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Lettera di Natale 2013

PRISCO IN FAMIGLIA…L’ASINO E IL BUE Dialogo nella Notte Santa “Lui dormiva, tutto splendente, in una culla di quercia, come un raggio di luna dentro il cavo d’un tronco. Invece di pelle di pecora, le labbra d’un asino e le…

PRISCO IN FAMIGLIA…L’ASINO E IL BUE
Dialogo nella Notte Santa

“Lui dormiva, tutto splendente,
in una culla di quercia,
come un raggio di luna
dentro il cavo d’un tronco.
Invece di pelle di pecora,
le labbra d’un asino
e le nari d’un bue”.
(Boris Pasternak)

Carissimi,

Lettera di Natale 2013è la sera della vigilia di Natale, stupenda e bellissima come tutte le vigilie e la neve, volteggiando, sta dipingendo scenari da fiaba mentre la famiglia, accogliendo i parenti, si prepara a consumare la cena natalizia e a rivivere il mistero della Notte Santa, prima in casa e poi in parrocchia perché “a Natale tutte le strade conducono a casa” (Marjorie Holmes).
Prisco è incollato al suo portatile e sta trafficando con gli amici, con i quali già si scambia le impressioni e gli auguri natalizi e i risultati delle anticipate partite di calcio.
La mamma gli ha dato il compito di completare il presepe, ma ora è preso da altro e non è troppo pronto all’obbedienza, anche se è sempre affascinato dal presepe. Il presepe, infatti, è una bella tradizione ereditata dalla sua famiglia.
Prisco pensa agli amici, ai regali, alle tante cose che vuole e vorrebbe fare e si lascia cullare così da quell’atmosfera della vigilia, tempo sospeso e d’attesa, che si legge nei suoi grandi occhi color mandorla.
Ora il presepe è l’ultimo pensiero, anche se è la prima raccomandazione della mamma: «Prisco, il presepe!».
Prisco ha una bella famiglia, tradizionale, con una mamma e un papà, un fratello e una sorella più grandi e poi c’è la nonna che, da quando il nonno è morto, vive nella loro casa, anche per aiutare con la pensione l’economia familiare.
Egli è  il più piccolo e si sente sempre accolto, coccolato, anche se qualche volta ne approfitta. Coltiva molti talenti: fa sport, suona la chitarra, va in piscina, frequenta l’oratorio e la parrocchia, ama la scuola e lo studio, il pallone e l’associazione.

È un ragazzo che cresce, che ama la vita, che coltiva molti interessi, ha tanti amici e vorrebbe fare ed esplorare sempre di più. Ama la vita ed è innamorato della vita, anche perché la sua vita ha un colore speciale: il dono della fede.
Avendo avuto buoni testimoni e maestri, Prisco crede con una fede schietta, solare, forte e semplice.
Per lui la fede, ricevuta in famiglia e accresciuta negli anni, è una marcia in più, di cui è fiero. È una luce tra le mani. Ed ha una devozione tutta particolare per la Madonna, la madre del Signore, alla quale sempre si affida e confida le sue gioie e le sue pene.
La fede, in lui, è fonte di serenità e di gioia e della fede ha preso la parte migliore, che lo accompagna nel cammino della vita.
I suoi amici sanno che egli crede, che crede con entusiasmo, e lo rispettano anche per questo.
Prisco, il presepe! È ancora la voce della mamma che chiama, che invita, che dirige la casa in modo saggio e creativo, avendo cuore e tempo per ognuno. Voce che chiama… “suono di chiesa, suono di chiostro, suono di casa, suono di culla, suono di mamma, suono del nostro dolce e passato pianger di nulla” (Giovanni Pascoli).
Sì, il presepe! ed è allora che Prisco si accorge che, nel suo presepe, ancora mancano l’asino e il bue.
Ma – si chiede – ci può essere mai un presepe senza l’asino e il bue, e dove saranno finiti?
Ah, eccoli, ancora nella scatola tra fili e carte e pezzi di sughero.
Prisco si avvicina per prenderli ed è solo allora che si rende conto che l’asino e il bue stanno discutendo tra di loro, quasi attardati e appartati, prima di prendere il posto assegnatogli dalla tradizione.
Nello stupore natalizio, Prisco accoglie le loro parole e, dimentico di tutto, ascolta stupito un dialogo meraviglioso ed interessante, un dialogo natalizio tra l’asino e il bue, che non si aspettava…  un dialogo tra un asino e un bue nella notte più luminosa della storia!

