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Il filo sottile della speranza

– Giovanni Pascoli, L’aquilone – Charles Peguj, Il Portico del mistero della seconda virtù Pascoli, lettura e commento La piccola sorella Come sono grandi le due sorelle che, impettite ed eleganti, si muovono per le strade della città e della…

– Giovanni Pascoli, L’aquilone

– Charles Peguj, Il Portico del mistero della seconda virtù

  1. Pascoli, lettura e commento
  2. La piccola sorella

Come sono grandi le due sorelle che, impettite ed eleganti, si muovono per le strade della città e della storia. Sono grandi, gloriose, eleganti, ben conosciute e quasi sempre apprezzate; sono le due grandi sorelle, la Fede e la Carità. E forse nessuno si accorge che, in mezzo a loro, c’è la piccola sorella, che spinge e trascina le sorelle maggiori. È la più piccola, la meno conosciuta, ma è quella che fa muovere le altre due e che, finalmente fa muovere il mondo.

La piccola sorella ha nome Speranza, e sembra non aver avuto molta fortuna nella vita; tutti parlano di Fede e Carità, ma non sanno, o non vogliono sapere, che è Speranza a dare il là, a fare il primo passo, a camminare anche nella notte, ad incoraggiare e sostenere le due più grandi che, non poche volte, vorrebbero fermarsi.

Speranza sotto voce le incita a proseguire, a continuare, nonostante le voci contrarie, nonostante i rematori al contrario.

Speranza già vede la spiga mentre il chicco sta morendo; vede la primavera nel cuore freddo dell’inverno; sente la fragranza del pane mentre brucia nel forno; vede la vita nuova dopo la morte; e scorge la santità nella nebbia e nei piccoli gesti di tanti piccoli e poveri.

Speranza vede la speranza perché è abitata da essa e dà ali anche alla fede e alla carità.

La virtù che mi stupisce – dice Dio – è la speranza!

Vai, Speranza, piccola sorella vai ed insegnaci sempre ad andare, anche quando ci ripetono che “anche la speme, ultima dea, fugge i sepolcri” (Ugo Foscolo).

Speranza, piccola sorella, trascinaci fuori dalle lande delle nostre paure, delusioni, falsità, e spingi la nostra pigrizia fino a quel mattino di Pasqua.

Ci ripetono: chi di speranza vive, disperato muore! E noi, alunni della Croce e della Pasqua, ripetiamo: chi di speranza vive, chi si nutre di speranza, muore anche nella speranza perché la speranza, fondata sulla risurrezione di Cristo, non delude.

La Chiesa pellegrina cammina nella fede; la Chiesa purgante spera nella speranza; la Chiesa trionfante vive nella carità.

Lo sappiamo che si spegneranno le fiaccole della fede e della speranza, ma brillerà per sempre, in eterno, quella della carità.

“L’amore non è senza speranza, né la speranza senza amore, né entrambe senza fede” (S. Agostino).

Corbara, 30 ottobre 2024
+ Giuseppe Giudice, Vescovo

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