Clown in ospedale: ridere è una cosa seria
Clownterapia: un mondo complesso ed emozionante, quello della cura del sorriso in ospedale. L’esperienza delle associazioni di volontariato “Nasi Rossi” e “Teniamoci per mano”, nell’approfondimento del numero di dicembre di Insieme.
di Martina Nacchio
Non toccava cibo da due giorni. Sua madre era disperata. Quella mattina le avevano portato un cornetto per stuzzicarle l’appetito. Ma non voleva saperne di assaggiarlo finché un naso rosso si è affacciato nella sua camera. Quel clown in ospedale rendeva tutto più speciale: quel posto, quel lettino, persino la sua bocca amara. Il clown voleva giocare con lei e con quel cornetto che, in fondo, non era così male. I piccoli miracoli si fanno un morso alla volta.
Un momento all’apparenza semplice rappresenta una grande vittoria in una corsia di ospedale. «Non solo eravamo riusciti a far mangiare una bambina che da due giorni si rifiutava di farlo, ma avevamo anche sollevato una madre preoccupata che ora ci guardava con gratitudine». A raccontare l’episodio è Annamaria Tortora, volontaria e addetto stampa dell’associazione di clownterapia “Teniamoci per mano”.
La sua esperienza ci introduce in un mondo complesso ed emozionante, quello della cura del sorriso nelle corsie di un ospedale. «Un bambino malato dimentica di essere un bambino. Tutto intorno a lui parla della sua malattia. L’ambiente che lo circonda, gli adulti che stanno con lui, le cure che lo assillano. Si trova rinchiuso in una bolla di aria viziata, e non si sente altro che un bambino malato. Il clown di corsia rompe quella bolla».
Avere il privilegio di strappare loro momenti spensierati è una grande responsabilità. «A volte sono così stanchi e abbattuti da non riuscire
neppure a giocare. Altre volte hanno solo voglia di ascoltare una storia o di parlare un po’». Armati di naso rosso, camice e scarponi, i clown dottori non si lasciano intimorire dai no, aspettano il momento giusto per introdursi in quel fragile momento di vita del paziente, in punta di piedi, por tando con sé quel carico di sogno e purezza d’animo che accomuna fanciulli e clown.