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Ad Angri una strada per don Peppe Diana

Don Ciro Galisi: «Egli era innanzitutto un uomo della verità»

Angri ha una strada dedicata a don Peppe Diana, il sacerdote e attivista Scout originario di Casal di Principe assassinato dalla camorra il 19 marzo 1994, all’età di 35 anni, per il suo impegno antimafia, soprattutto in favore delle giovani generazioni.

L’iter per l’intitolazione della strada al sacerdote divenuto simbolo della lotta alla camorra era iniziato alcuni anni fa con la richiesta avanzata dai tre gruppi scout operanti nella città doriana, dai circoli cittadini di Libera e Legambiente e dalle parrocchie di S. Maria delle Grazie e S. Maria di Costantinopoli.

Iter seguito poi in particolare dal consigliere comunale e provinciale Giuseppe Del Sorbo, fino all’approvazione della richiesta da parte della commissione toponomastica comunale e della Prefettura di Salerno.

La cerimonia di intitolazione della strada, situata nel popoloso rione “Alfano – 167” ha visto la partecipazione della sorella di don Diana, Marisa, di Salvatore Cuoci, coordinatore del comitato “don Peppe Diana” e di don Tonino Palmese, sacerdote napoletano presidente della fondazione Pol.i.s., da sempre vicino ai familiari delle vittime della camorra. È intervenuta alla manifestazione anche Anna Garofalo, referente provinciale di Libera.

Nell’introdurre l’evento, il sindaco Cosimo Ferraioli ha ringraziato i fautori della proposta: «L’intitolazione di una strada non è un evento frequente in una città, ma è un momento solenne perché rappresenta il punto di partenza della permanenza della memoria». Presente anche il sindaco di Pagani, Lello De Prisco.

Don Ciro Galisi, parroco di S. Maria delle Grazie, ha evidenziato le tre dimensioni di don Peppe Diana, ossia l’evangelizzazione, lo scoutismo, la testimonianza: «Egli era innanzitutto un uomo della verità».

Salvatore Cuoci, coordinatore del comitato “don Peppe Diana”, ha esortato la comunità angrese: «Siate fieri di questa strada. Da oggi, insieme a questa targa, c’è una responsabilità in più: la responsabilità della legalità, della libertà, della gioia».

«Il 19 marzo 1994 la camorra disse “Via don Peppe Diana”, nel senso che don Peppe doveva essere mandato via, eliminato, perché era divenuto scomodo. Oggi noi diciamo “Via don Peppe Diana” perché vogliamo attraversare la sua vita. Oggi don Peppe unisce la terra al cielo» è stata la riflessione di don Tonino Palmese.

Toccante la testimonianza della sorella del sacerdote vittima della camorra, che, profondamente commossa, ha ricordato: «A volte, quando don Peppe teneva qualche omelia un pò forte menzionando la camorra, gli ripetevamo “Stai attento!”, ma lui ci rispondeva “Cosa posso fare? Questa è la mia missione. Io devo annunciare il Vangelo”».

Ha concluso la cerimonia l’intervento di don Luigi La Mura, parroco di S. Maria di Costantinopoli con un passato da assistente regionale scout, il quale ha ricordato una preghiera scritta ad un anno dall’assassinio di don Diana, che termina così: “Donaci la consapevolezza che un uomo non muore mai quando il suo pensiero resta vivo nella memoria di chi resta”.

Antonio Pontecorvo

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