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Omelia per l’Inizio dell’Anno della Fede

Sorelle e fratelli, “la Porta della Fede (Cfr At 14,27) che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi. È possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene…

Vescovo Giuseppe GiudiceSorelle e fratelli,

“la Porta della Fede (Cfr At 14,27) che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi.

È possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma” (PF 1).

 

A cinquant’anni dalla grazia del Concilio, quasi presi per mano dalla Maestra della fede, Maria di Nazaret, mano nella mano con il vescovo Giuseppe, i Presbiteri, i Religiosi e le Religiose, i Diaconi e ogni Fedele Laico di questa santa Chiesa, varchiamo la soglia, a piedi nudi come Mosè dinanzi al roveto, attratti e condotti dalla Parola che solo può educare il nostro cuore all’ascolto.

La bellissima omelia, che è la lettera agli Ebrei, ci ricorda che “la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede” (Eb 11,1) ed essa nasce, come ci ricorda la Lettera ai Romani, dall’ascolto: fides ex auditu, auditus autem per verbum Christi” (Rm 10,17). Lo sappiamo e ce ne accorgiamo che la fede nasce dall’ascolto e l’ascolto si riferisce alla Parola di Cristo, cioè all’accoglienza amorosa di tutta la sua vicenda.

 

Ci immettiamo, per fede, nel capitolo undicesimo della lettera agli Ebrei e sostiamo un attimo sulla soglia del capitolo dodicesimo “tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che da origine alla fede e la porta a compimento” (Eb 12,2) e allo Spirito Santo chiediamo la grazia di rimanere saldi nella fede, come Mosè … “Infatti rimase saldo, come se vedesse l’invisibile” (Eb 11,27).

Come è bella, e come la sentiamo nostra, questa espressione biblica: come se vedesse l’invisibile!

Vivere nella fede, vivere di fede è andare avanti come se uno vedesse l’invisibile!

Noi l’invisibile, cioè il Dio Uno e Trino, non lo vediamo in modo immediato, con la stessa evidenza con la quale vediamo le cose che cadono sotto i nostri occhi; noi viviamo nel regime della fede; noi camminiamo nella nebbia, nelle ombre della sera e, nonostante il buio, rimaniamo fedeli a Lui, certi della sua Parola, ascoltando ma non vedendo … se non nella fede e, nel frattempo, leggiamo e rileggiamo la Lettera che Egli ci ha inviato per poter cogliere qualche traccia della sua Presenza, Dio dei nostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, Dio di Gesù Cristo.

Poi, dopo questo pellegrinaggio, questa fiaccolata che è la nostra vita, saremo nel regime della visione. Ma oggi dobbiamo avanzare nella fede, come se vedessimo l’invisibile, aiutati e sorretti dai tanti Testimoni della fede che, nella fede, hanno avuto occhi per vedere, alimentando con olio di carità il piccolo lume che stringiamo tra le mani.

 

Per fede …  è l’espressione utilizzata 18 volte nel capitolo undicesimo della Lettera agli Ebrei nella quale, con umiltà, ci vogliamo inserire per cogliere qualche cosa del mistero della fede.

Per fede,  anche noi accogliamo la vita come un dono sempre nuovo e sorprendente, sapendo che essa viene da Dio.

Per fede, portiamo i nostri bambini al fonte battesimale, sapendo che là si rinasce figli di Dio.

Per fede, quando i piedi si sporcano, ci facciamo lavare da Gesù nel sacramento del perdono, confessando a Dio i nostri peccati attraverso la povera porta di un uomo.

Per fede,  accogliamo il sacramento della Pentecoste e ci sediamo, da commensali, alla tavola del Corpo e Sangue del Signore.

Per fede, due giovani innamorati si presentano all’altare per essere Sacramento dell’amore di Dio.

Per fede,  chiamati da Lui, tanti giovani rispondono alla sua Voce e si consacrano all’amore del Regno.

Per fede,  quando il dolore bussa alla nostra porta, chiamiamo presso di noi i presbiteri della Chiesa per ricevere l’olio della consolazione e il pane dei pellegrini.

Per fede,  quando sorella morte viene a visitarci, noi deponiamo la fiaccola della fede, che ha rischiarato le strade della nostra vita e, asciugata ogni lacrima, ci incamminiamo verso il Regno, dove i nostri occhi vedranno il suo Volto, cercato nei frammenti dei tanti volti incontrati ed amati.

