Servi umili, sentinelle per i poveri
«Volete essere consacrati al ministero nella Chiesa per mezzo dell’imposizione delle mie mani con il dono dello Spirito Santo? Volete esercitare il ministero del diaconato con umiltà e carità in aiuto dell’ordine sacerdotale, a servizio del popolo cristiano? Volete, come dice l’Apostolo, custodire in una coscienza pura il mistero della fede, per annunziarla con le parole e le opere, secondo il Vangelo e la tradizione della Chiesa? Volete custodire e alimentare nel vostro stato di vita lo spirito di orazione e adempiere fedelmente l’impegno della Liturgia delle ore, secondo la vostra condizione, insieme con il popolo di Dio per la Chiesa e il mondo intero? Voi che sull’altare sarete messi a contatto con il corpo e sangue di Cristo volete conformare a lui tutta la vostra vita?».
A ciascuna di queste domande, il 26 dicembre 1998 don Salvatore Di Prisco, don Gerardo Guastaferro e don Luigi Loreto risposero, per cinque volte, «Sì, lo voglio», manifestando la loro volontà di essere ordinati come diaconi permanenti della nostra Chiesa diocesana. A porre gli interrogativi in una Cattedrale di San Prisco gremita di fedeli c’era il vescovo Gioacchino Illiano. Fu ordinato, insieme a don Salvatore, don Gerardo e don Luigi, anche il compianto don Franco Ferraioli, morto l’11 luglio 2022.
Da quel 26 dicembre sono trascorsi 25 anni e i tre diaconi hanno celebrato questo gioioso anniversario nelle loro comunità parrocchiali d’origine.
Don Salvatore Di Prisco, classe 1943, proviene dalla parrocchia di Sant’Antonio di Padova in Poggiomarino. Dopo aver militato in gioventù nell’Azione Cattolica parrocchiale, e dopo esserne stato anche presidente, nel 1971 sposa Antonietta. I primi mesi di matrimonio sono alquanto difficili: Salvatore perde la madre e i suoceri nel giro di appena sette mesi. Poi nascono i figli: Francesco, Maria Rosa e, dopo un po’, Chiara. Geometra, ha lavorato per lungo tempo in un’azienda metalmeccanica; oggi è nonno di tre ragazzi.
Nel 1981 a Poggiomarino arriva padre Bruno Montanaro e, con lui, il Cammino Neocatecumenale. Salvatore diventa il responsabile della prima comunità neocatecumenale sorta nella parrocchia, incarico che manterrà per 25 anni. Negli anni Novanta viene invitato da padre Silvano Controne ad approfondire gli studi teologici presso l’Istituto diocesano di Scienze religiose che va riaprendosi.
Dopo l’ordinazione il vescovo Gioacchino lo invia per tre anni nella parrocchia di Regina Pacis ad Angri, per affiancare don Giacomo Fiorelli. Poi viene inviato alla Concattedrale di San Michele Arcangelo a Sarno, retta da mons. Antonio Calabrese: un’esperienza segnante caratterizzata dal contatto con varie situazioni di depressione e di povertà, conseguenze della frana del 1998. Successivamente si trasferisce a Striano, dove affianca per ben 12 anni don Michele Fusco. Infine, fa ritorno a Poggiomarino, dove, insieme alla moglie si occupa principalmente della catechesi.
Don Gerardo Guastaferro, invece, è di Angri. Classe 1956, perde il papà ancora in tenera età e trascorre l’infanzia e l’adolescenza presso l’istituto “Bartolo Longo” di Pompei, retto dai Fratelli delle scuole cristiane. Quando ritorna ad Angri non vuole sentir parlare di Dio e della Chiesa. Nel frattempo si trasferisce per ragioni lavorative a Milano. Successivamente frequenta a Viterbo la Scuola Allievi Sottoufficiali dell’Esercito Italiano. Lì incontra il colonnello padre Gianfranco Maria Chiti, un francescano, comandante della Scuola, e con lui riscopre la paternità di Dio: è la svolta.
Rientrato a casa, nel 1983 inizia ad insegnare alle scuole elementari, prima a Pompei, poi a Pimonte, a Santa Maria La Carità e infine ad Angri. Nel 1984 sposa Maria, dalla quale ha sei figli: Anna Clara, Antonella, Maria Grazia, Antonio, Francesca e Lorenzo. La prima ha 39 anni, l’ultimo ne ha 19. Oggi don Gerardo è anche nonno di due ragazzi.
