Visita a Casatori: “L’evangelizzazione è un lavoro di squadra”
La comunità parrocchiale “Santa Maria delle Grazie” di Casatori ha accolto mons. Giuseppe Giudice con le note di una canzone e i gioiosi passi di danza degli accierrini, spalancando al pastore diocesano le porte dei cuori, pronti a vivere la Visita Pastorale.
Domenica 25 novembre, l’arrivo del Vescovo non ha segnato solo l’inizio di questo momento di grazia, da Lui fortemente voluto, ma anche la chiusura delle Quarantore, durante le quali, spronati dalle riflessioni di don Alfonso Giordano sul versetto dell’Apocalisse “Sono alla porta e busso” (Ap 3, 20), i fedeli sono riusciti a captare l’invito ad aprire le porte della casa, della vita e del cuore alla presenza di Cristo vivo in mezzo a noi grazie all’Eucarestia e, in modo particolare, grazie alla presenza tangibile del pastore diocesano.
Egli è venuto a visitarci come Pellegrino – così si è “definito” – per osservare più da vicino i diversi volti delle comunità diocesane. Obiettivo raggiunto grazie agli incontri e alle visite programmate ad hoc. Mons. Giudice ha, infatti, trascorso la maggior parte delle sue giornate a Casatori, visitando le diverse realtà che compongono il tessuto parrocchiale: aziende e scuole, per incoraggiare a compiere opere buone e, eventualmente, correggere atteggiamenti che richiedono di essere reindirizzati sulla via del bene; famiglie, cuore pulsante di ogni organizzazione religiosa, che ha voluto incontrare in una serata interamente dedicata a loro, per ricordare l’enorme responsabilità che queste hanno nella vita cristiana, soprattutto dei giovani.
Gli ammalati. Tra i momenti più forti sono certamente da annoverare gli incontri con gli ammalati a cui il vescovo Giuseppe ha donato parte del suo tempo, mettendosi in ascolto delle loro storie, portando conforto, divenendo così per noi paradigma dell’insegnamento di Gesù che ci chiede di prestare servizio ai più deboli e bisognosi.
Eucaristia ed evangelizzazione. Alcune ore della visita sono state dedicate alla celebrazione della Santa Messa, per aiutarci a comprenderne l’importanza nella nostra vita di battezzati e per imparare a non trascurarne il valore. Non è mancato il suo incoraggiamento agli organi che costituiscono la parrocchia: associazioni e gruppi, Consiglio pastorale parrocchiale, Consiglio affari economici parrocchiale, Consiglio di Azione Cattolica, Commissione festeggiamenti, equipe ACR e i vari settori di Azione Cattolica. Durante quest’incontro, mons. Giudice ha ribadito la responsabilità e gli impegni che la vita ecclesiale comporta, primo fra tutti l’evangelizzazione che si serve del lavoro di squadra per ottenerne risultati vantaggiosi per la società, “pregando, preparando, operando e amando”.
Nella Celebrazione eucaristica conclusiva, celebrata il 30 novembre, il Vescovo ha focalizzato la sua attenzione sul- la comunità e sulle relazioni interpersonali che si creano in essa. Ha spiegato che per Gesù è essenziale ricordare tre cose: non lasciarci ingannare, nel corso del nostro
cammino di fede capiterà spesso di imbatterci nelle tentazioni del diavolo, l’importante è non permettere a nessuno di riuscire a sviare il nostro sguardo dall’obiettivo della nostra vita; non lasciarci terrorizzare, il Signore ci ha già suggerito di non permettere alle calamità di farci paura e continuamente ci invita ad aggrapparci alla fiducia che riponiamo in Lui, perché in ogni momento di difficoltà è sempre pronto ad accoglierci e sostenerci; guardare i segni grandiosi, come i Santi, modello di vita, il sorriso dei bambini, futuro del nostro mondo, i lavoratori in generale e le attività dei sacerdoti.
Il ringraziamento della comunità. Don Gaetano Ferraioli ha ringraziato mons. Giudice a nome di tutta la comunità: «Grazie per averci accompagnati in questa esperienza con la presenza del Salvatore in mezzo a noi, po- polo di Dio sempre in stato di missione. Anche noi, come i discepoli di Emmaus, vi chiediamo di “Restare con noi” per continuare a guidare i passi di questa Chiesa, per confermarci nella fede con la Parola di Dio e il vostro insegnamento».
Al termine di questi giorni densi di grazia ciascuno si sente spronato a cercare il suo sicomoro per vedere meglio Gesù che ci chiede di seguirlo, perché deve fermar- si a casa nostra.