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Ri-educare alla Carità

Radicati e fondati nella carità (Ef 3,17) L’Eucarestia, di Domenica in Domenica, diventi il luogo concreto della carità, dove insieme al pane e al vino, portiamo altri frutti della terra e del lavoro dell’uomo per aiutare le famiglie in difficoltà…

Radicati e fondati nella carità (Ef 3,17)

L’Eucarestia, di Domenica in Domenica, diventi il luogo concreto della carità, dove insieme al pane e al vino, portiamo altri frutti della terra e del lavoro dell’uomo per aiutare le famiglie in difficoltà e per essere custoditi dalla Domenica. A partire dai piccoli, rimettiamo al centro l’altare, riprendiamo la funzione della Caritas Parrocchiale, scuola che educhi al dono e non solo alla fredda distribuzione di un pacco (da, I Cortili dell’evangelizzazione, 7).

 

 

 

Carissimi,

nel corso della Visita Pastorale, come già annunciato nella lettera sull’Evangelizzazione, è significativo rivedere il ruolo della CARITAS e ridare ad essa la sua primigenia finalità EDUCATIVA, voluta al suo inizio dal grande cuore di San Paolo VI.

Prima di fare la carità, distintivo dei cristiani, è urgente rieducare alla CARITÀ, a cominciare dalla MESSA DOMENICALE che deve ritornare ad essere il luogo teologico della CARITÀ EUCARISTICA, sorgente di ogni gesto caritativo che rimanda a Gesù Cristo.

4 giugno 2011 – L’ingresso in Diocesi del Vescovo. Dopo la visita agli ammalati dell’ospedale Umberto I, l’incontro in piazza Diaz a Nocera Inferiore.

Invito tutti, in sintonia con il Direttore e l’Equipe diocesana della CARITAS, a vivere quasi una pausa, un anno sabbatico, liberi dalla preoccupazione dei progetti e opere segno, per formare i ministri della carità, i SAMARITANI DELLA SPERANZA, e rivedere così i modi e i tempi per vivere la carità, che non può essere delegata solo ad un gruppo, ma deve ridiventare espressione di tutta la parrocchia, a cominciare dalla comunità eucaristica che, a cerchi concentrici, deve raggiungere tutte le periferie esistenziali dove si consuma il dramma umano e la gente attende la salvezza.

Anche la carità va celebrata in tutti i giorni e nei diversi momenti dell’Anno Liturgico.

Riprendere la connotazione parrocchiale della carità, non vuol dire dimenticare la dimensione foraniale e diocesana, ma entrambe devono essere a supporto della Parrocchia e mai semplice delega, quasi a voler scaricare su altri l’impegno caritativo che nasce da una responsabilità personale.

I poveri – ci ricorda il Povero – li avete sempre con voi, ma non sempre avete Me (cfr. Gv. 12,8).

Oggi variegati sono i volti della povertà e, spesso, più cocenti sono le povertà spirituali, umane, di senso della vita, che non sempre possono essere risolte con la distribuzione di un pacco, che pure è utile e desiderato.

Educare alla carità, per celebrarla nell’Eucarestia e nella vita, sarà il nostro impegno nell’Anno Pastorale 2019/2020, che ci vedrà impegnati a portare a conclusione la Visita Pastorale, di cui la ripresa della CARITAS PARROCCHIALE vuole essere segno e sigillo permanente.

Povertà: senzatetto dorme in un sottopassaggio (Foto AFP/SIR)

Ogni comunità si chiederà: Come viviamo la carità, e quanto viene destinato ad essa nell’economia personale, familiare e della parrocchia?

Entra la parola povertà nell’economia delle nostre feste religiose? O, nello sperpero e nella confusione, ci dimentichiamo del comandamento dell’amore?

La carità parte dal cuore, raggiunge il cervello e scende nella tasca per essere gesto concreto.

Dobbiamo permettere ai poveri, che ci evangelizzano, di ritornare ad essere soggetti nelle nostre comunità, e non semplice fastidio, o destinatari di un po’ di elemosina, a volte per fare pulizia nei nostri ambienti.

Ci potrebbe capitare, se non stiamo attenti, di avere i poveri sempre con noi, ma non sempre la presenza del Signore.

I poveri, nei quali Gesù si nasconde, sono coloro che ci annunciano il Vangelo e fanno cadere tanti nostri impianti pastorali, fondati a volte su castelli di sabbia.

Vaticano, 19 novembre: Giornata Mondiale del Povero. Papa Francesco partecipa al pranzo offerto a 1500 persone povere nell’Aula Paolo VI (Foto Siciliani-Gennari/Sir)

La carità, per noi credenti, o è carità eucaristica, o non è; rischiando, tra gatti e volpi, di diventare altro, quasi a volerci servire della povertà per fare strada nella ricchezza.

Sappiamo per esperienza che si può donare (per altri interessi) anche senza amare; ma non si può mai amare senza donare.

Le nostre messe, le nostre catechesi, i nostri incontri diventino luoghi che educhino alla carità e la esercitino in una fantasia sempre nuova ed originale. Ognuno ed ogni comunità si prenda in affidamento un povero, o una situazione di povertà, e lo accompagni passo passo. Andiamo alla scuola della Croce perché – come ha scritto il Beato Tommaso Maria Fusco – Colui che ha ben studiato il Crocifisso, sa ogni cosa.

Radicati e fondati nella carità (Ef 3,17), a cominciare dalle povertà di tante famiglie, celebriamo la Carità di Dio e procediamo con gioia verso il Veniente che, nella sera della vita, ci interrogherà proprio sul tema caritativo.

 

Nocera Inferiore, 27 settembre 2019

Memoria di San Vincenzo de’ Paoli

 

                                                                                                 Vi benedico

                                                                                   + Giuseppe Giudice, Vescovo

 

 

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