La comunità Maria Immacolata a confronto sul Cammino sinodale. “Abbiamo l’opportunità di andare oltre ed avere una visione di insieme”
Tutta la Chiesa locale in cammino verso il Sinodo. Mattone dopo mattone, dal basso, la Diocesi di Nocera Inferiore – Sarno sta costruendo un fruttuoso percorso, partendo proprio dalle comunità parrocchiali.
Anche la comunità Maria Immacolata di Nocera Inferiore, guidata da don Carmine Cialdini che ha nominato referenti del Cammino, Antonella Abate e Angela Bove, si è interrogata sul Cammino Sinodale con una serie di incontri aperti a tutti i fedeli della parrocchia.
“I Lunedì sinodali” sono stati chiamati, il primo incontro lo scorso 31 gennaio.
Ospite di questo primo appuntamento è stata Giovanna Civale, nominata dal vescovo Giuseppe, insieme a don Fabio Senatore, responsabile diocesana per il Cammino Sinodale.
«Per la nostra Chiesa, questo è un momento di Grazia – ha sottolineato Giovanna Civale durante l’incontro di apertura – perché abbiamo l’opportunità di andare “oltre” ed avere una visione di insieme. Nelle parrocchie ci sono tante belle forme di espressione della nostra fede e del nostro impegno ed è giusto che vengano fuori e siano conosciute. Dobbiamo riconoscere le diversità che ci sono tra le comunità parrocchiali, perché sono ricchezze, ed avere ugualmente la capacità di stare insieme, avendo a cuore le relazioni con gli altri, senza barriere».
Un momento, quello del Cammino, importate anche per chi non frequenta o non crede.
«Dobbiamo essere attenti a chi ci guarda – ha continuato la Civale – abbiamo infatti una responsabilità verso noi stessi e verso il mondo che ci osserva. Bisogna dare voce alle cose belle che facciamo. Se all’esterno si vede che le comunità stanno bene, sono felici, chi è fuori si chiederà “Perché stanno bene insieme?”. Se c’è amore, le persone si incuriosiscono, si vogliono avvicinare. Questi incontri non sono solo un servizio alla Chiesa Universale, ma anche una restituzione alla Chiesa locale».
Durante il primo incontro sono state prese in esame 10 domande, suddivise in sei ambiti, e l’assemblea si è suddivisa in 6 gruppi, uno per ogni ambito.
Durante l’incontro del 7 febbraio, invece, i capigruppo hanno “restituito” le risposte all’assemblea e si è passati ad altre 10 domande, sempre suddivise in sei ambiti.
Quel che è venuto fuori è un quadro della comunità parrocchiale molto ampio e strutturato. Sebbene la pandemia ha frenato ed eliminato del tutto alcune prassi che ci avvicinavano alle “anime” della parrocchia, come la visita domiciliare e la benedizione delle case, iniziate proprio qualche settimana prima del famoso decreto del 9 marzo 2020, il sapiente uso della tecnologia ha tenuto insieme i fedeli, facendoli partecipare alle celebrazioni domenicali e agli appuntamenti pomeridiani, come il Santo Rosario e il Mese di Maggio.
Il catechismo, praticamente, non si è mai interrotto ed anche la Corale ha continuato, da remoto, con le prove. La Caritas parrocchiale non si è mai fermata, dando aiuto a chi era in emergenza, grazie ai contributi (economici e non solo) dei fedeli e il Centro d’ascolto è diventato il punto di riferimento di molti, anche se c’è ancora molta ritrosia da parte dei fedeli.
La vera sfida inizia adesso, saper riprendere e far splendere la vita comunitaria post-pandemia è un lavoro difficile, ma con “atteggiamento empatico di apertura mentale e apertura di cuore” – come ha spiegato un gruppo – possiamo avvicinarci a chi è stato lasciato ai margini e camminare tutti insieme.
Questi sono i primi appuntamenti di un Cammino che ci vede coinvolti tutti, in prima persona e come comunità.