Messaggio di Avvento 2013
Dite agli smarriti di cuore (Is 35, 4)
“Noi siamo quelli che non amano attendere/
non amiamo attendere nelle fila/
non amiamo attendere il nostro turno/
non amiamo attendere il treno/
non amiamo attendere prima di giudicare/
non amiamo attendere il momento opportuno/
non amiamo attendere un giorno ancora/
non amiamo attendere perché non abbiamo tempo/
e non viviamo che nell’istante”
(Jean Debrujum)
Carissimi,
a noi, che non amiamo attendere, l’Avvento si propone come scuola sempre nuova di pazienza e di speranza per accogliere Colui che sempre è e sempre viene, il Veniente.
Dite agli smarriti di cuore … (Is 35,4).
[fusion_builder_container hundred_percent=”yes” overflow=”visible”][fusion_builder_row][fusion_builder_column type=”1_1″ background_position=”left top” background_color=”” border_size=”” border_color=”” border_style=”solid” spacing=”yes” background_image=”” background_repeat=”no-repeat” padding=”” margin_top=”0px” margin_bottom=”0px” class=”” id=”” animation_type=”” animation_speed=”0.3″ animation_direction=”left” hide_on_mobile=”no” center_content=”no” min_height=”none”]Ma chi sono, oggi, gli smarriti di cuore?
Sono innanzitutto gli spaesati nella nostra cultura, come ben descritti da Giorgio Caproni in una sua lirica:
«M’ero sperso.
Annaspavo.
Cercavo uno sfogo.
Chiesi a uno.
«Non sono/
mi rispose/
del luogo».
Smarriti di cuore sono tutti coloro che spersi, annaspano, cercano uno sfogo e chiedono senza avere risposte.
Smarriti di cuore sono coloro che percepiscono che “presto la sera verrà, svanendo il ricordo di anni lontani”
(Rainer Maria Rilke).
Smarriti di cuore sono tutti coloro che, chiusi tra quattro mura, non aspettando, nonostante tutto, attendono, perché impastati nella speranza:
«Fra quattro mura
stupefatte di spazio
più che un deserto
non aspetto nessuno:
ma deve venire;
verrà, se resisto,
a sbocciare non visto, verrà d’improvviso»
(Clemente Rebora).
Verrà… «non ne sentite i passi per le nostre vie?» (Borges)
E che cosa dire, oggi, agli smarriti di cuore?
La Parola, antica e sempre nuova, capace di mormorare speranza:
Coraggio, non temete!
Egli viene a salvarvi.
Egli viene come luce nel nostro buio; Egli viene come acqua per la nostra sete; Egli viene come pane per la nostra fame; Egli viene come fuoco per il nostro freddo; Egli viene come pace per le nostre guerre; Egli viene come porta per le nostre chiusure; Egli viene come Pastore per i nostri erramenti.
Egli viene come un Bambino per far rinascere la nostra vita.
Dobbiamo serenamente accogliere, in questo nuovo avvento, la bellezza e la forza del primo annuncio, che per me è secondo o terzo… quella Parola, che è la persona di Gesù Cristo, che ascolto come se fosse la prima volta – ed è questa la forza del primo annuncio! – e che suscita in me un’adesione del cuore e della vita, per cui mi apro all’accoglienza del dono e ripeto: Credo! Sì, ti accolgo!
E mi accorgo che è ciò che attendevo, speravo, volevo, ed è ciò di cui ho bisogno.
È il sapore della vita. È il sale e la luce. È la gioia.
Su questa Parola i martiri e i santi, con passione e gioia, hanno rischiato la propria vita, sempre posta sull’orlo dell’Abisso.
Buon Avvento
Vi benedico
+ Giuseppe Vescovo
Nocera Inferiore, 26 novembre 2013
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