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Messaggio di Pasqua

Messaggio di Pasqua 2025 di monsignor Giuseppe Giudice     Pasqua, il giorno che ha fatto il Signore     Carissimi, sono uscito presto stamattina, accompagnato da un leggero vento primaverile, dal profumo dei fiori e della vita che ricomincia…

Messaggio di Pasqua 2025 di monsignor Giuseppe Giudice

 

 

Pasqua, il giorno che ha fatto il Signore

 

 

Carissimi,

sono uscito presto stamattina, accompagnato da un leggero vento primaverile, dal profumo dei fiori e della vita che ricomincia ogni giorno, da qualcosa di nuovo che oggi brilla nell’aria, e da un suono festoso di campane che mi raggiunge da lontano e, sull’onda dei ricordi, mi riporta lontano, alle tante Pasque della mia vita.

Anche chi non ne conosce il motivo, o lo snobba, si accorge che è un mattino speciale; sì, è il grande giorno di Pasqua, il giorno fatto dal Signore, il giorno del Sepolcro trovato vuoto.

Ho deciso di uscire presto per una visita al cimitero; vado a trovare i miei cari, e le tante persone che ho conosciuto, incontrato, le quali celebrata l’ultima Pasqua nel tempo, oggi sono oltre la siepe, il muretto e hanno attraversato, sperando e cercando il sole, la grande Porta stretta.

Mi accorgo stamattina che il chiarore dell’alba non contrasta con il silenzio austero del cimitero, anzi ne illumina e amplifica il senso di quiete, di pace, di attesa e di riposo in una soffusa gioia primaverile.

Al di là di quel cancello quanti sogni infranti, quante vite spezzate, quante storie interrotte bruscamente, quante lettere lasciate a metà; quanti giovani, fiori colti negli anni migliori, mentre di qua la vita continua con i suoi amori, i suoi traffici e le sue inutili guerre.

Come annunciare, dinanzi a questa distesa di morte, con rispetto e audacia, che Cristo è Risorto e ha vinto la morte? Incontro mamme e donne solcate dal pianto, alcuni che pregano in silenzio, tanti che fanno fatica a sostenere l’improvviso arrivare della falce affilata della morte; molti camminano, distratti, pensierosi o ciarlando, tra le tombe come se cercassero qualcosa, o forse Qualcuno, capace di spiegare e dare senso a quelle due date incise nel marmo.

E oggi la Chiesa, cantando ancora di più nell’Anno Giubilare, ripete con semplice fede: Non è qui, è risorto!

Nel silenzio delle prime luci dell’alba, mi sembra di ascoltare un coro, eco delle parole della Maddalena in quel primo mattino di Pasqua nel giardino, che ripete: Hanno portato via il mio Signore, il mio amore, mio figlio, mio padre, mia madre, il mio amico, e non so dove lo hanno posto.

E a Gesù, scambiato per il giardiniere, domandano: Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo (Gv 20,15).

E la fede della Chiesa cantando annuncia: Non è qui, non è qui, è risorto e vi precede!

Si, forse so che è risorto Cristo, il Capo, ma le membra ancora dormono, attendono; e noi, tessendo una fragile tela giorno e notte, viviamo nella speranza di ritrovarli, riabbracciarli, riconoscerci in un dove che sarà anche un quando, città che scende dal cielo e non costruita dalle mani dell’uomo ma fatta solo da Dio.

Non piangere! Maria! Rabbunì! Maestro!

Non è il giardiniere, il custode, è il Maestro che conosce il mio nome e mi chiama per nome, ed io mi sento riconosciuto ed amato, prima spaesato come in mezzo alla folla, ed ora riconosciuto da Colui che viene a custodire, non il giardino, ma la speranza certa nella mia vita, speranza che mi aiuta a vivere.

Ed esco sereno dal cimitero, masticando il dolce frutto della speranza che non marcisce; l’aria primaverile è ancora più frizzante; incontro un bimbo felice con i genitori, con il suo uovo di Pasqua fra le mani, in attesa delle sorprese della vita, prodigio sempre stupendo.

La gente si scambia gli auguri pasquali; sapendo o non sapendo, ma sempre sperando, che in quelle parole si nasconda il senso vero del vivere e del morire.

Si, è Pasqua, è risorto!

Ora è più facile ripeterlo alle persone che incontro che, in una cultura di morte, attendono segni di risurrezione. Se ne accorgeranno, dando credito alle parole del Risorto oggi annunciate dalla Chiesa, non solo dal mio annuncio verbale, ma innanzitutto dalla postura, dallo sguardo, dagli occhi, dai gesti e dalle azioni, dal modo in cui esco dal giardino del camposanto e riprendo le opere e i giorni, sorridendo, e dando ragione alla speranza che mi abita.

Nella gioia del mattino pasquale, sgorgata dalla Croce, mentre tanti pensieri di vita e di morte si affollano in noi, ancora mi raggiunge, come un’àncora, quel suono festoso delle campane di Pasqua.

Vi benedico. Alleluia!

 

Nocera Inferiore, Pasqua di Risurrezione 2025

+ Giuseppe Giudice, Vescovo

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