Asino – Che dici, carissimo bue, siamo nel presepe per quell’antica parola del profeta?
Bue – Quella che dice: Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone? (Is 1,3). Ed ancora quella di Abacuc 3,2 e di Esodo 25,18-20?
Asino – Sarà così, ma quando siamo arrivati tu eri già qui, quasi sembravi di casa e pronto ad accoglierci.
Bue – Sì, è un luogo ideale questa grotte a Betlemme, dove noi possiamo riposarci dopo il lavoro e in attesa di un nuovo giorno di fatica.
Asino – Sì, Betlemme, città del pane, città della profezia che annuncia che dalla piccola città di Giuda nascerà un capo, un pastore: E tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti. (Mic 5,1)
Bue – Ma voi da dove state venendo?
Asino – Da Nazaret: lei è Maria e lui è Giuseppe, un uomo della casa di Davide. Siamo qui per il censimento, ordinato da Cesare Augusto, primo censimento con Quirinio, governatore della Siria.
Bue – Scusa la mia ignoranza, ma che cos’è un censimento?
Asino – è un modo utilizzato dai grandi per contare le persone che abitano in un luogo, in un regno. I grandi vogliono sempre contare e contarsi; ai piccoli, invece, piace raccontare e raccontarsi. Ma non so se si contano anche le bestie.
Bue – E tu conosci questa coppia?
Asino – Sì, sono sposi e sono venuti qui perché Giuseppe appartiene alla famiglia di Davide e qui deve essere censito insieme alla sposa. Secondo me, anche se sono un asino, sono una coppia speciale. E Maria è incinta, aspetta un bambino.
Bue – Speciale, ma ogni coppia è speciale se è abitata dall’amore e dalla fedeltà. Ogni coppia, e un giorno anche noi saremo una coppia speciale, famosa.
Asino – Devi sapere che un angelo è apparso a Maria, quando non viveva ancora con Giuseppe e Gabriele – questo il nome dell’angelo – le ha annunciato che sarebbe diventata la madre del Signore, il Messia atteso da tutto Israele.
Bue – E lei come ha reagito a questa proposta dell’angelo. E Giuseppe?
Asino – Caro bue, Maria, dopo un attimo di titubanza sulle modalità dell’evento, ha detto sì e l’angelo stesso è andato in sogno anche a Giuseppe per dirgli di non avere timori, di accogliere il dono di Dio nel grembo di Maria come opera dello Spirito Santo.
Bue – Che bella storia, non mi sembri proprio un asino!
Vuol dire che è sempre Dio a scrivere sulla carne degli uomini e che bisogna avere fede per accogliere la sua proposta e le sue sorprese.
Asino – Sì, caro bue, Dio era in attesa di questo sì; Maria ha creduto e la cugina Elisabetta, anche lei in attesa anche se sterile, ha detto a Maria: Beata te che hai creduto!
Che bello, che complimento, chi crede è felice ed è beato!
Bue – Sì, beata lei, e noi – io e te – siamo i testimoni silenziosi qui, in un povera grotta, delle meraviglie che Dio compie quando semplicemente gli uomini gli dicono sì, senza se e senza ma.
Asino – Ma tu hai capito chi è questo bimbo che Maria porta in grembo e Giuseppe ha accolto nel cuore? È, veramente, il Figlio di Dio?
Bue – Ho ascoltato una volta una profezia, raccontata dagli anziani, che ancora conservo nel mio cuore: Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso. (Is 11,6-8)
Asino – Sì, un piccolo fanciullo li guiderà!
Un bambino, che racchiude il sogno di Dio; un bambino, segno di tutti i bambini nati e non nati in questo mondo.

“Si scioglie l’inverno; una culla
è l’inizio di ciò che germoglia
inizia di nuovo la terra
principio del mondo è un bambino”
(Novalis)

 

 

