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Viva l’Europa Unita

Solo l’Europa, il cui unico difetto è di essere ancora troppo poco unita, può affrontare le  sfide epocali del terrorismo e dell’integrazione degli immigrati Dopo decenni di “europeismo acritico”, in cui nessuno si interrogava davvero su come e perché l’Italia…

Solo l’Europa, il cui unico difetto è di essere ancora troppo poco unita, può affrontare le  sfide epocali del terrorismo e dell’integrazione degli immigrati

Dopo decenni di “europeismo acritico”, in cui nessuno si interrogava davvero su come e perché l’Italia stesse partecipando al grande progetto di integrazione europea, intrapreso all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, gli anni della grande crisi economica iniziata nel 2007 hanno alimentato un diffuso sentimento di sfiducia e incomprensione nei confronti dell’Unione Europea e delle sue politiche. Dall’euro alla gestione delle politiche migratorie, contestare le scelte di Bruxelles sembra ormai diventato uno sport molto diffuso e popolare, non solo nel nostro Paese.

Pochi hanno l’onestà intellettuale di riconoscere che – guardando indietro di 60 anni – la costruzione europea è ancora il più meraviglioso tentativo di pace e prosperità di un Continente che per secoli ha conosciuto solo guerre e conflitti tra le nazioni, culminati nella prima metà del Novecento nelle due guerre mondiali e nella vergogna dell’Olocausto.

Oggi l’Europa è l’area del pianeta più ricca e civile, con il più robusto sistema di protezione sociale, con la migliore sanità del mondo, con i più alti standard ambientali. Eppure tanti cittadini europei sembrano innamorarsi delle tesi distruttive e nichiliste rappresentate in Gran Bretagna da Nigel Farage (il sostenitore numero uno della Brexit), in Francia da Marine Le Pen o in Italia da Matteo Salvini. Cosa vogliono costoro, lo smantellamento dell’Unione Europea per un ritorno all’equilibrio buio e drammatico delle nazioni divise da frontiere e barriere, da muri e odio reciproco? Occorre dire “no, grazie”.

L’Unione Europea non è perfetta, come non lo è l’Italia, la nostra città e neppure la nostra famiglia. Nessuno di noi è perfetto, ma per migliorarci dobbiamo anzitutto voler bene a noi stessi. E così l’Europa potrà essere migliorata, nelle sue istituzioni e nella sua capacità di ascoltare e dare potere al cittadino, solo grazie all’azione e all’impegno di chi all’Europa vuol bene. Esiste una generazione – la cosiddetta generazione Erasmus – che ha conosciuto l’Europa delle università, della libertà e dell’amore fraterno e amicale. Milioni di giovani che hanno trascorso sei mesi o un anno tra loro coetanei europei, con i quali hanno capito che le differenze sono molto meno significative dei valori condivisi.

L’Europa unita è un progetto che il mondo ci invidia, un grande spazio di civiltà e benessere grazie al quale i nostri singoli paesi possono ancora essere importanti in un mondo dominato altrimenti dai grandi “imperi”, quello cinese e quello americano. Solo un’Europa unita può davvero affrontare con efficacia le sfide epocali del terrorismo e dell’integrazione degli immigrati nella nostra società dell’accoglienza.

Viva l’Europa aperta, democratica e libera, il cui unico difetto semmai è quella di essere ancora troppo poco unita.

Piercamillo Falasca
direttore editoriale del magazine Strade

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