Il premio “Cuore d’aliante” ai medici del Covid Hospital di Scafati nella festa di san Valentino. Al “Mauro Scarlato” anche una donazione in denaro. La consegna al termine della Messa presieduta dal Vescovo nella parrocchia di San Giacomo Maggiore Apostolo
Il “Cuore d’aliante” ai medici del Covid Hospital di Scafati nella festa di san Valentino. Al “Mauro Scarlato” anche una donazione in denaro. La consegna al termine della Messa presieduta dal Vescovo nella parrocchia di San Giacomo Maggiore Apostolo.
La comunità parrocchiale di San Giacomo Maggiore Apostolo di San Valentino Torio e l’amministrazione comunale della cittadina dell’Agro hanno assegnato il XIII premio “Cuore d’aliante” agli operatori del Covid Hospital di Scafati.
A ritirarlo il direttore sanitario del DEA Nocera-Pagani-Scafati Maurizio D’Ambrosio insieme al direttore amministrativo Francesco Buoninconti, il primario della Pneumologia Imma Mauro e una rappresentanza di medici e coordinatori infermieristici in servizio al “Mauro Scarlato”.
Il “Cuore d’aliante” al Covid Hospital
La consegna della targa e del busto di san Valentino è avvenuta al termine della Santa Messa presieduta dal vescovo mons. Giuseppe Giudice questa mattina, nella festa del patrono di San Valentino Torio. Due simboli a cui il parroco don Alessandro Cirillo ha assicurato che sarà affiancata una donazione in denaro: «Quest’anno non c’è stata la festa, con la comunità e il comitato abbiamo deciso di devolvere i fondi per sostenere la struttura ospedaliera scafatese. Questo è il nostro grazie per quanto fanno».
Un riconoscimento a coloro che «con amore evangelico continuano a profondere energie, impegno, sacrificio per contrastare la pandemia», si legge sulla targa del Premio.
«San Valentino – si legge nella motivazione – rinnovi a ciascuno di voi la forza dell’amore e la gioiosa speranza nella vita, affinché anche nei momenti bui del vostro servizio sanitario possiate ritrovare in fondo al tunnel oscuro di questa pandemia la luce di Cristo, nostra vita. San Valentino confermi la certezza che negli ammalati ritroviamo sempre il volto di Cristo».
L’omelia
Nell’omelia della concelebrazione presieduta dal Vescovo, alla quale hanno partecipato il parroco don Alessandro, il vice parroco don Enrico Ascolese e il parroco di Santa Maria delle Grazie don Gaetano Ferraioli, mons. Giudice ha parlato dell’attualità collegandola al Vangelo del Giorno.
«Siamo ancora immersi in una situazione di grande difficoltà. La Parola di Dio – ha detto – ci aiuta, Gesù viene a condividere la nostra esperienza di fragilità e per ognuno di noi è il medico».
Nelle letture si fa riferimento alla lebbra, il Levitico racconta del comportamento di chi soffriva di questa terribile malattia: «La lebbra – ha proseguito mons. Giudice – è una malattia difficile, lo è tuttora, ma nelle Scritture è anche immagine del peccato che ci divide dall’altro. Nel Levitico si legge che “il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: impuro, impuro!”. Era un modo per preservare gli altri, evitare contagi. Una situazione che viviamo anche noi con le mascherine». Però bisogna stare attenti ai risvolti della malattia non solo sulla salute: «Il distanziamento sanitario non diventi sociale, quasi che l’altro sembri un untore. Allontaniamo l’altro. Attenzione!»
Amore che si fa dono
Il riferimento a san Valentino, il santo dell’amore: «I medici senza passione non possono andare avanti, i sacerdoti nel possono continuare la loro missione, i politici senza passione per il bene comune non possono amministrare. È qui il segreto tra vita donata, offerta, o segnata da povertà esistenziale. Gesù ci aiuta, come san Valentino, a superare la logica del distanziamento, dell’amore da lontano. Gesù si avvicina attraverso le mani dei medici, degli operatori sanitari, dei sacerdoti, degli amministratori. Nelle loro mani c’è l’amore. Se si apre il cuore tutto è possibile. Quando si ha un amore c’è ancora speranza».