Bue – C’è un altro testo che dice: Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre. Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti. Una parola mandò il Signore contro Giacobbe, essa cadde su Israele. (Is 9,6-7).
Asino – Io ho avuto il privilegio di accompagnare qui a Betlemme il Figlio di Dio nel grembo di Maria e lo accompagnerò di nuovo a Gerusalemme quando, dal grembo della terra, ritornerà al grembo di Dio.
Il Signore avrà sempre bisogno di un asino! (cfr Mt 21,3).
Bue – Questa notte, allora, è una notte speciale. È la notte in cui il Signore… ha moltiplicato la gioia, ha aumentato la letizia. (Is 9,2).
Siamo qui io, tu, Giuseppe, Maria e… guarda un bambino ora, scendendo dalle stelle e incarnandosi nel grembo di Maria, piange sulla paglia.
Asino – Maria ha dato alla luce il suo figlio primogenito, lo ha avvolto in fasce e lo ha posto in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’albergo.
Bue – Lo so, non c’è mai posto per un bambino, ed oggi mi sembra che c’è più posto per me e per te, e per altri nostri amici, che per i bambini nell’albergo caotico del mondo.
E penso che, in quel primo Natale, neanche per noi ci sarebbe stato posto nell’albergo.
Meno male che è sempre Dio a scegliere, scrivendo diritto anche sulle righe storte.
Asino – Io sono un asino, abituato a portare i pesi, ad ubbidire e so come può essere pesante la vita, la strada ed oggi l’esistenza, per gli uomini, sembra aver perso il colore del dono, della vocazione, dello stupore.
Bue – Io sono un bue, abituato al lavoro, al silenzio, a chinare la testa, ma mi sembra che gli umani abbiano smarrito il gusto della vita, il sapore delle cose semplici. Più va avanti la scienza e c’è sempre meno coscienza.
Asino – Ma un bambino è un figlio di Dio, non è solo una creatura come noi, ma ho l’impressione che tutto questo oggi è quasi dimenticato.
E poi dicono che l’asino sono io!
Questo bambino dirà che coloro che lo accolgono, credendo nel suo nome, hanno il potere di diventare figli di Dio. (cfr. Gv 1,12).
Figli di Dio… mah!
Allora, se Dio è papà di tutti, gli uomini sono tutti fratelli di questo bambino. Da questa notte nessuno è più solo.
Bue – Guarda in alto, guarda quante stelle stanotte, e sento gli angeli che cantano. Ma che notte speciale, mai vista una notte così!
Asino – Sì, ci sono gli angeli che cantano la gloria a Dio e la pace agli uomini. Perché, senza la gloria di Dio non c’è pace per gli uomini, e l’uomo vivente, gloria di Dio, è voce di tutto il creato e solo lui può dare gloria a Dio.
Bue – Guarda, stanno arrivando dei pastori che, chiamati dagli angeli, hanno recato i loro poveri doni e come doni loro stessi si sono inginocchiati dinanzi al bambino, che sarà il grande Pastore.
Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. (Is 9,2).
Che sarà mai questo bambino? (Lc 1,66).
Asino – E noi che cosa possiamo offrire? Come ringraziare per questa notte, questo privilegio: essere spettatori del dono di Dio, della nascita del Creatore che, per amore, si fa creatura?
Un Dio che si fa bambino, mah! Veramente mi sento un asino dinanzi alle meraviglie che opera Dio.
Bue – Noi possiamo riscaldare il bambino; con la nostra presenza possiamo proteggerlo e aiutare questa povera e giovane famiglia. Nessuno è così povero da non poter offrire qualcosa. Esserci è già un dono. Accogliere, poi, e riconoscere la visita di Dio è un regalo immenso che anche gli uomini fanno fatica a comprendere, immagina noi!

Asino – Ma tu hai visto che incanto gli occhi di Maria e Giuseppe? Sono pieni di pace, di fede, sono pozzi di luce aperti sul mondo. Sono occhi innamorati e attenti alla vita, pieni di stupore e intarsiati nella speranza.
Bue – Ma Dio, l’Eccelso, perché è nato in tanta povertà?
Qui, tra un asino che sei tu e un povero bue che sono io?
Asino – Ho sentito dire che Dio è Amore e l’amore vuole stare sempre accanto all’amato, nella semplicità, nella condivisione, nell’accoglienza, in una grotta angusta ma piena di amore. Oggi, ci sono troppi palazzi senza amore e Dio ha indossato i panni dei poveri per confondersi tra la gente e ha scelto la strada dell’umiltà, che gli uomini faticano a percorrere.
Bue – Lo sai che, da questa notte, ovunque ci sarà un presepe ci saremo sempre io e te a ricordare il passaggio dell’umanità dalla non comprensione alla conoscenza della verità?
Sì, anche i poeti e i mistici scriveranno di noi.

