In Burkina Faso con don Andrea Annunziata si arricchisce di un altro capitolo. Il 23 febbraio, infatti, i nostri cooperanti hanno vissuto un’avventura per le strade del Paese africano, tra Ouagadougou e Koupela.
In Burkina Faso con don Andrea Annunziata si arricchisce di un altro capitolo. Il 23 febbraio, infatti, i nostri cooperanti hanno vissuto un’avventura per le strade del Paese africano, tra Ouagadougou e Koupela.
Chauffeur abbé André. Sì, oggi ho fatto l’autista. Mi piace guidare, farlo qui non è la stessa cosa, ma oggi sono stato chiamato a questo e l’ho fatto volentieri. Vi racconto l’avventura. Dovevamo accompagnare Padre Jan a Ouagadougou (la capitale) perché in serata ha l’aereo. Partiamo in mattinata programmando un ritorno nel tardo pomeriggio, ma come io so molto bene e voi invece state appena appena scoprendo, qui non è mai semplice rispettare i programmi.
Lo stradario
Ci mettiamo in macchina direzione Ouagà, ci fermiamo per fare rifornimento e poi ci dirigiamo al villaggio dell’artigianato. Questo villaggio non è altro che un luogo dove si sono concentrati tanti artigiani e dove in genere i turisti vanno per comprare qualcosa da portare a casa. Ovviamente con noi non c’era nessun esperto delle strade e ci siamo affidati a Google Maps. Anche qui Maps funziona… funziona abbastanza. Il problema è che spesso incorpora strade che esistono magari solo sulle carte o che magari stanno costruendo quindi ogni tanto ci siamo trovati a dover tornare indietro perché Maps ci portava dove le strade sono ancora nella mente del Signore.
Shopping
In ogni caso arriviamo al villaggio e siamo lì diverse ore, padre Jan vuole portare delle cose agli amici e impieghiamo tanto tempo. Purtroppo anche qui l’assenza del turismo ha decimato le attività nel villaggio dove si vende esclusivamente ai turisti. Ma comunque troviamo quello che vogliamo e ripartiamo per il centro. Ci fermiamo al “Cappuccino” il ristorante italiano per eccellenza. Fu l’obiettivo di un attentato terroristico il 15 gennaio 2016, perché questo è un tipico posto frequentato da stranieri. Tutt’oggi ad accoglierci ci sono delle guardie armate. Ovviamente per noi è una boccata di ossigeno e di cibo nostrano, per gli amici di qui è un luogo inaccessibile perché troppo costoso. Pranziamo e poi ci rimettiamo in macchina per portare padre Jan al convento dei Frati Conventuali da cui in serata partirà per l’aeroporto. Il convento di questi frati è al lato opposto della capitale e quindi impieghiamo molto più tempo del previsto.
Rientro turbolento
Affidiamo padre Jan ai Frati che ci accolgono e che ci offrono da bere e poi subito ripartiamo per Koupela. Il nostro intento era tornare prima del tramonto. Ci affidiamo di nuovo a Maps. Perché funziona in Burkina? Eh, diciamo. Perché tramontato il sole eravamo ancora in città. Eravamo al lato opposto e attraversare la capitale a quell’ora non è stato affatto facile. Maps per farci evitare il centro ci ha portato su strade alternative e al posto di andare in direzione Koupela ci ha portato in direzione Zigniaré.
Beh per voi un nome vale l’altro. Per noi non era così semplice. In pratica si è fatto buio e percorso un bel po’ di strada verso Zingniaré e usciti ormai da tempo dalla capitale, ad un certo punto il navigatore ci invitava a girare a destra. Ma a destra non c’erano strade, se non sentieri nella savana! Girare a destra, girare a destra, ma dove a destra se non ci sono strade? Ci siamo imbattuti in una di queste strade “a destra” ma a pochi metri dalla strada principale (asfaltata) si entrava in un villaggio, al buio completo, strada in terra appena visibile. No, no. E 10 km così come li facciamo? Attimo di panico.
Un gendarme salva la vita
Poi l’intuizione di tornare sulla strada principale ed arrivare a Zigniarè (città abbastanza grande) sperando che da lì avremmo trovato una strada asfaltata che ci riportasse sulla strada per Koupela. Qui la segnaletica è un lusso, Maps tentava di aiutarci poi un po’ l’esperienza di suor Caterina che stava con noi e poi finalmente un gendarme ad un incrocio abbiamo trovato la salvezza. Con tanta cortesia ci ha indicato la strada, per fortuna asfaltata, e finalmente siamo tornati sulla strada verso Koupela. Ci aspettavano altre tre ore di viaggio.
È finito lo spazio per scrivere, ma vi dico solo che viaggiare di notte è veramente un’avventura! Strade strette, camion riempiti fino all’inverosimile che ti vengono in senso contrario o che devi sorpassare se non vuoi stare lì tutta la notte. Dossi infiniti (messi lì per farti rallentare) ma che di notte non si vedono… e qualche volo lo abbiamo fatto. Spero di non avervi annoiato. Noi non ci siamo annoiati. Ci siamo divertiti, ma quando siamo arrivati a casa abbiamo ringraziato il Signore che ci ha illuminato e accompagnato.
Don Andrea