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Il primo Vescovo di Nocera

Festeggiamo oggi San Prisco, patrono di Nocera, che attraverso i suoi 53 successori, raggiunge il nostro vescovo Giuseppe. Un normale episodio di cronaca nera: una croce gemmata rubata dalla Cattedrale di Nola, un ladro acciuffato, il giudizio del vescovo Paolino.…

Festeggiamo oggi San Prisco, patrono di Nocera, che attraverso i suoi 53 successori, raggiunge il nostro vescovo Giuseppe.

Un normale episodio di cronaca nera: una croce gemmata rubata dalla Cattedrale di Nola, un ladro acciuffato, il giudizio del vescovo Paolino. E tutto questo nel giorno della festa di san Prisco, vescovo di Nocera. Correva l’anno 409. Forte. Avverbio latino che normalmente traduciamo per caso, ma piace invece tradurlo fortunatamente, perché per noi Nocerini quel giorno di cui parla Paolino è una delle prove “archeologiche” più sicure sulla identità di Prisco. Retrodatando la devozione e la festa del Santo, almeno di mezzo secolo, arriviamo al 350. E non è poco per una Diocesi avere una storia così lunga. Perché di lì parte quel processo di evangelizzazione che ci raggiunge in pieno secolo XXI. Il resto, purtroppo, è un florilegio che ha il profumo di delicate leggende che ci dice con quanto amore il Pastore è ricordato dai suoi fedeli e quali metamorfosi, dettate dal cuore, ha trasformato il Vescovo in taumaturgo. Ed ecco la famosa vasca che da semplice elemento termale è diventata il simbolo di un lungo viaggio a dir poco rocambolesco da Roma a Nocera, trainata da due vaccarelle. Ed ammirando nel cappellone dell’Arciconfraternita del Rosario il Paradiso dei Solimena, non possiamo non notare il nostro Santo con i carboni ardenti che non bruciano il mantello in cui li raccoglie, in una fredda giornata d’inverno; guardiamo il busto d’argento che, solenne e ieratico, benedice la città non solo nella rappresentazione plastica ma soprattutto nella solenne processione che lo riporta nella sua Nuceria. Le nostre radici stanno proprio lì, in quella mano benedicente, in quel baculum pastorale che indica il cammino, in quel volto di saggio profeta biblico che parla di Dio e delle cose di Dio ancora oggi ad una società distratta e confusa.

Prisco, un nome che molti hanno inteso come antico e quindi come primo di una serie che dal IV secolo, attraverso i suoi 53 successori, raggiunge il nostro vescovo Giuseppe. Forse saranno insufficienti gli scavi archeologici, effettuati nella Cattedrale qualche anno fa, evidenzianti strutture medievali; forse non tutti sono soddisfatti delle indagini anatomiche sui resti conservati nello splendido sarcofago strigilato dell’area sepolcrale, nel 1964; qualcosa in più è stato detto nella recentissima ricognizione canonica del corpo del Santo e delle sue due sorelle, Marzia e Marina. Non siamo bollandisti distruttori, né creduloni ad oltranza; ci basiamo sulla grande Tradizione e su quanto ci hanno trasmesso i nostri Padri: ab immemorabili Prisco, anzi san Prisco, è qui!

Natalino Gentile

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