Per fede, viviamo la bellezza della Chiesa, raccontando con la nostra vita cose stupende di Lei, mentre andiamo nel mondo rimanendo in un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo.

 

Passiamo, così di fede in fede, dal regime della fede al regime della visione; passiamo dall’ascolto allo sguardo, dalle orecchie agli occhi, mentre speriamo che, oltre il tempo, lo vedremo così come Egli è; e in Lui rivedremo tutti i nostri cari.

 

Signore, Tu che sai che siamo uomini di poca fede, aumenta la nostra fede e facci comprendere che nel pellegrinaggio la fede è nutrita dalla Parola, dalla Tradizione, dal Magistero, dai Documenti conciliari e specialmente dal Catechismo della Chiesa Cattolica, reso vero dai tanti testimoni della fede, che incontriamo come luci sulle nostre strade buie!

Il Concilio ci aiuta a comprendere come si risponde all’ascolto di Dio:

“A Dio che rivela è dovuta « l’obbedienza della fede» (Rm 16,26; cfr. Rm 1,5; 2 Cor 10,5-6), con la quale l’uomo gli si abbandona tutt’intero e liberamente prestandogli « il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà » e assentendo volontariamente alla Rivelazione che egli fa. Perché si possa prestare questa fede, sono necessari la grazia di Dio che previene e soccorre e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi dello spirito e dia « a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità » . Affinché poi l’ intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni” (DV 5).

Ed è l’apostolo Giacomo che ci aiuta a coniugare la fede con le opere della fede, che diventano gesti e stili di carità:

“Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: “Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi”, ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede” (Gc 2,14-18).

 

Sorelle e fratelli,

questa sera contempliamo la luna, icona della Chiesa, e diciamo grazie per i tanti testimoni ecclesiali, tutti i Padri del Concilio, a cominciare dal Beato Giovanni XXIII che, proprio in questa sera cinquanta anni fa ripeteva:

Cari figlioli sento le vostre voci! La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero … si direbbe persino la luna si è affrettata stasera … (osservatela in alto!) a guardare questo spettacolo!

Chiudiamo una grande giornata di pace, di pace!

Gloria a Dio e pace agli uomini di buona volontà! Ripetiamo spesso questo augurio. La mia persona non conta niente: è un fratello che parla a voi, diventato padre per volontà di nostro Signore … Continuiamo a volerci bene, a volerci bene così!

 

Tornando a casa troverete i bambini: date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa! Troverete qualche lacrima da asciugare: fate qualcosa! Dite una parola buona!

 

Andiamo ora alla scuola di Colei che è Beata perché ha creduto e a Lei ci rivolgiamo nella fiducia e nella semplicità:

Maria,

vorrei chiedere a te,

stasera,

il segreto della tua fede:

il tuo concepirlo

prima nel cuore e poi nella carne.

Vorrei sapere da te

come hai fatto ad accogliere

con tanta apertura

la Parola di un inviato di Dio.

Sono sicuro che mi risponderai

che la fede è sempre buia,

sofferta, crocifissa.

Lo è stata anche per te.

Lo sarà sempre per ogni uomo

e per ogni donna

fecondati dallo Spirito.

Qui la tua grandezza, o Maria:

sei rimasta povera e umile

dinanzi all’Eterno.

Tu, prima Grotta,

prima Capanna, prima Casa,

prima Mangiatoia, primo Fieno.

Tu, prima Creatura umana,

pronta ad accogliere il Mistero.

Tu, prima Discepola

sulle strade del Regno,

Donna attenta

ai disagi dell’uomo.

Tu, prima Donna

in piedi sotto la Croce,

ai piedi della Croce

del Figlio di Dio.

Tu, unico Lume

che rimane nel sabato santo della storia,

Tu, con il Risorto,

in attesa del suo Spirito.

Solo la fede ti fa grande, o Maria!

Regalamene un briciolo,

stasera e in questo Anno della Fede,

per poter accogliere

ancora una volta

e ancora di più

il Tuo Bambino,

Dio fatto uomo,

giovinezza del tempo.

Regalami la tua disponibilità,

il tuo farti Vuoto

per accogliere il Tutto,

la Pienezza.

Sorretto da te,

sarò più amore, più gioia,

più parola per i miei fratelli!

Amen

 

+ Giuseppe Vescovo

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