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Il filo dell’Alleluia, di festa in festa

Le stelle hanno brillato nei loro posti di guardia e hanno gioito; egli le ha chiamate ed hanno risposto: “Eccoci!”, e hanno brillato di gioia per colui che le ha create. (Bar 3,34-35) «Fratelli miei è bello passare da una…

Le stelle hanno brillato nei loro posti di guardia e hanno gioito; egli le ha chiamate ed hanno risposto: “Eccoci!”, e hanno brillato di gioia per colui che le ha create. (Bar 3,34-35)

«Fratelli miei è bello passare da una festa all’altra, passare da un’orazione all’altra e, infine, da una celebrazione all’altra. […] La grazia della celebrazione festiva non è limitata ad un solo momento, né il suo raggio splendente si spegne al tramonto del sole, ma resta sempre disponibile per lo spirito di chi lo desidera» (Dalle “Lettere pasquali” di S. Atanasio, Vescovo, 5,1-2; PG26, 1379-1380).

Come è bello il nostro cammino pastorale spirituale, ricamato sulla ricchezza inesauribile dell’Anno Liturgico; quest’anno ci lasciamo guidare da una stella; la stella è Lui, è Gesù, stella radiosa del mattino. Nel cammino umano, spirituale, pastorale, ci accompagna sempre il filo d’oro, imporporato dal sangue di Cristo, dell’Alleluia.

A volte ci sembra di smarrirlo, di non trovarne più il capo, sembra spezzarsi ma esso, come filo di Arianna, ci sostiene e ci guida nel labirinto della vita. Il canto della Pasqua è il nostro canto, il canto dei redenti, di coloro che, anche attraverso tanti erramenti, tornano a casa, guidati da una stella.

«O felice quell’alleluia cantato lassù! O alleluia di sicurezza e di pace! Là nessuno ci sarà nemico, là non perderemo mai nessun amico. Ivi risuoneranno le lodi di Dio. Certo risuonano anche ora qui. Qui però nell’ansia, mentre lassù nella tranquillità. Qui cantiamo da morituri, lassù da immortali. Qui nella speranza, lassù nella realtà. Qui da esuli e pellegrini, lassù nella patria. Cantiamo pure ora, non tanto per goderci il riposo, quanto per sollevarci dalla fatica. Cantiamo da viandanti. Canta, ma cammina. Canta per alleviare le asprezze della marcia, ma cantando non indulgere alla pigrizia. Canta e cammina. Che significa camminare? Andare avanti nel bene, progredire nella santità.

Vi sono infatti, secondo l’Apostolo, alcuni che progrediscono sì, ma nel male. Se progredisci è segno che cammini, ma devi camminare nel bene, devi avanzare nella retta fede, devi progredire nella santità. Canta e cammina» (S. Agostino, dai Discorsi, Disc. 256, 1. 2. 3; PL 38, 1191-1193).

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