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Omelia per la Solennità di San Prisco 2024

“Chiamati ad un amore più grande”: l’omelia per la Solennità di San Prisco 2024 del vescovo mons. Giuseppe Giudice   Liturgia della Parola At 20,17-18.28-32.36 Sal 22 1Cor 4,1-5 Lc 10,1-9 Sorelle e fratelli, Chiesa eucaristica radunata nella festa del…

“Chiamati ad un amore più grande”: l’omelia per la Solennità di San Prisco 2024 del vescovo mons. Giuseppe Giudice

 

Liturgia della Parola

At 20,17-18.28-32.36
Sal 22
1Cor 4,1-5
Lc 10,1-9

Sorelle e fratelli,

Chiesa eucaristica radunata nella festa del santo Patrono San Prisco, che cosa ci chiede San Prisco? Come essere oggi pastori e con quale stile, con quali modalità dobbiamo annunciare il Vangelo? In un mondo che è tutto connesso, in rete, nuovo deve essere il nostro approccio pastorale: serrare le file per difenderci; o, sulla parola del Maestro, prendere il largo nel mare ampio del mondo? Che cosa ci insegna il primo Vescovo di questa Chiesa? Che cosa vuol dire stile sinodale, al quale costantemente ci richiama Pietro? Che cosa significa, nella concretezza, oggi camminare insieme? Uno accanto all’altro; uno dirimpetto all’altro; uno contro l’altro; o l’uno per l’altro?

 

Camminare, ci ricorda sant’Agostino, vuol dire progredire nel bene: stimandoci, aiutandoci, correggendoci, perdonandoci, amandoci; consapevoli di essere sulla stessa barca e, o ci salviamo insieme, o insieme periamo. Non meravigliatevi, fratelli, se il mondo vi odia. Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida ha più la vita eterna che dimora in lui (1Gv 3,13-15). Tutto questo non è un ideale, è il Vangelo, è il comando del Maestro: Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando (Gv 15,13-14). Il segreto è: l’amore più grande, un amore che si dona.

 

San Prisco stamattina ci ricorda che un Vescovo, un Presbitero, un Consacrato, ogni Battezzato se non entra nella logica di questo amore più grande, ha fallito ed è un fallito, vapore che si dissolve. L’amore più grande non si improvvisa, si accoglie con umiltà rimanendo ai piedi della Croce: è un amore che vede, giudica, discerne, non con le categorie del mondo, ma con lo sguardo limpido del Maestro che, inchiodato alla Croce, prega e perdona, soprattutto a coloro che non sanno quello che fanno e quello che dicono (cfr Lc 23,34).

 

Ogni santo è testimone autentico di un amore più grande, di una logica evangelica che, pur amando il mondo, mai può attingere alle coordinate mondane. Questo amore più grande alberga nello sguardo e nei gesti di un papà e di una mamma; di una suora, di un religioso, di un missionario, di un medico, di un insegnante, di un parroco, di un bambino, di un povero, di un volontario, di un ammalato, di un martire. Questo amore più grande sgorga dal cuore squarciato di Cristo, da cui nasce la Chiesa, e si fa rivoli di santità nelle pieghe del mondo; ed è questo amore più grande che brilla negli occhi di tutti i Santi rendendoli attuali testimoni luminosi. Questo amore più grande diventi la trama della nostra pastorale, tante volte asettica e anemica, scialba e senza passione, che invece di andare ad gentes si ostina, si inceppa, stagnando nel permesso per un certificato che, non poche volte, certifica solo la nostra inadeguatezza dinanzi ad un mondo che da noi chiede ben altro: sì, un amore più grande, un cuore missionario, capace di leggere i segni dei tempi, ancorato alla sana dottrina, ma senza farla diventare macigno che opprime e rallenta il cammino.

 

Carissimi,
camminando insieme, nella stima reciproca, nell’umile coscienza che nessuno è degno del dono ricevuto, diamo nuovo impulso alle zone pastorali, le foranie; non facciamo delle parrocchie cittadelle chiuse ed impenetrabili, ma nel rispetto e nella ricchezza dei doni personali e delle diverse storie, osiamo una pastorale sinodale che, mentre ci libera da tante incombenze inutili, ci fa offrire a questo mondo frantumato uno spettacolo di comunione, di fraternità, di relazioni leali, non ammalate di gelosie e invidie; spettacolo che il mondo attende per riprendere le ragioni della fede, e a volte della stessa vita, e per non sentirsi allontanato dalle nostre piccole guerre, che di solito preparano la grande guerra, terreno fertile nel quale il Divisore semina le sue sottili trame perverse.

 

Celebrando l’Eucarestia all’alba, San Prisco ha permesso all’amore più grande di far sorgere il giorno del Sole, ed edificare una Chiesa unita, presente, attenta; lievito, sale, e luce per tutti i viandanti e i cercatori di Dio. Come Gesù, come il Vescovo Prisco, non si può oggi parlare in generale, in un linguaggio confuso e difficile, ma bisogna osare un alfabeto che tocchi le corde del cuore, un parlare appassionato e mai concitato o offensivo; e, come il Maestro, che Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri (Lc 18,9); vigilando su quando ci esaltiamo tra le volute dell’incenso, che più che verso Dio sono rivolte verso gli altari dell’io.

 

Con stile lineare e semplice, disarmante e disarmato, cioè evangelico, ma nella fermezza apostolica per non edulcorare il Vangelo e per proteggere la fede dei piccoli, è tempo di fare argine nelle nostre Comunità a tutte quelle persone, come noi sempre bisognose di conversione, che – presumendo – spargono sfiducia e zizzania, malumori ed inquietudini, lanciano la pietra e nascondono la mano, allungando la lista di coloro che non edificano né la Città e né la Chiesa, vedendo distruzione dappertutto e aumentando le macerie. Questo amore più grande, dono del Risorto ai risorti, che sono gli amici del Signore, ci chiede sulla luminosa testimonianza di San Prisco di essere vigilanti e di vigilare sulla nostra vita e sulla vita di fratelli e sorelle che, a noi affidati, camminano con noi verso il Regno.
Servendo il mondo, questo mondo che vertiginosamente cambia, non possiamo forse costruire insieme, ognuno al proprio posto, un nuovo tassello nel grande e stupendo mosaico della storia della salvezza, capace di suscitare ancora meraviglia? In quest’opera, interceda per noi San Prisco, primo Vescovo e protettore della Diocesi.

 

+ Giuseppe Giudice, Vescovo

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