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“Chiesa matrice: Cattedrale e Duomo”

“Chiesa matrice: Cattedrale e Duomo” è un breve saggio del Vescovo preparato in occasione della presentazione del volume La Cattedrale di San Prisco in Nocera Inferiore: restauri-ritrovamenti-opere d’arte   Il volume La Cattedrale di San Prisco in Nocera Inferiore: restauri-ritrovamenti-opere…

“Chiesa matrice: Cattedrale e Duomo” è un breve saggio del Vescovo preparato in occasione della presentazione del volume La Cattedrale di San Prisco in Nocera Inferiore: restauri-ritrovamenti-opere d’arte

 

Il volume La Cattedrale di San Prisco in Nocera Inferiore: restauri-ritrovamenti-opere d’arte dell’architetto Vincenzo Piccolo e dottor Antonio Braca è una lunga ed appassionata ricerca che restituisce a tanti cultori dell’arte, dell’archeologia e del bello, un manufatto importante per la storia religiosa dell’Agro, custode di preziose vestigia del passato.

Non è, certamente, mio compito addentrarmi nei meandri dei contributi dei diversi studiosi che, attingendo alle fonti, hanno riportato alla luce pietre nascoste, tesori, epigrafi, ancora e sempre parlanti.

Come Vescovo e Pastore di questa Chiesa, nella memoria grata verso i capi (cfr Eb 13-7) che prima di me hanno esercitato qui il loro ministero, è mio compito precipuo ricordare, agli storici e al popolo, il significato autentico della Chiesa Cattedrale, Madre delle chiese in Diocesi, in modo che per nessuno sia equivocata o offuscata la sua funzione e la sua destinazione d’uso.

La Chiesa, dove il Vescovo presiede come Pastore e Liturgo della Chiesa eucaristica diocesana, può essere indicata con un duplice sostantivo: Cattedrale e Duomo.

Questi due termini esprimono, nella ricchezza semantica, diversi aspetti del ministero episcopale.

La Chiesa Cattedrale in ogni Diocesi deve risplendere per bellezza, ordine, decoro, e deve essere esemplare nell’arredo e nelle celebrazioni, per tutte le chiese e i luoghi di culto presenti in loco.

Chi vi entra, avvolto dal silenzio, bellezza e semplicità deve sentirsi, in un certo qual modo, toccato dalla presenza di Dio.

La Chiesa del Vescovo è innanzitutto una Cattedrale.

Questa denominazione rimanda alla Cattedra che, posta in ogni Chiesa dove risiede il Vescovo, è segno dell’insegnamento, del magistero, dell’annuncio che da quel luogo, attingendo alla viva Tradizione ecclesiale, deve poter raggiungere ogni fedele.

L’espressione ex cathedra, ripulita da vecchie incrostazioni, deve ancora oggi poter fare riferimento a quella sorgente di acqua viva, la Parola eterna, il Vangelo, che mai deve venire meno nella Chiesa, e a cui tutti devono poter liberamente attingere per crescere nella fede, e nella autentica fede ecclesiale.

Su quella Cattedra, mandato dal Signore, dalla Chiesa e alla Chiesa, il Vescovo è il primo Evangelizzatore, il primo Annunziatore, il primo Catechista della Diocesi.

Questa Cattedra, segno e sorgente di verità e carità, non è un trono, un seggio di potere, ma adombra la Cattedra altissima e scomoda della Croce, dalla quale il Pastore bello, Maestro e Sacerdote eterno, continua a guidare e a nutrire la sua Chiesa.

“Se al Vescovo è allestito un seggio più elevato, è perché tocca a lui sorvegliare, cioè custodire il popolo di Dio. Quando però si sta in un posto elevato come questo, pericoloso comincia a diventare il rendiconto. Occorre pertanto una tale disposizione che, sebbene collocati quassù, in virtù dell’umiltà ci sentiamo sotto i vostri piedi, e insieme preghiamo per voi, affinché colui che conosce i vostri sentimenti vi custodisca” (cfr S. Agostino, expos.sul Salmo 126,31).

La Chiesa, dove il Vescovo abitualmente presiede, è chiamata anche Duomo.

Duomo deriva da domus, casa, edificio domestico: questo termine mette in risalto un altro aspetto essenziale del magistero episcopale. Il Vescovo, con la sua vita, la sua parola, i suoi atteggiamenti, le sue scelte, deve far sì che la Chiesa Cattedrale diventi sempre più una casa, un luogo accogliente per tutta la famiglia diocesana. Luogo familiare dove tutti ed ognuno si possano sentire a casa, e di casa, anche se non troppo di casa, tra le mura domestiche.

Il Concilio Vaticano II (cfr Decreto Christus Dominus), sull’ufficio pastorale del Vescovo e il magistero successivo, hanno specificato bene e messo in risalto la figura del Vescovo, Pastore e Padre, pater familias, maestro di verità e di unità.

Il Maestro è qui e ti chiama! (Gv 11,28).

Dopo aver contemplato la bellezza della Cattedrale, ammirato le sua architettura e le sue opere d’arte, non dimentichiamo mai che siamo in questo luogo innanzitutto per pregare, sapendo che il Signore ci attende, certamente ovunque, ma qui in modo speciale.