“Forse l’asino e il bue sono il simbolo delle passioni domate in una calma e forza piena di mansuetudine”. (Edith Stein)

 

“Gesù, tutto bianco e vermiglio,
sulla paglia fredda si muove;
gli rifiatano sul giaciglio,
a scaldarlo, l‘asino e il bove”.
(Thèophile Gautier)

“Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue…”
(Guido Gozzano)

“Un asinello per mantener la promessa, (…)
un ciuchino bigio in una stalla per salvarci”.
(Andrè Frènaud)

“Vigilia di Natale, è mezzanotte:
ora essi (i buoi) sono tutti inginocchiati,
disse un anziano a noi seduti in gruppo
ben crogiolati presso il focolare”.
(Thomad Hardy)

“Sotto gli occhi dell’asino e gli occhi del bue
riposa il bambino nella luce pura”.
(Charles Pèguy)

Anche Francesco di Assisi ci metterà nella grotta, in una notte di Natale a Greccio, inizio di ogni presepe, quasi a voler toccare con gli occhi il cuore di Dio, racchiuso in un batuffolo di carne.
Asino – Lo so, è un grande dono… mi sento meno asino e so di condividere con te, sentendoti meno bue, un pezzo di cielo in questa notte trapunta di stelle. Ora – come tante persone semplici – siamo ripagati di tutte le fatiche e i sacrifici per aiutare gli uomini nel duro lavoro della vita.
Bue – Guarda, c’è una stella speciale con una coda e una carovana sta giungendo da lontano.
Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce…
alza gli occhi intorno e guarda:
vengono a te…
palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,
uno stuolo di cammelli ti invaderà. (Is 60, 1ss)
Asino – Sì, è la stella cometa che accompagna i Magi per portare doni al Bambino: oro, incenso e mirra. L’oro per dire che è re; l’incenso per riconoscerlo come Dio; la mirra per prepararlo ad accogliere la croce.
Bue – La croce? Come il giogo che porto io?
Allora, perciò ho sentito il bambino ricordare una volta alla madre, diventata un po’ triste, un antico canto apocrifo: Mamma, se canti fa sempre sereno, d’ogni dolcezza l’anima è piena. Mamma, non far che ti tremi la voce, tempo di gioia, lontana è la croce!
Asino – Sì, ti ho detto che un giorno lo porterò a Gerusalemme e il legno della culla, dopo una festa di accoglienza, diventerà il legno della croce. E sotto quel legno, ci sarà ancora Lei, Maria, per riportarlo tra le braccia del Padre e attenderlo risorto. Ella sta presso la culla e sta presso la croce, credendo e sperando contro ogni speranza. Venire alla luce, nascere, vuol dire amare ed anche soffrire.
Sommo amore, sommo dolore: sta la Madre!
Sempre, per crucem ad lucem… per la croce si nasce alla luce. Soprattutto l’amicizia vera, sincera, che è sempre una nuova nascita, comporta le spine e la croce. Da grande, il bambino chiamerà gli apostoli Amici per indicare loro il vero senso della missione: Dio Amico, vuole tutti amici! E ci sarà la Chiesa che condurrà ogni uomo all’amicizia con Dio.
Bue – è bella questa notte, ma le stelle sono anche gocce di sangue e perciò Maria conserva tutto nel silenzio del cuore, e Giuseppe vuole proteggere il Bambino dalla spada di Erode, perché c’è sempre un erode che cerca il bambino per ucciderlo.
Asino – Sì, è il mistero della notte di Natale: una notte trafitta dalla luce, una notte che partorisce l’aurora bagnando la terra di sangue, il sangue innocente dell’Agnello e dei bambini.
Bue – Allora, rimaniamo qui nel silenzio con Maria e Giuseppe e Gesù…
Asino –  …e le stelle, e gli angeli, e i pastori, e mamma, e papà, e un po’ di paglia e fieno anche per noi.
E facciamoci anche noi illuminare e riscaldare da questa luce, mentre gli uomini si illudono di illuminare il loro Natale solo con luci artificiali, che abbagliano, incantano ma non convincono, perché destinate a spegnersi.
Bue – Siamo fortunati a trovarci in questa famiglia. La mamma è attenta e piena di fede come Maria. “…mia madre era parente della Vergine, tutta in faccende, finalmente serena” (David Maria Turoldo). Il papà, come Giuseppe, è scolpito nel silenzio e nel lavoro ed è orgoglioso dei figli. I giovani si vogliono bene, sono attenti a tutto, dialogano senza gridare. E Prisco, da quando la nonna è in carrozzella, gioca con lei ed ella, anche se inferma, è veramente accolta e al centro della casa.
Asino – Sì, è una bella famiglia cristiana perché al centro, come nel presepe, c’è Gesù e coloro nei quali Gesù si nasconde: i piccoli e i sofferenti.
