Omelia per l’inizio Anno Giubilare in Diocesi
Omelia per l’inizio Anno Giubilare in Diocesi e festa della Santa Famiglia
Liturgia della Parola
1Sam 1,20-22.24-28
Sal 83
1Gv 3,1-2.21-24
Lc 2,41-52
Sorelle e fratelli,
Chiesa sempre pellegrina sui sentieri faticosi della Speranza, attraversata la Porta Santa in comunione con il Santo Padre nella notte di Natale, in attesa di varcarla fisicamente il 4 giugno p.v., oggi iniziando l’Anno Giubilare nella Diocesi sostiamo a contemplare un grande e sempre attuale segno di speranza: Gesù, Giuseppe e Maria, la Santa Famiglia di Nazareth, quasi eco e prolungamento della Santa Notte.
E, per non smarrirci, ci facciamo aiutare dalle parole della Chiesa, e dalla Parola di Dio, parole e segni di speranza affidabile per noi, pellegrini di speranza e mendicanti di luce in mezzo alle nebbie del mondo.
Cantiamo con la Chiesa:
Santa e dolce dimora,
dove Gesù fanciullo
nasconde la sua gloria!
Giuseppe addestra all’umile
arte del falegname
il Figlio dell’Altissimo.
Accanto a lui Maria
fa lieta la sua casa
di una limpida gioia.
La mano del Signore
li guida e li protegge
nei giorni della prova.
O famiglia di Nazareth,
esperta del soffrire,
dona al mondo la pace.
A te sia lode, o Cristo,
al Padre ed allo Spirito
nei secoli dei secoli. Amen.
Meditiamo con San Paolo VI (Messaggio a Nazareth, 5 gennaio 1964) “La casa di Nazareth è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo. Qui si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella. Forse anche impariamo, quasi senza accorgercene, ad imitare.
Qui impariamo il metodo che ci permetterà di conoscere chi è il Cristo. Qui scopriamo il bisogno di osservare il quadro del suo soggiorno in mezzo a noi: cioè i luoghi, i tempi, i costumi, il linguaggio, i sacri riti, tutto insomma ciò di cui Gesù si servì per manifestarsi al mondo.
Qui tutto ha una voce, tutto ha un significato. Qui, a questa scuola, certo comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del Vangelo e diventare discepoli del Cristo. Oh! come volentieri vorremmo ritornare fanciulli e metterci a questa umile e sublime scuola di Nazareth! Quanto ardentemente desidereremmo di ricominciare, vicino a Maria, ad apprendere la vera scienza della vita e la superiore sapienza delle verità divine!”.
Immergiamoci, con stupore, nelle acque sempre fresche e rigeneranti della Parola oggi proclamata. Forse, nel pellegrinaggio della vita ci siamo smarriti, dimenticando la meta; o abbiamo smarrito il Signore, perdendo la bussola e la stella polare.
L’Anno Giubilare, che oggi apriamo, ci invita a fermarci, a chiedere informazioni tra quei di casa e lungo la strada, a tornare sui propri passi, anche quelli difficili e sbagliati che ci hanno storpiato i piedi, per ritrovarLo dopo tre giorni, cifra del Triduo pasquale e cuore della fede.
Non è possibile ritrovarLo, se non si ha l’umiltà di attraversare i tre giorni del Mistero pasquale: la comunione, la sofferenza, il silenzio e la letizia.
RitrovarLo, dove Lui sempre è e non si è mai smarrito, mentre ascolta ed interroga, e ci insegna ad ascoltare e interrogare i segni di speranza della vita che il Signore semina sul nostro percorso.
E ci fa bene sentire la domanda della Madre: “Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo” (Lc 2,48), domanda nella quale confluiscono le tante domande delle famiglie, umane, religiose, presbiterali, sociali, ecclesiali, e ritrovarsi in essa, angosciati come Maria e Giuseppe con i piedi stanchi e i cuori in ansia. E poi accogliere in silenzio con il capo chino, senza pretendere di voler capire, la risposta del Figlio: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2,49).
Domus aurea, casa giubilare e santuario del perdono e della riconciliazione, è innanzitutto la Croce, Porta stretta che il Figlio di Dio ha attraversato liberamente per noi, e dove Maria ha sostato – Stabat Mater Dolorosa iuxta crucem lacrimosa – meditando ancora tutto nel suo cuore:
Perderti lungo la via della croce e sentire –
in un attimo nell’istinto di madre –
che le folle ti mangiano ed io –
che pure il corpo ti ho dato –
devo rimanere in disparte, da parte,
ad aspettare che Tu mi dica.
Sono queste le cose del Padre
di cui dovevi occuparti?
È questo il cibo preparato per Te?
Sulla strada della croce
sei strappato al mio cuore di Madre.
Ai piedi della croce
sono inchiodata
al tuo cuore di Figlio.
Meditabondi, riprendere la strada e tornare a Nazareth, sapendo che la stessa Santa Famiglia ha sperimentato i disagi del cammino, per conservare tutto nel cuore, e permettere a Lui di crescere in noi, nella vita, in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini, nella speranza che poi il tutto si sveli trasfigurato in Lui.
Giubilando, impariamo a vivere la quotidiana semplicità di Nazareth per far riposare la terra del cuore, sempre un “guazzabuglio”; restituire la libertà a chi è prigioniero di una falsa idea di vita e di felicità; ristabilire rapporti autentici; permettere ad ognuno di ritornare nella sua casa, e sentirsi a casa, nella sua terra per proteggerla e rispettarla; nella sua Chiesa, luogo di comunione con i fratelli e le sorelle tutte; ritornare alla semplice speranza di una vita che non spegne mai il lume della speranza, ma lo alimenta nella fede e nella carità.
Di tanto in tanto, da Nazareth ci faremo pellegrini verso Roma, Pompei, le Chiese giubilari, e di più intraprenderemo i nostri pellegrinaggi verso i Santuari della sofferenza, dove i sofferenti, i malati, i soli, ci ricordano che in quelle piaghe Egli, il Cristo, Nostra Indulgenza, sempre ci attende per guarire le ferite della nostra incredulità.
Torniamo a Nazareth, riconciliati e pacificati, per riscoprire una pastorale familiare meno accademica, ingessata e nostalgica, ma concreta ed attuale, capace di intercettare le grandi domande che trovano risposte nel Vangelo e le varie esigenze delle famiglie, e non aver timore nel proporre il modello familiare di Nazareth, semplice, attraente ed accattivante per le nuove generazioni, assetate di vera speranza e non di illusioni.
E se fosse questo il nostro pellegrinaggio dell’Anno e nell’Anno Santo – ritrovare Gesù e tornare nelle nostre Nazareth quotidiane – per imparare nuovamente a stare in famiglia, o là dove facciamo fatica a stare, ma dove urla la vita con tutte le sue bellezze e contraddizioni, e dove mai smette di gorgogliare la speranza?
La Vergine Madre, Porta Santa del Tempio, intatta ed inviolabile, custodita da Giuseppe, e che insieme hanno custodito Gesù, unica Porta della salvezza, ci aiutino a custodire il dono della grazia giubilare, che lo Spirito Santo effonderà su di noi, Chiesa eucaristica di Nocera Inferiore-Sarno, pellegrina sempre in cammino alla ricerca della fonte della vera Pace.
Cattedrale di San Prisco, Nocera Inferiore
29 dicembre 2024
+ Giuseppe Giudice, Vescovo