A conclusione di questi pensieri, mi piace rimandarvi alla bella e significativa preghiera di Salomone, riportata nel primo Libro dei Re 8,27-53 pronunciata nel momento della dedicazione del tempio.

Se la meditiamo con attenzione, possiamo comprendere come ogni casa di preghiera è un luogo dove il Signore attende ogni frammento di umanità.

Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruito! Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore, mio Dio, per ascoltare il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza davanti a te! Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: “Lì porrò il mio nome!”. Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo.

Ascolta la supplica del tuo servo e del tuo popolo Israele, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali nel luogo della tua dimora, in cielo; ascolta e perdona!
Se uno pecca contro il suo prossimo e, perché gli è imposto un giuramento imprecatorio, viene a giurare davanti al tuo altare in questo tempio, tu ascoltalo nel cielo, intervieni e fa’ giustizia con i tuoi servi; condanna il malvagio, facendogli ricadere sul capo la sua condotta, e dichiara giusto l’innocente, rendendogli quanto merita la sua giustizia.

Quando il tuo popolo Israele sarà sconfitto di fronte al nemico perché ha peccato contro di te, ma si converte a te, loda il tuo nome, ti prega e ti supplica in questo tempio, tu ascolta nel cielo, perdona il peccato del tuo popolo Israele e fallo tornare sul suolo che hai dato ai loro padri.

Quando si chiuderà il cielo e non ci sarà pioggia perché hanno peccato contro di te, ma ti pregano in questo luogo, lodano il tuo nome e si convertono dal loro peccato perché tu li hai umiliati, tu ascolta nel cielo, perdona il peccato dei tuoi servi e del tuo popolo Israele, ai quali indicherai la strada buona su cui camminare, e concedi la pioggia alla terra che hai dato in eredità al tuo popolo.

Quando sulla terra ci sarà fame o peste, carbonchio o ruggine, invasione di locuste o di bruchi, quando il suo nemico lo assedierà nel territorio delle sue città o quando vi sarà piaga o infermità d’ogni genere, ogni preghiera e ogni supplica di un solo individuo o di tutto il tuo popolo Israele, di chiunque abbia patito una piaga nel cuore e stenda le mani verso questo tempio, tu ascoltala nel cielo, luogo della tua dimora, perdona, agisci e da’ a ciascuno secondo la sua condotta, tu che conosci il suo cuore, poiché solo tu conosci il cuore di tutti gli uomini, perché ti temano tutti i giorni della loro vita sul suolo che hai dato ai nostri padri.

Anche lo straniero, che non è del tuo popolo Israele, se viene da una terra lontana a causa del tuo nome, perché si sentirà parlare del tuo grande nome, della tua mano potente e del tuo braccio teso, se egli viene a pregare in questo tempio, tu ascolta nel cielo, luogo della tua dimora, e fa’ tutto quello per cui ti avrà invocato lo straniero, perché tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome, ti temano come il tuo popolo Israele e sappiano che il tuo nome è stato invocato su questo tempio che io ho costruito.
Quando il tuo popolo uscirà in guerra contro i suoi nemici, seguendo la via sulla quale l’avrai mandato, e pregheranno il Signore rivolti verso la città che tu hai scelto e verso il tempio che io ho costruito al tuo nome, ascolta nel cielo la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro giustizia.

Quando peccheranno contro di te, poiché non c’è nessuno che non pecchi, e tu, adirato contro di loro, li consegnerai a un nemico e i loro conquistatori li deporteranno in una terra ostile, lontana o vicina, se nella terra in cui saranno deportati, rientrando in se stessi, torneranno a te supplicandoti nella terra della loro prigionia, dicendo: “Abbiamo peccato, siamo colpevoli, siamo stati malvagi”, se torneranno a te con tutto il loro cuore e con tutta la loro anima nella terra dei nemici che li avranno deportati, e ti supplicheranno rivolti verso la loro terra che tu hai dato ai loro padri, verso la città che tu hai scelto e verso il tempio che io ho costruito al tuo nome, tu ascolta nel cielo, luogo della tua dimora, la loro preghiera e la loro supplica e rendi loro giustizia. Perdona al tuo popolo, che ha peccato contro di te, tutte le loro ribellioni con cui si sono ribellati contro di te, e rendili oggetto di compassione davanti ai loro deportatori, affinché abbiano di loro misericordia, perché si tratta del tuo popolo e della tua eredità, di coloro che hai fatto uscire dall’Egitto, da una fornace per fondere il ferro.

Siano aperti i tuoi occhi alla preghiera del tuo servo e del tuo popolo Israele e ascoltali in tutto quello che ti chiedono, perché te li sei separati da tutti i popoli della terra come tua proprietà, secondo quanto avevi dichiarato per mezzo di Mosè tuo servo, mentre facevi uscire i nostri padri dall’Egitto, o Signore Dio”.

Nocera Inferiore, 18 marzo 2024

                                                                               + Giuseppe Giudice, Vescovo

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