Ogni vera conversione è protesa a un futuro nuovo
La domenica del Papa
di Fabio Zavattaro*
“Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo”. Non c’è bisogno di aggiungere altro alle parole dal quarto evangelista. Non sappiamo cosa stesse scrivendo in terra con il dito, Gesù. Ma l’immagine ricorda che Dio scrisse la legge con il suo dito sulle tavole di pietra. Ecco la forza della scena che ci fa capire, come scribi e farisei, ponendo la domanda, in realtà gli tenevano una trappola. Accusatori ipocriti, li ha definiti Benedetto XVI, perché “chiedono a Gesù di giudicare la peccatrice con lo scopo di metterlo alla prova, fingono di affidargli il giudizio, mentre in realtà è proprio lui che vogliono accusare e giudicare”.
E la risposta di Gesù spiazza scribi e farisei, tanto che, ad uno ad uno, abbandonano la scena e lo lasciano solo con l’adultera. “Si può supporre – dice Papa Francesco all’Angelus – che il loro proposito fosse questo; vedete la malvagità di questa gente: il ‘no’ alla lapidazione sarebbe stato un motivo per accusare Gesù di disobbedienza alla legge; il ‘sì’, invece, per denunciarlo all’autorità romana, che aveva riservato a sé le sentenze e non ammetteva il linciaggio popolare. E Gesù deve rispondere”.
Dopo l’immagine del figlio prodigo, del padre che si rivela nell’abbraccio accogliente e misericordioso, la parabola di domenica scorsa, la quinta domenica di Quaresima ci ricorda come sia sempre la misericordia di Dio, il perdono, ad essere al centro della storia. La prospettiva è già un andare avanti verso Gerusalemme, l’ingresso in città accolto come un re; poi, la passione, la morte. Finalmente, la pietra rotolata che rivela come il tempo non si sia fermato al venerdì, ma trova compimento nella domenica, la resurrezione.
Un cammino nuovo che si apre davanti l’uomo. Come per l’adultera condannata alla lapidazione, secondo i dettami della legge mosaica, dagli scribi e dai farisei. “Gli interlocutori di Gesù sono chiusi nelle strettoie del legalismo e vogliono rinchiudere il figlio di Dio nella loro prospettiva di giudizio e condanna” afferma il Papa, rivolgendosi a quanti lo ascoltano, non solo in piazza san Pietro. Ma Gesù “non è venuto nel mondo per giudicare e condannare, bensì per salvare e offrire alle persone una vita nuova. Come reagisce Gesù davanti a questa prova? Prima di tutto rimane per un po’ in silenzio, e si china a scrivere col dito per terra, quasi a ricordare che l’unico Legislatore e Giudice è Dio che aveva scritto la Legge sulla pietra”. Poi non pronuncia alcun giudizio su scribi e farisei, uomini sicuri della loro giustizia; non nega il giudizio di Dio né la legge, e neppure chiede pietà per la donna adultera, difendendola per il peccato commesso. Parla invece alla coscienza degli uomini, bisognosi tutti di conversione e di perdono. Dice Francesco: “LORO si sentivano ‘paladini della giustizia’, ma lui li richiama alla consapevolezza della loro condizione di uomini peccatori, per la quale non possono arrogarsi il diritto di vita o di morte su un loro simile. A quel punto, uno dopo l’altro, cominciando dai più anziani – cioè quelli più esperti delle proprie miserie – se ne andarono tutti, rinunciando a lapidare la donna. Questa scena invita anche ciascuno di noi a prendere coscienza che siamo peccatori, e a lasciar cadere dalle nostre mani le pietre della denigrazione e della condanna, del chiacchiericcio, che a volte vorremmo scagliare contro gli altri. Quando noi sparliamo degli altri, buttiamo delle pietre, siamo come questi”.
Il perdono che Cristo offre alla donna, è anticipo del cammino nuovo, della salvezza che nella Pasqua è messaggio al mondo. Solo Dio è capace di lasciare alle spalle il passato e di fare nuove tutte le cose. Così la donna, condannata dalla legge mosaica, sperimenta la gratuità del perdono di Dio: “Neanche io ti condanno, va’ e d’ora in poi non peccare più…”.
Alla fine, rimasero solo loro due, con le parole di sant’Agostino, che il Papa ricorda, “la misera e la misericordia”. Quando Gesù ci perdona “ci apre sempre una strada nuova per andare avanti”, afferma Francesco. “Ogni vera conversione è protesa a un futuro nuovo, ad una vita nuova, una vita bella, una vita libera dal peccato, una vita generosa”.
*Sir