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Accoglienza e corresponsabilità, le direttrici per il nuovo anno pastorale

Abbiamo bisogno di comunità accoglienti e di operatori che sappiano cedere il posto, senza smettere tuttavia di servire la Chiesa.

Ḕ iniziato con questa riflessione l’anno pastorale nella comunità San Sisto II di Pagani.

Nel giorno del settimo anniversario dell’ingresso di don Giuseppe Pironti come parroco della comunità di San Sisto II di Pagani, ha avuto inizio il nuovo anno pastorale con una ricca partecipazione alla Celebrazione Eucaristica, tenutasi all’aperto alla chiesetta di Montevergine.

La prima sensazione, bella, è stata la gioia di potersi finalmente ritrovare in una celebrazione piena, partecipata e solenne, che da quasi due anni mancava a tutti.

La comunità si è riunita intorno alla mensa eucaristica per ripartire e camminare insieme.

Nell’omelia, i punti fermi scaturiti dalla riflessione sulla Parola di Dio sono stati l’accoglienza e la corresponsabilità.

Guai se una comunità non è accogliente, se lascia andar via le persone perché si sentono di troppo o fuori luogo. Certo, la Chiesa deve indicare la strada e dare quindi delle regole, ma che servano a stare dentro e non ad essere cacciati fuori.

Nel commento alle letture della Celebrazione è stata ribadita l’importanza per un apostolo – e gli operatori pastorali in qualche modo lo sono – di fare spazio, cedere il posto, senza però smettere di servire la Chiesa.

Troppe volte, è stato detto con forza, ci aggrappiamo ai nostri ruoli, guardiamo gli altri con diffidenza sentendoci minacciati e con la paura che ci venga tolto chissà cosa, facciamo scappar via le persone perché non agiscono secondo i nostri schemi. Ma Gesù, nel Vangelo, ci ha ricordato che chi non è contro di noi è per noi.

Nella prima lettura, il Signore toglie parte dello spirito che è sopra Mosè per porlo sopra i settanta anziani. È il chiaro rimprovero ai condottieri solitari che pensano di poter fare tutto da soli.

È anche il rimprovero a chi carica il peso della guida su una sola o poche persone. È il senso della corresponsabilità che non annulla i ruoli o la gerarchia, ma ricorda a tutti che solo se ognuno fa la propria parte si raggiunge la meta.

E nella Chiesa c’è tanto, troppo da fare; c’è quindi posto per tutti, sempre! Non dobbiamo temere di essere messi da parte difendendoci con l’esclusione degli altri; la Comunità non è fatta di spettatori ma di attori (in senso buono, si intende).

La Celebrazione si è conclusa con l’invito a riprendere il cammino senza timori anche se con prudenza e responsabilità.

È finito il tempo dell’attesa, ora bisogna agire, certamente in maniera rinnovata.

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