Sono sempre i piccoli che corrono al presepe, mentre i potenti rimangono nei palazzi ed aspettano che altri si informino (cf. Mt 2,4).
Ce ne sono tante di famiglie come queste, anche se i giornali non ne parlano, che non fanno rumore e costruiscono il futuro nel silenzio e nel sacrificio.
Sono grotte di Betlemme, anguste e piccole, ma capaci di accogliere la vita.
E, dinanzi al presepe, anche gli assenti sono presenti: “se mi inginocchio davanti al presepio, di nascosto, che nessuno mi veda, davanti agli occhi mi riappare mia madre che sta in ginocchio davanti alla mia culla” (Ernst Wiechbert).
Bue – Come è bella la casa dove si fa il presepe e in queste case noi entriamo per insegnare l’amore per il lavoro, la pazienza, la testardaggine e… tutte le virtù animali.
Asino – Sì, con il Natale noi entriamo in tante famiglie, diverse e sempre speciali. Ci sono sogni, lacrime, speranze, attese, bimbi che piangono, giovani che cercano lavoro e sognano, adulti che combattono, anziani che soffrono ed offrono. Ci sono ferite e finestre aperte verso la luce, e soldi che non bastano mai.
Asino e bue – Da quella notte, ne abbiamo fatta di strada. Potremmo dire: dalle stalle alle stelle, accompagnando Gesù in tante case, palazzi, città, villaggi, testimoni silenziosi di straordinarie accoglienze e di sofferti ed impensati rifiuti.
Bue – Come è bello stare nel presepe con Gesù, perché ognuno si sente accolto e valorizzato per quello che è, e non per quello che ha. Ogni famiglia è e deve essere un presepe con Giuseppe, Maria e Gesù al centro.
Asino – …e  l’asino e il bue! Altrimenti che presepe è?
Noi non completiamo il quadro, ma come ha cantato Sant’Alfonso Maria de’ Liguori in Quanno nascette Ninno, Egli nasce per tutte le creature e così ogni creatura, liberata dalla paura della morte, riprende il suo posto e ricomincia a cantare.
Bue – Speriamo che in ogni casa ci sia sempre posto anche per un piccolo presepe e come è bello quando la famiglia lo prepara insieme, perché ognuno è parte e si sente parte del grande presepe di Dio.
Se c’è posto per il presepe, vuol dire che c’è ancora posto per Dio e per l’uomo, sogno di Dio, e così con il Natale ci accorgiamo che Dio non è mai stanco degli uomini.
E solo così ci sarà posto sempre anche per noi!
Asino – E come sono belli i canti natalizi: Tu scendi dalle stelle… Quanno nascette Ninno… Adeste fideles… In notte placida… Bianco Natale…
Anche se asino, e con le orecchie lunghe, li ho imparati anch’io ed è una gioia sempre nuova ascoltarli e… ragliarli.
Bue – Sì, ci fa bene l’atmosfera del Natale che dice pace, armonia, gioia di vivere insieme, sapendo il senso della vita, il senso dei giorni, che entrano nel suo Giorno solenne.
Asino – E noi, ogni anno, uscendo puntualmente dalle nostre scatole e dai nostri ripostigli, ritorniamo nel presepe, al nostro posto speciale, e così tanti bambini che non hanno visto un asino e un bue, ci conoscono almeno nella grotta e sanno che abbiamo il compito di tenere caldo il bambino.
Bue – E poi, noi siamo fortunati perché abbiamo sempre un posto in prima fila, vicino a Gesù, così anche noi diventiamo più buoni. Asino, bue… non fa niente, ognuno ha un dono nella vita, forse non tanto preparati, ma buoni, per insegnare la vita buona del Vangelo, che si ottiene rimanendo accanto a Gesù.
Asino – E noi abbiamo il privilegio anche di ascoltare dal vivo il coro degli angeli, il canto natalizio portato dal cielo sulla terra.
Asino e bue – Ora è tempo che Prisco ci rimetta nel presepe perché Gesù deve nascere nuovamente tra un asino e un bue, amici silenziosi e fidati, sempre presenti in ogni Natale.

 

Ritorniamo alla scena iniziale, alla mamma che ricorda a Prisco di terminare il presepe
«Prisco, il presepe!».
«Sì, mamma, non potevo trovare l’asino e il bue…».
Nell’aria si diffondono le note di un antico canto natalizio, che riempie la casa di gioia, mentre Prisco nasconde anche quest’anno la Lettera di Natale sotto il tovagliolo del papà.
Che magnifica notte di stelle ti irradia il cammino, quale pace divina e solenne hai prescelto, o bambino…
Ed ecco, ora è tutto pronto ed in casa è di nuovo Natale!

† Giuseppe, Vescovo

Santo Natale 2013

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