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Rinascere dopo il coma

È moglie e madre con una brillante carriera avviata quando Maria Rosaria Vitiello viene travolta da un auto dopo aver moderato un convegno sulla sicurezza stradale. Il racconto della sua rinascita. di Mariarosaria Petti Vuoi uno specchio?». Le parole rimbombano…

È moglie e madre con una brillante carriera avviata quando Maria Rosaria Vitiello viene travolta da un auto dopo aver moderato un convegno sulla sicurezza stradale. Il racconto della sua rinascita.

di Mariarosaria Petti

Vuoi uno specchio?». Le parole rimbombano nella stanza, la gola è arsa, le gambe rigide, distesa su un letto sconosciuto. Le mani toccano la testa, i lunghi capelli biondi non ci sono più. Il capo rasato punge i polpastrelli. «Non c’è bisogno dello specchio», pensa tra lei e prova a biascicare sillabe a sua madre. Dove si trova? Cosa è successo? Perché non riesce a parlare e a muoversi? Questa è la storia di una rinascita, e la protagonista è Maria Rosaria Vitiello, giornalista di Scafati investita il 16 dicembre 2014 dopo aver moderato un convegno sulla sicurezza stradale. Dopo aver pranzato con gli organizzatori dell’incontro, Maria Rosaria accompagna alla macchina l’allora consigliere comunale Brigida Marra. Riattraversando la strada sulle strisce pedonali è travolta da una Toyota Yaris. L’impatto è duplice e violento. La donna batte la testa prima contro l’automobile e poi sull’asfalto. Comincia così il lungo sonno di Maria Rosaria che combatterà per circa un mese tra la vita e la morte.

L’incidente. Casualmente il tenente della Polizia locale Pasquale Cataldo si trova sul posto, in via Dante Alighieri (ex Statale 18) a Scafati. Due vigilesse poco prima non hanno avuto il coraggio di intervenire. Maria Rosaria è riversa sul suolo, il sangue riga il contorno della sua sagoma. Il tenente interviene con coraggio, pratica il massaggio cardiaco alla giornalista. Prima, senza successo. Al secondo tentativo, il battito cardiaco riprende. Un intervento provvidenziale. Nell’attesa dei soccorsi – che giungeranno dopo circa 20 minuti – la collaboratrice de Il Mattino avrebbe potuto non sopravvivere. La preziosa collaborazione della Polizia locale non finisce qui. I colleghi del tenente con una vera cordata liberano la via che da Scafati conduce all’ospedale di Nocera Inferiore.

Il risveglio. Dopo tre settimane in Terapia Intensiva, i medici dell’Umberto I consigliano ai familiari di Maria Rosaria di trasferirla in un Centro di risveglio a Crotone. «Ho qualche vago ricordo, come di un sogno, di quello spostamento in autoambulanza» racconta la donna. È l’8 gennaio, dopo due giorni il risveglio. «La primaria ha intuito subito il mio desiderio di riprendermi – continua la giornalista – ho iniziato la fisioterapia e anche la logopedia, dopo che mia sorella mi disse di non capirmi». Fino al 20 febbraio resta a 440 km di distanza da casa: «Ero devastata, avevo il timore che i miei figli mi vedessero così fragile e indebolita». Ad aspettarla infatti a Scafati, i suoi ragazzi, Francesco e Gaetano, oggi di 20 e 15 anni. «Sono stata dimessa a condizione di continuare il percorso di riabilitazione, così ho scelto di andare in un centro specializzato a Castellamare di Stabia» prosegue. Maria Rosaria è una donna forte, che può contare sul sostegno incondizionato di suo marito. Proprio nei mesi cruciali per la ripresa, una nuova ombra all’orizzonte: «Il 20 maggio, a seguito di un dolore fortissimo alla schiena, mi è stata riscontrata un’ernia. Non ho preso bene questo ennesimo incidente di percorso».

Sono sempre stata una donna molto tenace – racconta con le lacrime agli occhi – ma questa esperienza mi ha fatto capire il valore della vita, la sua preziosità

La ripresa. «A Crotone era difficile cercare di riprendersi vedendo pazienti di ogni età svegliarsi nelle condizioni più diverse – confessa Vitiello –. C’era chi non riusciva più a parlare, chi a muoversi o anche ricordare. Io sono stata fortunata». Chi non conosce Maria Rosaria non potrebbe mai immaginare che ha dovuto imparare di nuovo a parlare. Dopo neanche un anno riesce ad esprimersi perfettamente nonostante il suo incidente. Oltre a scrivere per Il Mattino, la donna si occupa da anni di moderare e presentare eventi. La parola è il suo pane quotidiano. La passione per il lavoro l’ha spinta a migliorare in tempi molto rapidi: «Salvatore Campitiello (presidente dell’Assostampa Valle del Sarno, ndr) mi ha aiutato a superare la paura di non essere più in grado di comunicare in pubblico, invitandomi a moderare un convegno. Un modo per incoraggiarmi a rimettermi in moto, gliene sono molto grata».

Una nuova vita. «Sono sempre stata una donna molto tenace – racconta con le lacrime agli occhi – ma questa esperienza mi ha fatto capire il valore della vita, la sua preziosità». Maria Rosaria sente di avere avuto un angelo custode che ha vegliato su di lei e che continua a farlo: «Ogni giorno donato è un buon motivo per essere gioiosi».

Nei giorni in cui la sua esistenza era appesa ad un filo, la notizia dell’incidente è rimbalzata online e sulle pagine di tutti i quotidiani. Dell’incredibile capacità di rialzarsi da una caduta così terribile Google non ne dà traccia. «Se sono viva è anche per raccontare ad altri quanto siano inutili i pesi di cui a volte ci carichiamo. La vita è davvero un regalo straordinario» dice alla fine della nostra chiacchierata. Hai proprio ragione Maria Rosaria. Per Insieme non sei la giornalista investita e in fin di vita. Sei la donna che dopo il coma è rinata. Con le tue forze, sei risorta a vita nuova.

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