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Don Emanuele Ruggiero: omelia ordinazione presbiterale

Don Emanuele Ruggiero è un nuovo presbitero diocesano. L’omelia del vescovo monsignor Giuseppe Giudice pronunciata in occasione dell’ordinazione sacerdotale       Liturgia della Parola Is 7,10-14,10c Sal 39 (40) Eb 10,4-10 Lc 1,26-38     Sorelle e fratelli, Chiesa…

Don Emanuele Ruggiero è un nuovo presbitero diocesano. L’omelia del vescovo monsignor Giuseppe Giudice pronunciata in occasione dell’ordinazione sacerdotale

 

 

 

Liturgia della Parola

Is 7,10-14,10c

Sal 39 (40)

Eb 10,4-10

Lc 1,26-38

 

 

Sorelle e fratelli,

Chiesa pellegrina nell’Anno Santo della Speranza,

nei Primi Vespri della solennità dell’Annunciazione del Signore, Giornata dei Missionari Martiri, deposto per un attimo l’abito di lutto e di afflizione caratteristico del tempo quaresimale, ci predisponiamo ad ascoltare ed accogliere un sì vocazionale-presbiterale, il primo dei tre giovani che quest’anno arricchiranno la famiglia presbiterale, segni concreti di speranza, motivo di giubilo per le famiglie, le comunità e la chiesa diocesana.

Sì, sorelle e fratelli, Dio continua a chiamare attraverso quelle vie misteriose che solo Lui conosce, e un nugolo di giovani, afferrati e affascinati dalla sua Voce, continua a rispondere: Ecce, mitte me! Ecco, manda me!

E l’angelo si allontanò da lei (Lc 1,38).

Così termina il Vangelo dell’Annunciazione, or ora proclamato, che certamente non è la conclusione di una storia, o l’ultimo capitolo di un libro, ma è una nuova apertura verso i sentieri inesplorati della volontà e del progetto del Signore.

Volontà del Signore non è soltanto aderire passivamente ad un progetto che Dio ha scritto per noi, ma è una realtà dinamica e che noi dobbiamo di volta in volta, e con libera fatica, scoprire ed aderirvi per realizzare ciò che sta a cuore a Dio, la nostra felicità.

Felicità che, per noi credenti, coincide con la santità, vita realizzata nei disegni di Dio.

Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione, scrive l’Apostolo (cfr 1Ts 4,3).

Volontà di Dio non è scoprire alchimie nascoste, formule segrete, trame particolari, o far passare come volontà divina qualche nostro capriccio, qualche tragedia causata dall’incuria dell’uomo; Dio vuole che noi – è il suo sogno! – ci avviamo speditamente e con cuore libero, anche se tra tanti erramenti, sulla strada stretta della santità per realizzare l’umano quale riflesso del divino: Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo (cfr Lv 19,1-2).

L’arcangelo Gabriele, Fortezza di Dio, ha consegnato l’annuncio a Maria e, rientrando tra le schiere celesti per continuare a lodare il Signore, ha lasciato sola la fanciulla di Nazareth, sola nella sua dimora che Dio ha scelto ed elevato a tempio.

Dio chiama sempre nel perimetro del feriale, nel traffico caotico della vita, nei luoghi meno impensati, sulle barche e sui laghi e nelle botteghe del nostro quotidiano, dove la vita scorre e Dio è presenza – assenza carica di mistero.

L’angelo, dopo aver assolto il suo compito di messaggero e postino di Dio, si allontana e Maria rimane sola, pronta ormai ad abitare un altro mistero, custode solo insieme a Giuseppe.

Questa solitudine non è, però, la solitudine amara che alberga in tante esistenze vuote, superficiali, insensate e scialbe; Maria è, nel contempo sola ed in compagnia, abitata da Dio, sostenuta dalla fede, e intarsiata come un capolavoro nel ed eccomi appena pronunciati.

Dio, a volte, ci lascia soli per poter scegliere solo Lui, per aggrapparci per sempre alla sua Presenza, che solo e in ogni situazione può riempire la vita, rendendo autentica ogni vocazione che ha come àncora solo il cuore di Dio, e non altri surrogati.

Maria, come ogni chiamato, può essere turbata, può chiedere le modalità, il come, ma non dubita delle possibilità di Dio, perché sa che il Dio dei suoi padri, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, è il Dio dell’impossibile che gioca sempre sull’orlo dell’abisso.

Questo ancoraggio sicuro le permetterà di attraversare le diverse stagioni della vita del Figlio, di rimanere in piedi sotto la Croce, di attendere speranzosa l’alba dopo la notte della Passione, di incoraggiare i pusillamini e fuggiaschi in attesa della Pentecoste, e di essere per sempre la Madre della Chiesa “segno di consolazione e di sicura speranza per il peregrinante popolo di Dio” (LG 68).

Beata te che hai creduto! Possiamo ripeterle con la parola della cugina Elisabetta sulla soglia di ogni vita che si fa vocazione e provocazione per un mondo che Lo cerca sempre nelle ombre della sera.

Beati tutti i vocati che, fedeli al primo sì, sanno ripeterlo in ogni momento – ecco io vengo per fare la tua volontà! – e sanno trasformare il in un eccomi, in uno stare, in un grazie ed in un magnificat, perché al Signore, come la Virgo fidelis, si dice di sì e si rimane fedeli.

È il fuoco che saggia l’oro, ed è la croce che prova, purifica e fortifica ogni vocazione che transita, dalle povere e limitate possibilità degli uomini, ai panorami insondabili delle possibilità di Dio.

Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, perché è Dio è con noi (cfr Is 8,10).

Carissimo don Emanuele,

nel tuo stesso nome tu porti una presenza, una vocazione, una mano che sorregge e un cuore che, alla scuola di San Valentino, ama.

Egli, il Dio con noi, il Dio che non ci abbandona “la sera, la mattina, e sicuramente ogni nuovo giorno (Bonoheffer), ti ha accompagnato nella notte oscura e lunga della prova e del discernimento per condurti a questo oggi, questo giorno, che il Signore dall’eternità aveva appuntato sul suo taccuino.

Ora l’angelo è andato via; tu rimani presbitero nella tua solitudine piena di Dio, forte della sua presenza, ministro con Lui della nuova ed eterna alleanza, pronto ad annunciare agli altri le ricchezze di un amore che non delude e non illude, ministro di consolazione.

Vai, esci dalla tua dimora di Nazareth, ed annuncia con il tuo stile semplice, profondo e discreto, segno di speranza in un mondo tutto spettacolarizzato, le insondabili ricchezze del cuore di Dio, con l’attenzione silenziosa alle piccole cose, ai tanti graffi e ferite che solcano l’animo dei pellegrini verso la Porta Santa, che è Cristo.

Ti accompagni la preghiera della Chiesa Diocesana, dei tuoi cari, dei parroci e presbiteri che ti hanno sostenuto, delle comunità e superiori dei Seminari, di tanti che hai conosciuto e conoscerai nel ministero; e Maria, Madre attenta di ogni sacerdote, ti custodisca sotto il suo manto; e Annunciata, ti annunci ogni giorno che il Figlio è l’Emmanuele, il Dio con noi, Speranza che rimane con te accanto al focolare eucaristico, anche quando tutti sono andati via nel freddo della notte, perché per chi crede arriva sempre un’alba nuova intarsiata nella speranza.

24 marzo 2025

Parrocchia di San Giacomo Maggiore Apostolo, San Valentino Torio

+ Giuseppe, Vescovo

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