Avvento e Natale negli Orientamenti Pastorali 2024-25
Abbiamo visto spuntare la sua stella (Mt 2,2)
Con la celebrazione dei Primi Vespri in Cattedra-le, Chiesa madre e matrice, inizia il nuovo Anno Liturgico-Pastorale.
Ci rimettiamo in cammino sapendo di ripercorrere di anno in anno nei colori e nei tempi dell’Anno della Chiesa, l’unico mistero di Cristo, sempre Vivente tra noi.
È un tempo denso di stupore e di attesa che, mentre ci proietta alla venuta del Cristo nella gloria, ci fa rivivere la sua prima venuta nella carne a Betlemme, e non ci fa dimenticare che Egli viene in ogni uomo e in ogni tempo, invitandoci ad esercitare, qui ed oggi, le virtù teologali della fede, speranza e carità.
E non sapendo quando l’alba verrà, lascio aperta ogni porta (E. Dicknson, Poesie, BUR, Milano, 2012).
Le quattro domeniche di Avvento, con la presenza della Vergine Immacolata, Porta dell’Avvento, possono es-sere per noi una efficace preparazione a rigustare il mistero dell’incarnazione, «generato non creato della stessa sostanza del Padre» (Nicea 325-XVII centenario Concilio Cristologico).
Alla scuola di Sant’Alfonso Maria de Liguori, cantore del presepe, autore di Tu scendi dalle stelle, e affascinati dall’arte e dal bello, quante cose possiamo ancora scoprire, ed invitare ad allestire il presepe in ogni casa e in ogni dove, sintesi plastica del mistero natalizio e semplice pastorale familiare.
In questo tempo, così denso spiritualmente e così caro alla nostra tradizione familiare e cristiana, educati dalle Antifone Maggiori – o Antifone O! – possiamo riscoprire la Novena di Natale come un cammino verso Betlemme e i Santi Magi possono essere scelti come i nostri compagni di viaggio.
Essi, chiamati da una stella, si mettono in cammino, scrutano le Scritture, chiedono e si informano come pellegrini e mendicanti di luce.
Venendo da lontano, portano i doni e si fanno dono; seguono la stella della fede e procedendo, anche nelle notti della fede, arrivano a Betlemme e al vedere la stella, provarono una grandissima gioia (Mt 2,10).
Insieme, con una catechesi attenta, possiamo scoprire il significato profondo dei loro doni: oro, incenso e mirra. Con questi doni essi ci dicono chi è quel bambino: Re, Dio, Uomo.
Che magnifica notte di stelle ti irradia il cammino! cantavano i nostri nonni, e noi con loro, tutti dinanzi al presepe, in questo Natale ed in ogni Natale che “ha il sapore del pane fatto in casa” (Novalis).
I Magi, seguendo la stella, non si fidano delle intenzioni di Erode e non calpestano i suoi sentieri; dando credito ai sogni, cercano sempre un’altra strada per andare e tornare da Betlemme, città della vita e casa del pane.
A Betlemme, dinanzi al presepe, impariamo di nuovo il valore della vita, la sua dignità infinita; e il valore e la necessità del pane, mangiato con il sudore del volto (cfr Gn 3,19).
Presi per mano dalla Madre di Dio, con la pace di Gesù nel cuore, con i Santi Innocenti e celebrando il Battesimo del Signore, riscopriamo fortemente il dono battesimale, il dono della fede, senza la quale la vita, pur grande, rimane un grumo di cellule.
E, dinanzi al presepe, riuniti con la famiglia, con il cuore rivolto al nostro Battistero Paleocristiano, preghiamo:
Grazie alla vita, che mi ha dato tanto; e grazie alla fede che mi ha dato ancora di più, mettendo le ali alla speranza e alla carità.
Grazie perché con Te, Infante di Betlemme, il dono germoglia in gratitudine, e la parola eucaristica “grazie”, deposta nella mangiatoia, diventa la colonna sonora di tutta una vita che da Te proviene ed a Te è restituita nella lode.