Maria: segno di riconciliazione e di speranza
Un cammino lungo le tappe che hanno portato alla proclamazione del dogma dell’Assunzione di Maria al cielo. Attraverso il Magistero petrino e l’iconografia, approfondiamo quell’aspetto della glorificazione della Madre di Dio che la Chiesa di Oriente chiama Dormitio Virginis.
di Vincenzo Calabrese
Come aveva fatto Pio IX nel 1854 per il dogma dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, anche Pio XII fece precedere la proclamazione di quello dell’Assunzione da una consultazione di tutto l’episcopato cattolico e la stragrande maggioranza dei vescovi si espresse a favore. A questo punto papa Pacelli fissò la festa liturgica dell’Assunta al 15 agosto e la definizione del dogma l’1 novembre 1950, solennità di tutti i Santi «per evidenziare che la posizione centrale che la Madre di Gesù aveva occupato nella comunità orante nel Cenacolo (Cf. Atti 1,12-14) si prolunga nel santuario del cielo».
La definizione dell’Assunzione di Maria al cielo era un atto che papa Pacelli coglieva e presentava come opportunità, come dono, come segno di riconciliazione e di speranza offerta, alla sfinita e spersa umanità postbellica, dalla Divina Provvidenza.
Infatti le intenzioni di Pio XII sono ben espresse nel suo discorso che pronunciò dopo il rito solenne della definizione dogmatica, che presenta Maria come riferimento consolatorio e motivo di speranza. Per imperscrutabile disegno divino, sugli uomini della presente generazione, così travagliata e dolorante, smarrita e delusa, ma anche salutarmente inquieta nella ricerca di un gran bene perduto, si apre un lembo luminoso di cielo, sfavillante di candore, di speranza, di vita beata, ove siede Regina e Madre, accanto al Sole della giustizia, Maria. Da lungo tempo invocato, questo giorno è finalmente Nostro; è finalmente vostro. Voce dei secoli – anzi, diremmo, voce delle eternità – è la Nostra che, con l’assistenza dello Spirito santo, ha solennemente definito l’insigne privilegio della Madre celeste. E grido dei secoli è il vostro, che oggi prorompe nella vastità di questo venerando luogo, già sacro alle glorie cristiane, approdo spirituale di tutte le genti, ed ora fatto altare e tempio per la vostra traboccante pietà».
La glorificazione di Maria è collegata sia dalla tradizione, sia dal magistero, sia dalla liturgia, sia dalla teologia, alle altre verità del magistero solenne, il tutto ben evidente dal nocciolo della bolla Munificentissimus Deus che dichiara: «L’Immacolata Madre di Dio sempre Vergine, concluso la sua vita terrena, fu Assunta in corpo e anima alla celeste gloria».
Che questo sia vero nelle intenzioni del Papa è ben evidente del discorso già sopracitato: «Venerabili fratelli e diletti figli e figlie, accorsi alla Nostra presenza, e voi che Ci ascoltate in questa Roma e in ogni regione del mondo cattolico! Commossi per la proclamazione, come dogma di fede, dell’Assunzione della Beatissima Vergine in anima e in corpo al cielo; esultanti per il gaudio che inonda il cuore di tutti i credenti, appagati nei loro desideri; proviamo irresistibile bisogno di elevare insieme a voi un inno di ringraziamento all’amabile provvidenza di Dio, che ha voluto riservare a voi la letizia di questo giorno e a Noi il conforto di cingere la fronte della Madre di Gesù e madre nostra, Maria, col fulgido diadema, che ne corona le singolari prerogative».
La fede della Chiesa aveva sempre creduto nella glorificazione della Vergine Maria, in Occidente chiamata Assunzione, in Oriente dormizione. Infatti, la più antica iconografia dell’Assunzione è quella della Dormitio Virginis. La Vergine è in genere rappresentata sul letto di morte, circondata dagli Apostoli, mentre Cristo stringe fra le sue braccia l’anima di Lei raffigurata come un bambino in fasce; due o più angeli discendono dall’alto per accoglierla.
Afferma infatti Giovanni il teologo: «Per tre giorni si udirono voci di Angeli invisibili che glorificavano Cristo, Dio nostro, nato da Lei. Dopo il terzo giorno le voci non si udirono più: tutti allora compresero che il puro e prezioso corpo di lei era stato trasportato in Paradiso».
Attraverso l’arte la fede cristiana si è espressa con varie modalità, ma sempre cercando di contemplare il Mistero, attraverso la funzione poietica che l’arte stessa ci dona.
Gli artisti che hanno dipinto l’Assunta sono tanti. Mi piace segnalare Cimabue (1240-1302) che ad Assisi nella basilica superiore di San Francesco affianca Dormizione e Ascensione introducendo, nella mandorla di luce, Gesù che abbraccia affettuosamente la Madre. L’abbinamento delle scene torna a Santa Maria Maggiore e a Santa Maria in Trastevere a Roma.
Poi con Luca Signorelli, nella tavola di Cortona, la scena dell’Assunzione si concentra solo sulla Vergine e si allarga allo stupore e smarrimento degli Apostoli. Stile e iconografia si rinnovano nel celebre capolavoro dedicato all’assunta di Tiziano (1490-1576), nella chiesa dei Frari a Venezia. I colori accesi e il moto ascensionale della Vergine vestita di rosso portata su una nube del cielo conferiscono una grande drammaticità alla composizione.
Rivoluzionaria è la scena “da sotto in su” resa con maestria dal Correggio (1489-1534) nella cupola del duomo di Parma: Maria, Madre di Dio, colei che non ha conosciuto la corruzione del sepolcro, continua ad ispirare l’arte anche in epoche recenti.
San Giovanni Paolo II, il Papa del totus tuus, riferentesi a Maria, a Denver, il 15 agosto 1993, Giornata mondiale della gioventù, affida all’Assunta i giovani della terra: «Accompagnali mentre si preparano ad essere messaggeri di quella vita divina che sola può soddisfare la fame del cuore umano! Come te, possa vedere nella Croce di Cristo la chiamata dell’amore Divino che trasforma la morte in vita, la disperazione in speranza, la tristezza in gioia senza fine».
Mi piace concludere con le parole che il papa Benedetto XVI che il 5 agosto 2011 evidenziò il fatto che «nel cuore del mese di agosto i cristiani di Oriente e di Occidente celebrano congiuntamente la festa dell’assunzione di Maria santissima al cielo», aggiungendo come questa memoria affondi «le sue radici nella fede dei primi secoli della Chiesa».
Nella nostra amata diocesi la Materdomini, festeggiata proprio il 15 agosto, è segno che l’Agro è terra di Maria, e unisce nella sua prodigiosa icona, l’Occidente e l’Occidente cristiano nel culto alla Madre di Dio, Assunta in cielo.