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Sessantadue giorni per sconfiggere il Covid-19

La storia di Francesca Strianese, 27enne di San Valentino Torio che è risultata positiva al coronavirus. Mentre era in quarantena, ha iniziato a studiare il russo per tenere la mente impegnata e perfezionarsi ulteriormente per il suo lavoro sulle navi…

La storia di Francesca Strianese, 27enne di San Valentino Torio che è risultata positiva al coronavirus. Mentre era in quarantena, ha iniziato a studiare il russo per tenere la mente impegnata e perfezionarsi ulteriormente per il suo lavoro sulle navi da crociera.

di Salvatore D’Angelo

 Francesca Strianese ha 27 anni, li ha compiuti lo scorso 11 marzo, alla vigilia della sua traversata più importante: quella contro il Covid-19. Per lavoro e vocazione è sempre in giro per il pianeta, abituata a stare in mezzo alle persone. Infatti, è addetta alla reception su alcune delle navi da crociera più belle e lussuose del mondo. L’ottimismo non le manca, ma ha sentito forte la pressione di questi due mesi. «A bordo abbiamo anche 5mila passeggeri, vivo tra la gente. La malattia mi ha fatto trovare da sola. Questi 62 giorni sono stati infiniti».

Quando in Italia è scoppiata la pandemia, lei si trovava in Brasile, una delle tappe della crociera che tocca l’Argentina e l’Uruguay. Il suo calvario è cominciato il 9 marzo. «Sapevamo cosa stesse accadendo nel nostro Paese, ma in Sud America eravamo relativamente tranquilli perché i casi segnalati erano pochi. Sulla nave non c’erano problemi, poi abbiamo imbarcato degli europei per rientrare nel nostro continente e, durante la traversata atlantica, si sono manifestati i primi casi».

I tradizionali cinque giorni di viaggio sono diventati dodici. «Sono stati drammatici. I passeggeri non rispettavano le misure di prevenzione, rivendicavano risposte da noi receptionist. Volevano sapere degli aerei per ritornare nei loro Paesi. Si respirava rabbia e paura perché c’erano diversi positivi, ma alla fine ce l’abbiamo fatta» racconta. Porti chiusi e nessuna disponibilità ad accogliere la nave. Solo un rifornimento a Tenerife. La svolta si è avuta il 22 marzo quando l’imbarcazione è approdata a Lisbona. Per due giorni non è sceso nessuno, dal 24 i primi sbarchi di chi aveva un charter confermato.

Francesca è scesa dalla nave il 25 marzo ed è stata portata, insieme ad altri 447 connazionali, all’aeroporto per il rientro a Fiumicino. Da Roma, un pullman della compagnia marittima l’ha riportata a Napoli. Alle 3 di notte del 26 marzo è arrivata a San Valentino Torio. «Ho visto i miei genitori che mi aspettavano di fronte casa, non li ho potuti abbracciare, li ho visti da lontano. Ero anche un po’ indispettita per l’accoglienza a distanza. In sei anni sulle navi da crociera sono sempre venuti a prendermi ad ogni sbarco in Italia oppure a visitarmi nei Paesi di lavoro. Questa volta erano lontani e in macchina. Ho trascorso la quarantena in una seconda casa, da sola».

Nei primi 18 giorni di quarantena Francesca ha avuto una leggera febbricola e problemi al gusto. Sintomi chiari ma il tampone non veniva effettuato. Dopo numerose richieste – e poiché altri suoi colleghi erano risultati positivi – le è stato fatto il 10 aprile, Venerdì Santo. «Il risultato mi è stato comunicato la domenica di Pasqua. È stato terribile. Io credevo di aver terminato la quarantena e invece veniva il più bello».

La 27enne non si è scoraggiata. Si è rimboccata le maniche e si è messa a studiare il russo: «Parlo cinque lingue, una in più fa sempre bene». Vuole crescere nella catena degli ufficiali di bordo. È salita sulla nave come animatrice, il colpo di fulmine quando per un Pon fece uno stage di 15 giorni su un’imbarcazione, ed ora si occupa della reception.

A farle compagnia il saturimetro, «è stato il mio migliore amico», e le telefonate: «L’Asl Salerno ha fatto un monitoraggio eccezionale. Dal centro di ascolto ho avuto una grande compagnia e un importante supporto psicologico. Poi mi aiutavano negli esercizi respiratori per migliorare il funzionamento polmonare. Sono un soggetto asmatico, per i medici è un miracolo che non abbia avuto peggioramenti».

La malattia ci ha messo del tempo prima di lasciarla: «Ho dovuto fare cinque tamponi. I primi tre sempre positivi, poi gli ultimi due negativi». In queste settimane è stata importante la vicinanza della famiglia, «un ringraziamento speciale ai miei genitori, Alberto e Pina, e a mio fratello Antonio», ma anche a «don Gaetano Ferraioli, mi chiamava ogni giorno per sapere come stavo, è stato tra le persone più presenti». Un riconoscimento «al sindaco di San Valentino Torio, Michele Strianese», che ha fatto sì che fosse sottoposta al tampone, e alla compagnia marittima per cui lavora: «È stata tra le migliori. Ha rimpatriato tutti gli italiani ed è impegnata su più fronti per chi è ancora sulle navi. Mi hanno chiamata spesso, senza lasciarmi sola. Spesso però ero io a confortare chi mi chiamava».

Francesca è guarita, si è recata anche al “Cotugno” di Napoli per donare il suo plasma, «sono felice possa essere utile per salvare chi ne ha bisogno». Si appresta a riprendere il largo: «Le navi sono tutte ferme. Si parla di luglio, ma bisogna attendere ancora. C’è un po’ di paura, ma non vedo l’ora di ritornare a bordo, di riprendere la mia vita in giro per il mondo».

Sicuramente con il suo sorriso e la sua solarità continuerà a solcare i mari del globo portando in alto i colori di San Valentino Torio e dell’Agro nocerino sarnese.

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