Memoria che si fa futuro
Il primo editoriale del numero del nuovo anno di Insieme, che si presenta ai lettori con una nuova veste grafica e nuovi contenuti.
di Salvatore D’Angelo
Cominciamo il nuovo anno con il piede giusto. A noi la scelta del tono per leggere questa frase: come invito, con un punto interrogativo, con tono imperativo. Sta a noi, ad ognuno di noi, decidere che piega dare al 2020.
Insieme, per esempio, ha scelto quello dell’invito, della prospettiva, del rinnovamento. Grazie all’impulso dell’intera redazione, ci presentiamo con una nuova veste grafica. Speriamo possiate apprezzarla a partire da questo numero. Non è solo cambiata la testata o i colori delle pagine.
Ci siamo aperti ai contributi di nuovi professionisti ed esperti per leggere meglio, insieme, questo tempo. Affinché il giornale della nostra Chiesa diocesana possa informare e formare.
Alla Campania auguriamo di leggere il nostro incipit come auspicio. È attesa da scelte importanti. Tra qualche mese ci saranno le elezioni. Si arrivi a mettere una croce sul nome di un candidato o sul simbolo di un partito seguendo i propri ideali, ma anche valutando bene i programmi, le cose fatte, quelle che restano da fare.
E attenzione alla propaganda, da qualunque parte provenga. Le promesse, quelle, ci stanno, fanno parte del gioco, purché non siano utopistiche. Facciamo sì che la nostra società inizi bene l’anno e tenga il passo per i 365 giorni che verranno. Sia tempo dedicato all’ascolto, al dialogo, alla comprensione. Ne ha bisogno la nostra Italia, la nostra città, il nostro quartiere, la strada, il condominio, la nostra famiglia. Ne abbiamo bisogno noi stessi. Dobbiamo ascoltarci, metterci in dialogo e sforzarci di comprenderci. Aprirci all’altro, senza perdere la memoria.
Lo raccomanda anche papa Francesco, nel tema dato per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali: Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria (Es 10, 2) – La vita si fa storia.
Ciò non vuol dire farsi venire il torcicollo. Lo sguardo deve essere proteso verso l’orizzonte, per scorgere, affrontare e vincere nuove sfide.
Tenendo tuttavia presente le macchie del passato. In questo ci aiutano le pietre d’inciampo, come quella posata davanti all’ingresso dell’Istituto comprensivo Simonetta Salacone di Roma.
Stavolta la lamina di bronzo non richiama la deportazione degli ebrei verso i campi di concentramento nazisti; ricorda il giovane del Mali morto il 18 aprile 2015 portando una pagella sul cuore. Una nuova deportazione. A significare che il passato può ritornare, che bisogna fare attenzione alle amnesie, sempre più ricorrenti e sotto forme diverse.
Abbiamo tutti gli strumenti per vivere con speranza, gioia e coraggio il 2020. Non sprechiamoli.