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Ripartire nella luce negli Orientamenti Pastorali 2024-25

Dio disse: “Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare…

Dio disse: “Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra”. E così avvenne. E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. (Gen 1,14-16)

Settembre, andiamo. È tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d’acqua natìa
rimanga ne’ cuori esuli a conforto,

che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d’avellano.


E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,

su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!

Ora lungh’esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l’aria. Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria. Isciacquìo, calpestìo, dolci romori.
Ah perché non son io co’ miei pastori?
(G. D’Annunzio, I Pastori, 1903)

Ogni anno, appena spunta settembre, mi sovvengono queste parole di una lirica di D’Annunzio, reminiscenza scolastica: Settembre, andiamo. È tempo di migrare.

Aiuta questa parola, certo non perché esperti di transumanza, ma per il fatto che con il mese di settembre tutte le attività pastorali devono riprendere; come ci esorta anche il profeta Aggeo: coraggio, popolo tutto del paese – oracolo del Signore – e al lavoro, perché io sono con voi (Ag 2,4).

Assodato ormai che l’Anno Pastorale coincide con l’inizio dell’Anno Liturgico, questo tempo aiuta, sull’esempio dei bravi contadini, a rimotivare gli operai, a preparare gli attrezzi per il lavoro, a dissodare il terreno per una nuova e più ricca seminagione.

Non bisogna confondere questo tempo con l’inizio dell’anno scolastico, ma può essere tempo propizio per ripulire e predisporre gli ambienti per renderli accoglienti, ridare entusiasmo alle persone, cercare le pecore smarrite, disperse o lontane, mettere a punto una programmazione utile ed intelligente con il Consiglio Pastorale e il Consiglio per gli Affari Economici, in una semplice riscoperta della dimensione sinodale.

È tempo anche di approfondire, nella preghiera e nello studio, il senso del nostro cammino pastorale – han bevuto profondamente ai fonti alpestri –; e senza pensare che tutto comincia con noi oggi, procedere con fiducia su le vestigia degli antichi padri, riconoscendoci sempre nani sulle spalle dei giganti (Bernardo di Chartres).

È tempo propizio, dopo la meritata pausa estiva, per rimotivare e rinverdire la voglia e l’entusiasmo di camminare insieme, essere Chiesa, non con la pretesa di cambiare gli altri, ma almeno un po’ se stessi: ah! perché non son io co’ miei pastori?

E non dimenticare mai la Maestra, la Vergine di Nazareth, unica ma con tanti titoli, tanto venerata nei mesi di settembre e ottobre, quale compagna fedele e attenta che ci aiuta a conservare il vino buono, evitando che la festa finisca prima ancora di cominciare.

Attraverso il portale dei Santi, entriamo nel mese di Novembre.

Gèmmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore…

Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,

e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.

Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l’estate,
fredda, dei morti.

(G. Pascoli, Novembre, 1891)

Facciamo memoria grata dei nostri defunti per imparare, sulla bella lezione di San Giovanni XXIII, che tutti i giorni sono buoni per nascere e per morire.

Chiuso tra cose mortali/(anche il cielo stellato finerà)/perché bramo Dio? (G. Ungaretti, Dannazione, 1916).

Scopriamo che anche nelle giornate brevi e di nebbia il sole c’è sempre; e impariamo a consegnare, a conclusione dell’Anno Liturgico, le opere e i giorni nelle mani di Cristo Re dell’Universo, attraverso di Lui sale a Dio il nostro “Amen” per la sua gloria (cfr 2Cor 1,20).

Dagli Orientamenti pastorali “Lo trovi acceso la stella del mattino – Pellegrini di Speranza verso la Porta Santa”

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