La catechesi al tempo del Covid
L’ufficio catechistico nazionale ha pubblicato due documenti che, a partire da una lettura del tempo che stiamo vivendo, offrono spunti per la preparazione ai riti di iniziazione cristiana e per elaborare nuove vie di evangelizzazione.
di don Vincenzo Buono
Cosa vuol dire essere “cristiani” nel tempo della pandemia e dopo l’esperienza del lockdown? Quale insegnamento possono trarre le nostre Chiese locali e la catechesi in generale da questa stagione dell’umanità? Come può la comunità cristiana modificare se stessa per essere più aderente al Vangelo e più capace di annunciarlo al mondo di oggi? Quale luce per il discernimento giunge alla Chiesa dalla Parola di Dio?».
I documenti
Queste domande hanno dato vita – tra maggio e luglio 2020 – a laboratori ecclesiali da cui è scaturito un documento bipartito pubblicato dall’Ufficio catechistico nazionale: “Ripartiamo insieme. Linee guida per la catechesi in Italia in tempo di Covid” e “Per dirci nuovamente cristiani. Spunti per un discernimento pastorale alla luce di At 11”.
È una realistica fotografia che ritrae la situazione della catechesi in Italia e che «intende offrire alcune chiavi di lettura per decodificare il presente e soprattutto per decidere nuove vie evangeliche nel prossimo futuro» e suggerire «qualche pista da percorrere e qualche elemento utile al discernimento delle priorità pastorali» per una maggiore efficacia nell’azione catechistica.
Partendo da una lettura attenta del presente, della realtà delle persone, viene proposta una catechesi basata su ascolto e narrazione alla luce della Parola di Dio e che sappia superare l’impostazione solo finalizzata ai sacramenti, ponendo attenzione all’esistenza concreta delle persone a cui trasmettere l’annuncio principale ed essenziale: il kerygma.
Le famiglie, piccole comunità di preghiera
Altro aspetto importante è il coinvolgimento delle famiglie nella catechesi, a cui si potrebbero offrire strumenti adeguati per vivere la fede in casa, all’interno delle quali si potrebbero anche ospitare, di tanto in tanto, i piccoli gruppi che sarebbero costretti a formarsi a motivo delle norme di cautela sanitaria. Queste piccole realtà consentirebbero altresì «una conoscenza reciproca più profonda, per relazioni più attente di fraternità e di cura reciproca». La valorizzazione della centralità della domenica, poi, è un altro punto nevralgico, «affinché l’Eucaristia mostri tutta la sua ricchezza di simboli e linguaggi».
Dalla crisi all’opportunità
Nella seconda parte del documento viene offerta una rilettura sapienziale del brano di At 11, 19-26, dove si racconta la nascita della Chiesa di Antiochia, che si è messa in gioco affrontando con creatività un momento di crisi senza perdersi d’animo e diventando, così, annunciatrice del Risorto.
Immaginare ambienti per il catechismo che non siano più sale al chiuso ma spazi aperti, valorizzare anche le opere d’arte e i monumenti sacri per veicolare il messaggio di fede, sono soltanto alcune delle “provocazioni” lanciate dall’equipe dell’Ufficio Catechistico Nazionale e che scaturiscono dalla «forte esigenza di un nuovo discernimento sulla realtà pastorale e sociale e sul rilancio dei percorsi catechistici».