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Darsi da fare affinché la gioia abiti i nostri cuori e le nostre case

L’omelia pronunciata dal Vescovo durante la Santa Messa della Terza domenica di Avvento trasmessa dalla Cattedrale di San Prisco in diretta su Rai Uno . Rivedi il video su RaiPlay (richiede registrazione gratuita) Sof 3, 14-18a; Salmo 12, 2-6; Fil 4,…

L’omelia pronunciata dal Vescovo durante la Santa Messa della Terza domenica di Avvento trasmessa dalla Cattedrale di San Prisco in diretta su Rai Uno .

Rivedi il video su RaiPlay (richiede registrazione gratuita)

Sof 3, 14-18a; Salmo 12, 2-6; Fil 4, 4-7; Lc 3, 10-18;

 

Sorelle e Fratelli,

un filo sottile percorre tutta la Liturgia di questa terza Domenica di Avvento – Domenica Gaudete – ed è un invito alla gioia, e alla gioia cristiana. Nel cuore dell’Avvento, e mentre le nostre comunità si apprestano a vivere i giorni intensi della novena natalizia, quasi un tratto di strada verso Betlemme, ecco l’esortazione dell’apostolo:

Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti.

E ringraziamo Paolo per la sua insistenza, perché ci fa comprendere che ci chiama a qualcosa di urgente ed importante: la gioia, la letizia, il gaudio.

E, per non lasciarci analfabeti del cuore e della vita, ci suggerisce anche il motivo e la sorgente della gioia: Il Signore è vicino.

Vicino, nel duplice significato; vicino, perché sta venendo; e vicino perché è qui, accanto a noi.

In Lui, il Veniente, il tempo e lo spazio si incontrano per farci entrare nel luogo teologico della gioia.

Colui che sempre viene nei tornanti della storia è anche Colui che ci sta accanto negli spazi dell’esistenza; oggi nelle ombre della sera, nei segni sacramentali e nel presepe; domani, e solo domani, nello splendore della gloria e nel chiarore del mattino.

Ecco, io vengo presto! (Apc 22,7).

Colui che ci ha amati creandoci, come una mamma, come un papà, come un amico, che si devono allontanare, ci ripete: Ecco, io vengo presto!

Stai tranquillo, vengo, arrivo, ritorno!

Ecco, sono qui e la vita si fa vigilia, attesa, ricerca del Venuto, luogo dove si tesse la trama della speranza e, nelle relazioni vere ed autentiche, si attende sempre e nuovamente la visita del Signore.

Ecco, io vengo presto!

Rallegrati, esulta ed acclama con tutto il cuore!

Non temere, non lasciarti cadere le braccia.

Gli uomini e le donne dell’Avvento, chiamati alla conversione dalla testimonianza del Battista, ora si chiedono:

Che cosa dobbiamo fare?

Ed è la stessa domanda, pronunciata da gente diversa, che risuonerà nel mattino di Pentecoste; quando si sentirono trafiggere il cuore (At 2,37) all’ascolto della Parola e dissero:

Che cosa dobbiamo fare, fratelli?

Ed è ancora e sempre la domanda della Chiesa di tutti i tempi, e della Chiesa di oggi; domanda impellente che si smorzerà solo al suo ritorno:

Quel giorno non mi domanderete più nulla (Gv 16,23), ci ricorda Gesù.

Ora è tempo di chiedere il da farsi affinché la gioia abiti i nostri cuori e le nostre case; cosa fare per rallegrarsi nel Signore; per essere credenti stabilizzati nella gioia e nel gaudio dei Santi ed evitare così di comprare dai venditori di gioie effimere.

Ora è tempo di chiedere dove abita la gioia e dare risposte puntuali alla nostra gente che, nella fatica dei giorni, attende il Signore.

Accogliamo le risposte che oggi il Battista ci dà nel Vangelo, personalizzandole secondo le diverse categorie: folle, pubblicani, soldati.

E’ interessante notare come, nel processo dell’evangelizzazione, diverse sono le categorie che pongono la domanda, diverse le condizioni e l’ambiente culturale, e diversificata deve essere la risposta per permettere al Vangelo di penetrare la vita e trasformarla.

Tre risposte e tre verbi sono suggeriti dalla Liturgia odierna per cercare di entrare nella sinfonia del Gaudete, della letizia e della gioia, doni del Risorto e impegno dei risorti.

Condividere – Essere giusti – Accontentarsi

 Alle folle: Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha; e chi ha da mangiare faccia altrettanto.

Condividere perché chi sa dividere riesce anche a moltiplicare.

Cum-dividere: dividere con l’altro il mio mantello, perché condividere è più che donare.

Ai pubblicani: non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato.

Essere equi, giusti, non esigere di più.

Esigere sempre e solo da sé per dare e restituire agli altri.

Alcuni soldati: Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe.

No alla violenza, a tutti i livelli, a cominciare da quella verbale; no all’estorsione che mortifica la libertà e il dono; la gioia cristiana abita

nell’accontentarsi.

Ecco una buona indicazione per preparare il Natale: accontentarci ed essere contenti di tutto ciò che siamo e abbiamo, a cominciare dal dono della vita. Accontentarsi e realizzarsi con le proprie mani, le proprie forze, senza aspettare tutto dagli altri.

I nostri anziani saggi ci ricordano che: Cuor contento, Dio l’aiuta.

Ecco dove abita la gioia!

Maria, Vergine del sì e dell’Avvento, questa Donna contenta, capace di condividere nella giustizia, che è la santità, ci aiuti ad accogliere nuovamente il Signore; e mentre Ella è per noi causa della nostra letizia, ci sproni ad essere per gli altri causa di gioia e non di sofferenza per intonare ancora i canti natalizi, speranza dal presepe per la nostra gente.

 

+ Giuseppe Giudice, Vescovo

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