La consegna
Al termine della celebrazione la consegna del premio “Cuore d’Aliante”. Don Alessandro Cirillo ha detto: «Quest’anno è una festa più intima, della preghiera, dell’offerta a Dio delle nostre vite. È con il noi, non con l’io, che ci salveremo. Con l’amministrazione comunale abbiamo pensato di consegnare il premio al personale del Covid Hospital perché si spendono e si donano agli altri».
Il sindaco Michele Strianese ha aggiunto: «Grazie a tutti voi per quanto fate, anche alcuni nostri concittadini sono stati curati al “Mauro Scarlato”. Abbiate la forza di continuare, è una battaglia lunga, ma insieme ce la faremo».
A ritirare il riconoscimento è stato il direttore sanitario Maurizio D’Ambrosio: «A noi fa piacere la vicinanza delle persone perché è difficile gestire questa pandemia da soli. Ci vuole grande attenzione e coinvolgimento da parte di tutti». Il dirigente del DEA Nocera-Pagani-Scafati, che ha ricordato anche la presenza nell’Asl Salerno del Covid Hospital di Agropoli, ha aggiunto: «È importante avere dei comportamenti sensati, essere razionali, prudenti. Questa pandemia va affrontata in collaborazione e condivisione. All’inizio è stato difficile capire cosa affrontavamo e di cosa parlavamo, poi man mano sono arrivati i farmaci e in meno di 12 mesi il vaccino». D’Ambrosio ha richiamato tutti al vaccino: «È importante che tutti si vaccinino, non abbiate paura. Tutti dobbiamo farlo. Noi operatori già ci siamo vaccinati e non abbiamo avuto alcun problema. L’unica arma al momento che noi possiamo usare per tutte le nostre attività è il vaccino».
Riprendendo le parole del Vescovo, il direttore ha continuato: «Oltre il distanziamento sanitario c’è quello sociale, che è la parte più brutta insieme alla perdita delle vite umane. Con la vostra vicinanza ci date la forza di poter continuare».
Pericolosa tuttologia
Mons. Giuseppe Giudice ha concluso: «Come Vescovo vi seguo sempre, innanzitutto con la preghiera. Nonostante i tagli fatti alla sanità negli anni passati, che sono stati sfregi alle nostre realtà e ai territori, la sanità ne sta uscendo a testa alta nonostante i grandi sacrifici. Non ascoltiamo chi è seduto sul divano e giudica a destra e a manca, senza sapere cosa è un vaccino. Oggi c’è una tuttologia paurosa, un pressapochismo spaventoso sui social. Non abbassiamo la guardia se non vogliamo rasentare civiltà che sono molto lontane da noi. C’è bisogno di diligenza ed attenzione».
La testimonianza
Durante la consegna del premio “Cuore d’Aliante” ha portato la sua testimonianza la dottoressa Imma Mauro, primario del reparto di Pneumologia del Covid Hospital “Mauro Scarlato”. La dirigente medica ha raccontato: «All’inizio eravamo tutti spaventati. Giorno dopo giorno ci siamo preparati per affrontare un mostro. Abbiamo organizzato l’ospedale, chiesto informazioni e indicazioni a chi si è avviato prima di noi nel trattamento e nella cura».
La specialista ha parlato del rapporto con i malati: «A parte la paura del contagio, abbiamo affrontato la paura degli ammalati che erano provati per la malattia, ma lo erano anche psicologicamente. Abbiamo cercato di essere sorelle, padri, madri. Quando specialmente gli anziani si lasciavano andare, ci siamo presi cura di loro anche affettivamente. Li abbiamo accarezzati, quando volevano una carezza, aiutati a mangiare, incoraggiati a tenere duro, li abbiamo messi in collegamento con le famiglie attraverso gli smartphone. Hanno così trovato la forza per andare avanti. Alcuni ce l’hanno fatta, altri no». La dottoressa Mauro ha quindi raccomandato: «Onoriamo queste vite, chi non ce l’ha fatta con il distanziamento, la mascherina e il vaccino».
Salvatore D’Angelo