio la casa, istituì un’apposita commissione per valutare la natura del fenomeno e le inspiegabili guarigioni. Non si riuscì a raccogliere un quantitativo di lacrime tale da poter essere analizzato scientificamente. Ma quale che fu la natura del fatto, esso contribuì a riaccendere il culto per Maria, in una zona già molto devota.
Tuttavia il tempo e l’interruzione della lacrimazione contribuirono ad affievolire l’iniziale fervore, anche se ancora oggi molti fedeli si recano in preghiera dinanzi al quadretto ospitato in una elaborata cornice nella prima cappellina di sinistra della chiesa della SS. Annunziata.
Persiste nei racconti dei testimoni il ricordo di fedeli provenienti dall’Agro, dall’Italia intera e dall’estero.
A riprova di ciò, e sotto approvazione ecclesiastica, vennero creati un bollettino intitolato “L’Opera della Madonnina di Angri” di ampia diffusione e una pubblicazione curata dal redentorista padre Klemens M. Henze intitolata “La Madonnina miracolosa di Angri”. Questa introvabile pubblicazione, donata anche all’allora arcivescovo di Milano Montini (futuro Paolo VI), di cui abbiamo una cartolina di ringraziamento autografa nell’archivio parrocchiale, verrà ristampata con una nuova prefazione di don Antonio Mancuso e distribuita ai fedeli in occasione del 70° anniversario dell’evento. La fede non ha bisogno di prove ma questo evento ha certamente riacceso il fervore religioso di un popolo essenzialmente contadino, sconvolto da un recente passato di guerra e fame, che aveva necessità di una testimonianza della presenza di Dio in una terrà così povera e martoriata.Giuseppe Pio Troisi