Nel 1986 Maria e Gerardo perdono il secondogenito pochi giorni dopo la nascita. Vengono invitati alle catechesi del Cammino Neocatecumenale nella parrocchia di San Giovanni Battista e, poco dopo, Gerardo diviene responsabile della seconda comunità neocatecumenale che va costituendosi nella collegiata angrese.
A proporgli il diaconato è il parroco mons. Alfonso Raiola. Del rito di ordinazione ricorda soprattutto la prostrazione con l’invocazione della Beata Vergine Maria e dei santi; ma ricorda anche il pancione della moglie, che è in attesa del quartogenito. Una gravidanza a forte rischio che si concluderà felicemente appena quattro giorni dopo l’ordinazione.
Tra il 1999 e il 2000 viene inviato nella parrocchia di San Bartolomeo Apostolo in Corbara per offrire il suo aiuto al parroco don Gianfranco Marotta. Negli anni 2000 ritorna nella sua comunità, dove affianca prima mons. Raiola e poi mons. Vincenzo Leopoldo, impegnandosi soprattutto nella cura e nella diffusione dei Centri di ascolto della Parola.
Invece, don Luigi Loreto, classe 1947, cresce nella GIFRAC (Gioventù Francescana di Azione Cattolica) della parrocchia di Santa Maria degli Angeli di Nocera Superiore, dove conosce Rosanna, che diventerà poi sua moglie nel 1974. Dal loro matrimonio nascono Maria, Carmen, Giovanna e Giovanni, che daranno loro poi quattro nipoti.
Con il tempo Luigi si avvicina alla realtà delle ACLI (Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani) presso la parrocchia di San Matteo Apostolo in Nocera Inferiore. Diviene poi capo commessa in una nota industria petrolchimica, lavorando in Algeria per quasi cinque anni.
Rientrato a Nocera, inizia a frequentare l’Ordine Francescano Secolare e, dopo qualche anno, il parroco don Aniello Attanasio e padre Ciro Stasi gli propongono di frequentare l’Istituto di scienze religiose. Di quel 26 dicembre 1998 ricorda in particolare l’imposizione delle mani di mons. Illiano, un momento fortificante.
Diverse le esperienze pastorali maturate nel tempo da don Luigi, soprattutto collaborando con i parroci che di volta in volta gli chiedono un aiuto, ma senza mai spostarsi dalla parrocchia di San Matteo, anzi lavorando fattivamente alla ricostruzione della comunità dopo i dieci anni di chiusura forzata della chiesa per i lavori post-sisma.
Negli anni Duemila si occupa anche di curare l’Adorazione Eucaristica presso la cappella di San Gioacchino a Nocera Inferiore, collaborando con la Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi.
Attualmente, responsabile diocesano dei diaconi permanenti è don Andrea Annunziata, che ricorda: «Don Salvatore, don Gerardo, don Luigi e don Franco furono, come diaconi permanenti, tra i pionieri nella nostra diocesi. Il vescovo mons. Illiano volle reintrodurre il diaconato permanente nella nostra Chiesa diocesana come segno di un’attenzione al servizio. I diaconi si occupano principalmente del servizio, delle più disparate esigenze della Chiesa, e non lo fanno da laici, bensì da consacrati. Oggi la Chiesa, universale e diocesana, ancora si va interrogando per comprendere questo ministero, a oltre 50 anni da quando il Concilio Vaticano II lo rese effettivo».
I diaconi permanenti della nostra diocesi si incontrano periodicamente con il loro responsabile e con il vescovo Giuseppe per incontri e ritiri: «Cerchiamo di fare un percorso di formazione permanente, nonostante le difficoltà – racconta don Andrea –, provando ad accompagnare anche coloro che si sentono chiamati al diaconato e si stanno preparando a ricevere questo ordine. La nostra diocesi scommette ancora sul diaconato, ben sapendo che i diaconi possono dare molto alle comunità e potranno essere molto utili ai parroci del futuro».
«Né mezzi preti, né chierichetti di lusso, ma servi umili, bravi sposi, bravi padri e bravi nonni, ma soprattutto sentinelle, per avvistare i lontani e i poveri e per avvistare Gesù nei poveri e nei lontani». Questo l’impegnativo augurio che papa Francesco rivolgeva il 19 giugno 2021 ai diaconi permanenti della diocesi di Roma e che vogliamo far nostro per i diaconi della nostra Chiesa di Nocera Inferiore – Sarno.